Le parole del titolare del ministero delle Imprese e del Made in Italy al tavolo con i sindacati. Le parti sociali: "Situazione molto critica, serve il sostegno dello Stato"
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La rimodulazione delle attività da qui a fine dicembre richiederà l'incremento del ricorso alla Cigs da 4.550 a circa 5.700 unità, con integrazione del reddito". Lo ha detto ai sindacati il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, durante il tavolo a Palazzo Chigi, spiegando come dal 1° gennaio a causa del fermo degli impianti per i lavori necessari alla de-carbonizzazione ci saranno invece 6.000 persone in cassa integrazione.
Attualmente, secondo quanto riferiscono i sindacati, l'organico effettivo dello stabilimento Taranto è di 7.938 unità. Di cui 5.371 operai,1.704 quadri, 863 equiparati.
"Oggi abbiamo un solo altoforno. La situazione è molto critica per noi, non vediamo un piano industriale, ci attendiamo ci venga spiegato. C'è una situazione drammatica, non c'è un piano di ripartenza". Così il segretario generale Fim-Cisl, Ferdinando Uliano, aveva affermato prima del vertice. "Oggi - aveva proseguito il sindacalista - ribadiremo al governo che per dare concretezza a un piano industriale che parli di rilancio e de-carbonizzazione ci vuole un ruolo importante da parte dello Stato e poi costruire le alleanze con i privati. Ci preoccupa che la situazione sta drammaticamente peggiorando, per fine anno le risorse finanziarie per alimentare l'impianto verranno meno: quindi aspettiamo il governo, aspettiamo cosa ci dice e poi faremo le nostre valutazioni".
Durante il tavolo tra i sindacati e il governo, a Palazzo Chigi, è emerso che un nuovo operatore sarebbe interessato alla vendita del polo siderurgico di Taranto e che sarebbe in corso una trattativa privata. I soggetti interessati all'ex Ilva sarebbero dunque quattro.