sempre a rischio chiusura

Ex Ilva, le imprese dell’indotto minacciano di bloccare le merci

Fonti del gruppo siderurgico franco-indiano avevano confermato che lunedì mattina il governatore Emiliano e gli appaltatori dell’indotto andranno nello stabilimento di Taranto per cooperare con l’azienda all’aggiornamento della contabilità

24 Nov 2019 - 22:16

Le imprese dell'indotto minacciano di bloccare l'arrivo delle forniture all' ex Ilva: nonostante le rassicurazioni di Arcelor Mittal, molte fatture non sono ancora state pagate. Clima teso a Taranto, dove si è svolta una riunione cui hanno preso parte anche i sindaci del territorio. Lunedì sopralluogo con il governatore pugliese, Michele Emiliano: servirà ad aggiornare la contabilità dello stabilimento e chiudere il contenzioso. Intanto l'esecutivo studia le prossime mosse.

Il primo passo è la tregua giudiziaria. Perché i commissari dell'ex Ilva hanno già ricevuto il mandato per chiedere al tribunale civile di Milano il rinvio dell'udienza inizialmente fissata per mercoledì 27 novembre. Si punta a uno slittamento di un mese, fino a fine anno, per dare tempo al governo e ad Arcelor Mittal per trovare l'intesa.


Ma al di là del fronte giudiziario, la partita per il salvataggio dell'acciaieria più grande d'Europa passa da un accordo sull'occupazione (il governo è disposto a sostenere un piano per mettere in cassa integrazione fino a 2.500-3 mila lavoratori) e dalla prospettiva di un impegno diretto dello Stato. Non attraverso cassa depositi e prestiti, impedita da motivi statutari e dall'opposizione delle fondazioni bancarie (socie di minoranza), piuttosto con l'intervento di Invitalia, l'agenzia per l'attrazione degli investimenti controllata al 100% dal ministero dell'economia.

Cdp si dedicherebbe invece, anche attraverso le controllate (come Fincantieri e Snam), alla costruzione del "cantiere Taranto", cioè a una cornice di sistema che ponga le basi per il lancio di attività produttive a sostegno dell'Ilva, anche in chiave di decarbonizzazione dell'impianto, che potrebbe diventare realtà nel giro di un paio d'anni. Ma per far partire il piano servono alcuni passaggi: il varo di una commissione di esperti per affiancare il governo nel negoziato, e la nomina dei vertici di Invitalia, visto che quelli attuali sono scaduti lo scorso aprile.

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