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I microbi come alleati per estrarre lʼoro da smartphone e tablet

Con lʼaumento dei rifiuti elettronici, alcune aziende stanno sviluppando soluzioni alternative per estrarre i preziosi materiali presenti nei cellulari, nei tablet o nei computer portatili, utilizzando anche i microbi come alleati

Arrivano dalla natura i nuovi alleati nella sfida per il riciclaggio dei rifiuti elettronici, attività sempre più necessaria visto il preoccupante aumento dei rifiuti elettronici. Dalla Nova Zelanda, infatti, la Mint Innovation ha elaborato un nuovo sistema che prevede l'utilizzo di microbi col fine di recuperare i preziosi materiali presenti negli apparati tecnologici come telefoni cellulari, tablet, computer portatili o smartwatch.


IL PROCESSO DI ESTRAZIONE
Il processo utilizzato dalla società neozelandese prevede diverse fasi e la prima consiste nel “prelevare materiale di scarto” per poi essere “macinato in una consistenza simile alla sabbia”, spiega alla CNBC Ollie Crush, direttore scientifico dell'azienda. “La ragione per cui lo facciamo è che dobbiamo assicurarci di esporre tutto il metallo contenuto all'interno ad un successivo processo di lisciviazione chimica", ha aggiunto.


L'ORO NEGLI APPARATI ELETTRONICI
Tra i materiali che si possono estrarre dagli apparati elettronici per essere poi riutilizzati c'è l'oro, elemento che la Mint Innovation sottopone a “bio raffinazione” con alcune sostanze chimiche che vengono dissolte. A quel punto, i microbi vengono aggiunti alla miscela derivata e diventano portatori sulle loro ‘spalle' degli atomi di oro, realizzando il processo chiamato ‘bio assorbimento selettivo'. Successivamente, i microbi rivestiti d'oro vengono filtrati, producendo una pasta che viene incenerita e poi raffinata in oro solido "riciclato".


LA SOSTENIBILITÀ
Dal punto di vista della sostenibilità, estrarre l'oro dai prodotti già in circolazione è più importante di quanto si possa pensare. “Quasi il 50% del valore dei rifiuti elettronici risiede nell'oro utilizzato nei circuiti”, spiega Cameron Weber, docente presso la Scuola di Scienze Chimiche dell'Università di Auckland. “In realtà, c'è più oro nei rifiuti elettronici come concentrazione che nel minerale estratto, dimostrando così l'importanza dell'estrazione mineraria urbana e la capacità di raccogliere i rifiuti elettronici, riciclando e riutilizzando alcuni degli elementi che vi si trovano", ha aggiunto.


LE IMPLICAZIONI POSSIBILI
Guardando al futuro, Crush ha spiegato che il processo sviluppato dall'azienda potrebbe potenzialmente avere una serie di applicazioni interessanti. “I piani futuri della Mint Innovation puntano a dimostrare che la nostra tecnologia funziona con una serie di materie prime diverse", ha detto. “Abbiamo già dimostrato che funziona con i rottami elettronici e ora stiamo iniziando a studiare i modi per recuperare il palladio e altri metalli dai rottami delle marmitte catalitiche automobilistiche", in quanto esiste un'ampia gamma di potenziali “materie prime”. “Quindi, continueremo a cercare di capire dove il nostro processo microbico ha più senso”, conclude Crush.


SEMPRE PIÙ RIFIUTI ELETTRONICI
Un recente rapporto ha rilevato che nel 2019 sono stati prodotti 53,6 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici, di cui solo il 17,4% è stato “ufficialmente documentato come correttamente raccolto e riciclato”. La Global E-waste Statistics Partnership ha pubblicato nel mese di luglio il rapporto "Global E-waste Monitor 2020" e ha descritto i rifiuti elettronici come contenenti sostanze nocive tra cui mercurio, idroclorofluorocarburi, clorofluorocarburi e ritardanti di fiamma bromurati. Inoltre, ha dipinto un fosco quadro circa i pericoli derivanti dai rifiuti elettronici: "I livelli crescenti di rifiuti elettronici, i bassi tassi di raccolta, lo smaltimento e il trattamento non rispettoso dell'ambiente di questo flusso di rifiuti comportano rischi significativi per l'ambiente e per la salute umana".


Contenuto a cura di Financialounge.com