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Gli effetti della crisi economica sui giovani italiani

Dal 2007 ad oggi, tra gli under 35 sono aumentati i disoccupati, i neet e quelli che vivono a casa dei propri genitori

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La crisi economica ha danneggiato chiunque – migliaia di imprese hanno chiuso i battenti decine di migliaia sono stati i posti di lavoro persi –; ma i più giovani hanno pagato forse uno dei prezzi più alti.

Secondo i dati dell'Eurostat, l'Ufficio statistico dell'Unione europea, nel 2014, in Italia circa il 65,8% dei "giovani adulti" – ovvero le persone di età compresa tra i 18 e i 34 anni – vive a casa con i genitori: il 5,1% in più rispetto al 2007 e circa 20 punti percentuali in più rispetto alla media europea, pari al 48,4% (tra i 28 membri dell'Ue, solo in Croazia si registra una percentuale più alta di quella italiana).

Tanti sono i giovani italiani che faticano a lasciare la casa dei propri genitori, pur avendo un impiego. Nel nostro Paese, sempre secondo l'Eurostat, il 44,2% dei giovani d'età compresa tra i 25 e i 34 anni, che vivono ancora con i genitori, lavora a tempo pieno. Una percentuale inferiore alla media europea (nell'Ue a 28 è pari al 54,8%) e in calo di circa 10 punti rispetto al 2008, quando era al 53,9%.

Tuttavia avere un impiego non permette ai giovani di diventare completamente autonomi dalla propria famiglia, se non con qualche difficoltà. Del resto, lo stipendio medio percepito in Italia dai dipendenti sotto i 35 anni è tra i più bassi in Europa ed è pari, stando ad un'analisi dell'Osservatorio JobPricing per Il Sole 24 Ore, a 1.312 euro netti su 13 mensilità.

Non tutti hanno un lavoro, però. Dichiarandosi studente, il 18,3% dei giovani tra i 25 e i 34 anni ha ammesso di non aver concluso il proprio ciclo di studi; mentre il 20,6% ha detto di essere disoccupato e dunque alla ricerca di un impiego.

Una ricerca spesso portata a termine senza rivolgersi a canali formali. Come i Centri per l'impiego, ad esempio. Secondo un'indagine del 2011 dell'Isfol, l'Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori, circa il 38,1% dei giovani era riuscito a trovare un lavoro grazie a segnalazioni da parte di amici e conoscenti o attraverso legami parentali.

Ma le famiglie non aiutano i propri giovani a cercare un impiego, a volte ne influenzano anche la carriera lavorativa. Secondo i dati forniti da LinkedIn, un servizio web impiegato principalmente per lo sviluppo di contatti professionali, in Italia il 48% delle famiglie consente ai figli di sviluppare liberamente le proprie vocazioni professionali contro una media globale del 60%.