Unimpresa: "La sentenza introduce un importante principio di tutela individuale, ma rischia di avere conseguenze sulla tenuta delle aziende"
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Per i licenziamenti illegittimi nelle piccole imprese è incostituzionale il tetto di sei mensilità imposto all'indennità risarcitoria. Lo ha deciso la Corte costituzionale, con riferimento all'articolo 9, dove si stabilisce che, nel caso di licenziamenti illegittimi (uno dei quesiti sul lavoro del referendum dell'8 e 9 giugno) intimati da un datore di lavoro che non raggiunga i requisiti dimensionali (e cioè non occupi più di quindici lavoratori presso un'unità produttiva o nell'ambito di un Comune e comunque non occupi più di sessanta dipendenti), l'ammontare delle indennità risarcitorie "non può in ogni caso superare il limite di sei mensilità" dell'ultima retribuzione di riferimento per il calcolo del trattamento di fine rapporto per ogni anno di servizio.
Secondo la Corte, infatti, l'imposizione di un simile limite massimo, fisso e insuperabile, a prescindere dalla gravità del vizio del licenziamento, aggiungendosi alla previsione del dimezzamento degli importi fa sì che l'ammontare dell'indennità sia circoscritto entro una forbice così esigua da non consentire al giudice di rispettare i criteri di personalizzazione, adeguatezza e congruità del risarcimento del danno sofferto dal lavoratore illegittimamente licenziato, né da assicurare la funzione deterrente della stessa indennità nei confronti del datore di lavoro.
La Corte esprime, inoltre, l'auspicio di un intervento legislativo sul tema dei licenziamenti di dipendenti di imprese sotto soglia, in considerazione del fatto che, nella legislazione europea e in quella nazionale, sia pur inerente ad altri settori (come ad esempio la crisi dell'impresa), il criterio del numero dei dipendenti non costituisce l'esclusivo indice rivelatore della forza economica dell'impresa e quindi della sostenibilità dei costi connessi ai licenziamenti illegittimi.
La sentenza della Corte costituzionale "introduce un importante principio di tutela individuale, ma corre il rischio di produrre gravi conseguenze sull'equilibrio e sulla tenuta economica e occupazionale del sistema produttivo italiano". È quanto sottolinea Unimpresa in una nota. "Un'azienda con quattro dipendenti e un fatturato di 250mila euro annui, se condannata a pagare una indennità non più contenuta nel limite di sei mensilità, potrebbe trovarsi a versare 12-18 mensilità di retribuzione (in media 30mila-40mila euro) a fronte di un solo rapporto di lavoro, con la concreta possibilità di dover ricorrere a indebitamento, dismissioni o cessazione dell'attività", afferma l'associazione.
In Italia operano oltre 4,1 milioni di microimprese (ossia aziende con meno di 10 dipendenti), pari al 94,8% del totale delle imprese attive. Queste aziende impiegano circa 7,7 milioni di lavoratori, vale a dire il 45% degli occupati del settore privato. La stragrande maggioranza - sostiene Unimpresa - "opera con margini operativi ridottissimi, spesso inferiori al 5% del fatturato annuo, e con una liquidità che consente, mediamente, non più di tre mesi di sopravvivenza in caso di blocco o crisi di cassa".