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La crisi del colosso cinese Evergrande spaventa i mercati mondiali: si teme una nuova Lehman Brothers

Debiti da capogiro finanziati con prodotti venduti ai piccoli investitori, che adesso protestano per riavere i loro risparmi. Il gruppo immobiliare rischia il default

Ansa

Il colosso immobiliare cinese Evergrande potrebbe diventare la Lehman Brothers di Pechino. L'ipotesi spaventa i mercati, che temono un  effetto domino nella finanza, dovuto alle prospettive del gruppo più indebitato della Cina. E le conseguenze già si vedono sulle piazze finanziarie di tutto il mondo. E' il giornale economico di Pechino Caixin a fare il paragone tra il gruppo immobiliare e la banca che, con il suo fallimento, diede inizio alla grande crisi del 2008.

Prodotti finanziari ai piccoli investitori per finanziare i debiti Evergrande - Da due mesi centinaia di piccoli investitori protestano ogni giorno perché temono di perdere i loro risparmi, dopo i segnali inquietanti che arrivano dal gruppo. Il Financial Times rivela che Evergrande ha ammesso di aver utilizzato miliardi di euro raccolti attraverso prodotti finanziari venduti agli investitori retail per finanziare i suoi debiti e per ripagare gli investimenti più importanti. I timori dei piccoli risparmiatori sono quindi fondati. Il colosso cinese ha sempre fatto largo uso di questi prodotti, incitando gli acquirenti di case a sottoscriverli. I manager del gruppo sollecitavano i loro subordinati a investire e a volte i fornitori ricevevano questi titoli in sostituzione dei pagamenti cash.

 

Rischio default - Il Financial Times spiega che questi prodotti, troppo sofisticati per gli investitori retail, sono stati acquistati da 80mila persone e ammontano a  circa 40 miliardi di yuan (5,3 miliardi di euro). Con il gruppo sull'orlo del default, con una "tremenda pressione" sul fonte liquidità, come ha detto la stessa compagnia alla Borsa di Hong Kong, tutti questi investitori tremano. 

 

Tentativi di rassicurazioni - A poco servono le rassicurazioni del numero uno del gruppo, Hui Ka Yan, che ha promesso ai dipendenti che l'azienda "supererà il suo momento più buio". Per dare un segnale concreto, la scorsa settimana il gruppo ha rivelato che la moglie del fondatore, Ding Yumei, ha investito proprio in questi prodotti qualche milione di euro. Ma non sembra che questa notizia abbia avuto l'effetto sperato. 

 

Indebitamento da capogiro - D'altra parte la compagnia rischia oggi concretamente il default, segnalato anche dai declassamenti del credito da parte delle agenzie di rating. Evergrande ha oggi un indebitamento che si aggira intorno ai 2mila miliardi di yuan, cioè 262,6 miliardi di euro. 

 

Vendite a picco e crisi di liquidità - In un comunicato alla Borsa di Hong Kong, Evergrande ha ammesso le sue difficoltà nelle vendite di immobili, scese dai 71,6 miliardi di yuan (9,4 miliardi di euro) a giugno ai 38,1 miliardi di yuan (5 miliardi di euro) ad agosto. La compagnia ha inoltre dichiarato di attendersi anche per settembre, mese che tradizionalmente porta a un picco di vendite, un "significativo proseguimento nella flessione dei contratti di vendita, con un conseguente continuo deterioramento della raccolta di liquidità del gruppo che porrà sotto grave pressione il cash-flow e la liquidità". 

 

Il gurppo dà lavoro a 200mila persone - Secondo Caixin, una bancarotta di Evergrande sarebbe "uno tsunami finanziario" che, dicono gli analisti interpellati dal giornale, creerebbe la "Lehman Brothers cinese". Il gruppo dà lavoro a 200mila persone, ha 800 grandi progetti in costruzione, metà dei quali al momento sono fermi per la mancanza di liquidità. Migliaia di compagnie tra fornitori e clienti dipendono da Evergrande, quindi a rischio ci sono  quasi 4 milioni di posti di lavoro. In una sua analisi, Standard&Poor's afferma di ritenere improbabile che il governo cinese intervenga per salvare questo gigante. Ma Caixin vede Evergrande come un gruppo "too-big-to-fail". 

 

S&P: il governo interverrà solo se effetto contagio - Era il 2017 quando il presidente Xi Jinping diede una strigliata al business immobiliare praticamente fuori controllo, dichiarando che "le case servono per viverci, non per fare speculazione". S&P prevede che il governo potrebbe intervenire nel caso in cui la crisi Evergrande avrà effetti di più ampia portata, con un contagio che ponga rischi sistemici. In realtà questo scenario sembra più che un'ipotesi e il settore, che per Fitch rappresenta il 14% del Pil cinese, sta già vivendo una forte crisi. Secondo Nikkei Asia la metà dei default dei bond in Cina è rappresentato da compagnie del settore immobiliare e gli incagli tra i prestiti nell'immobiliare per le cinque più grandi banche cinesi sono cresciuti del 30% fino a 97 miliardi di yuan (12,8 miliardi di euro). Le stesse banche sono quindi restie a prestare denaro al settore. Solo Evergrande deve denaro a più di 128 banche e 121 istituzioni non bancarie. 

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