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Dazi e recessione globale, ecco cosa preoccupa tre direttori finanziari italiani su cinque

In sei mesi peggiora il quadro generale come mostra l'edizione autunnale della Deloitte CFO Survey

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Modifiche normative, instabilità politica interna, recessione economica globale e contrazione della domanda interna: sono queste le principali preoccupazioni dei direttori finanziari delle aziende italiane.

A rilevarlo è la nuova edizione dello "European Economic Policy Forum", iniziativa nata da un progetto dell'Italian Public Policy Program di Deloitte in partnership con Confindustria e il Gruppo di Iniziativa Italiana di Bruxelles che si si arricchisce quest'anno con la collaborazione di Deloitte Germany e BDI, la Confindustria tedesca.

Presentati presso il Parlamento Europeo, i risultati dell'ultima edizione autunnale 2018 del report mostrano un peggioramento del clima generale di fiducia anche solo rispetto a sei mesi fa. Il forte entusiasmo dei CFO dell'area EMEA (Europa, Medio Oriente, Africa) registrato nel 2017 ha infatti, subito una battuta d'arresto all'inizio dell'attuale anno, a seguito principalmente dell'introduzione di politiche protezioniste e dell'instabilità politica in gran parte d'Europa.

Il crollo dell'ottimismo - Nella seconda metà del 2018 l'ottimismo è sceso al minimo storico: -4% (-29 punti percentuali rispetto alla prima metà dell'anno). Anche l'incertezza relativa al futuro delle nostre aziende subisce un picco del 63%, il livello più alto dall'inizio delle rilevazioni nel 2015.Tanti e diversificati i fattori di paura per i dirigenti: l'introduzione di nuovi oneri regolamentari, che interessa il 44% dei direttori finanziari; il timore per una situazione di instabilità politica (vissuto dal 42% del campione), conseguente a molteplici fattori tra cui il crescente protezionismo e il risultato delle elezioni politiche tenutesi a inizio 2018, le preoccupazioni legate a una possibile contrazione della domanda (comuni al 25% degli intervistati); la paura di una recessione economica globale e la contrazione della domanda interna, che riguardano il 25% degli intervistati.

Se la visione negli occhi dei CFO è piuttosco sura, le intenzioni di investimento non sono del tutto azzerate: il 29% dei dirigenti italiani continua a prevedere di aumentare gli investimenti nei prossimi 12 mesi. In particolare, l'intenzione di investire nella digitalizzazione delle proprie aziende è alta: si tratta infatti della seconda strategia più adottata dai CFO italiani per il prossimo anno, seconda solo alla riduzione dei costi.

“Mentre la zona euro gode di una sana crescita economica, bassa inflazione, calo della disoccupazione e bassi costi di indebitamento, alcuni analisti ritengono che il maggior rischio per l'Eurozona sia il nuovo governo italiano e la sua nuova politica economica. Molti investitori temono che, se l'Italia intende procedere con il nuovo programma economico, questo potrebbe provocare un conflitto con l'Unione Europea e ciò aumenterebbe l'incertezza, già alta, diffusa nel nostro Paese. Nel frattempo, la comunità imprenditoriale italiana è chiaramente preoccupata, come dimostra il forte calo della fiducia delle imprese. Nonostante questo, non calano gli investimenti dei CFO per adeguare le aziende alle nuove sfide del futuro. Industria 4.0 e digitalizzazione richiedono una serie di azioni di ammodernamento che non sono più ritardabili per non essere tagliati fuori dallo scenario competitivo dei prossimi anni”, commenta Riccardo Raffo, Partner di Deloitte responsabile della survey.

“Nel complesso, la crescita attuale nella zona euro è principalmente guidata da una buona prestazione del mercato del lavoro, che a sua volta si traduce in una crescita dei consumi. Nonostante questi dati positivi, non è difficile intravedere alcuni rischi che rappresentano potenziali minacce alla ripresa economica europea. Conflitti commerciali globali, scissioni politiche all'interno dell'Unione Europea e l'incertezza che aleggia sui negoziati per la Brexit hanno il potenziale per aumentare l'incertezza della regione e per far deragliare la ripresa a medio termine. Tuttavia, finché le tendenze del mercato del lavoro e del consumo restano positive, la ripresa dell'eurozona sembra abbastanza resistente”: questo il commento di Rik Vanpeteghem, Regional Managing Director EMEA, Deloitte

“Si può dire che quest'anno la ripresa economica rimane intatta, anche se non significativa come ci si aspettava. Le dinamiche di crescita dell'economia dell'eurozona sono più deboli rispetto allo scorso anno quando l'euro zona è cresciuta ad un ritmo record del 2,5 per cento. Questo risultato è principalmente imputabile ad una flessione della produzione industriale e delle esportazioni. Entrambe infatti hanno vissuto uno sviluppo molto forte nel 2017, ma sono state significativamente più deboli quest'anno, soprattutto per via di un calo nelle esportazioni. Bisogna prestare dunque molta attenzione ai rischi posti dalla politica estera e dai conflitti commerciali in atto, i cui effetti impattano negativamente soprattutto sul settore manifatturiero, il più esposto alle esportazioni, e in ultima analisi, sulla crescita.” conclude Gianmario Crescentino, Global Audit & Assurance Risk & Regulatory Leader di Deloitte.