Contro ludopatia intervenga parlamento

Consulta: vietato impedire macchinette per gioco online nei locali

La sentenza apre un nuovo fronte normativo:  il Parlamento dovrà ora intervenire per riformulare la disciplina

10 Lug 2025 - 12:55
Scommesse online illegali, tredici arresti © Da video

Scommesse online illegali, tredici arresti © Da video

La Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale il divieto imposto ai bar, alle tabaccherie e ad altri esercizi pubblici di mettere a disposizione dei clienti postazioni per giocare d’azzardo online. Il riferimento è a una norma contenuta nel cosiddetto "decreto Balduzzi" del 2012, che vietava l’uso nei locali di apparecchi connessi a piattaforme di gioco, sia legali che illegali, anche se non gestite da concessionari autorizzati dallo Stato. Secondo i giudici della Consulta, la norma non è conforme ai principi costituzionali. La Corte ha sottolineato che spetta al Parlamento intervenire con strumenti idonei per prevenire e combattere la ludopatia, adottando misure che siano coerenti, proporzionate e rispettose dell’ordinamento vigente.

Il divieto colpiva indistintamente qualsiasi utilizzo delle apparecchiature, senza distinguere tra impieghi saltuari e utilizzi sistematici, né tra contesti regolari e illegali. Secondo la Corte, questa formulazione risulta eccessivamente ampia e generalizzante, mancando così i requisiti di ragionevolezza e proporzionalità che ogni norma restrittiva dovrebbe rispettare. 

Nel motivare la decisione, la Consulta ha riconosciuto la legittimità dell'obiettivo perseguito dal legislatore - la prevenzione della dipendenza dal gioco d'azzardo - ma ha sottolineato l'esigenza di bilanciare tale fine con i principi costituzionali di proporzione e ragionevolezza.  La pronuncia  ha avuto riflessi anche sulla sanzione prevista per la violazione del divieto, stabilita dall'articolo 1, comma 923, della legge 208 del 2015 in una multa fissa di 20.000 euro, anch'essa dichiarata incostituzionale.

La sentenza apre quindi un nuovo fronte normativo e il Parlamento dovrà ora intervenire per riformulare una disciplina, che sia in grado di tutelare la salute pubblica senza colpire indiscriminatamente comportamenti diversi per natura e gravità.

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