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Con l'aumento dei tassi deciso dalla Bce mutui e finanziamenti costano di più: rialza la testa lo spread Btp-Bund

Sui mercati prevista grande volatilità per i titoli di Stato, mentre si attende la riscossa dei titoli bancari, energetici e utility. Vola il differenziale

Il doppio aumento dei tassi di interesse annunciato dalla Banca centrale europea, 25 punti base a luglio e, probabilmente, 50 a settembre, oltre allo stop dell'operazione acquisto bond da parte dell'Eurotower, innesca una serie di conseguenze pesanti su famiglie e imprese: mutui e finanziamenti saranno più cari, i rendimenti per i titoli di Stato estremamente volatili, mentre probabilmente arriverà la riscossa per i titoli finanziari, energetici, utility.

A penalizzare le famiglie saranno soprattutto gli effetti sui mutui, ma ci si aspetta anche una scure sui consumi: l'inflazione taglierà il potere d'acquisto del denaro e i ceti medio-bassi dovranno ridimensionare le uscite.

 

Mutui più cari - E' finito il tempo dei mutui a prezzo quasi zero. Secondo gli esperti sentiti dalla "Stampa", nel settore è in arrivo un vero terremoto che completerà la tendenza che era già in atto da qualche mese. I mutui costeranno di più e il tasso fisso diventerà l'opzione quasi obbligata.

 

Già dal mese scorso i variabili hanno cominciato a salire, anticipando le mosse dell'Eurotower e sono ora in media all'1,08% contro lo 0,87% di un anno fa. In effetti, puntualizza Nicoletta Papucci di Mutuionline, "la svolta è avvenuta nel 2015, visto che prima del 2014 il tasso fisso interessava il 25% dell'erogato. Chi aveva scelto il variabile prima ha in buona parte già surrogato al fisso. Quel 5-10% che ha scelto il variabile potrebbe cogliere l'occasione per passare ora al fisso. A maggio il tasso medio era al 2,24%".  

 

Le simulazioni fatte indicano un variabile sopra questa cifra tra due anni: una situazione che renderebbe quindi conveniente convertire il mutuo al fisso oppure scegliere il variabile con un tetto massimo: una soluzione che negli ultimi due mesi è stata scelta dal 4% di chi ha acceso un mutuo casa. 

 

 

Debiti più costosi per le aziende - Un discorso simile va fatto per le imprese: ottenere finanziamenti sarà più caro anche per loro. Costeranno di più, avverte l'economista di Intesa Sanpaolo Luca Mezzomo, "gli oneri per finanziare, ad esempio, il capitale circolante. Il livello di tassi attuale resta comunque ancora molto basso. Questo significa che ci vuole tempo perché la situazione diventi pesante, anche perché nel contempo i fatturati stanno crescendo, sospinti da volumi e prezzi". Insomma, è probabile che, anche se la Bce aumentasse i saggi di 145 punti base entro l'anno, con una corsa dei prezzi del 5% "i tassi reali resterebbero negativi". "Quelle della Bce sono mosse tutto sommato attese", chiarisce il direttore dell'ufficio studi di Confcommercio Mariano Bella. Secondo il quale, certo, il costo del credito potrà aumentare, "ma si può limitare l'impatto con un ragionevole intervento dello Stato attraverso moratorie fiscali e bancarie". 

 

 

Btp, attesa volatilità per mesi - Per i Btp si prevedono mesi di forte volatilità, secondo Luca Cazzulani, responsabile strategy research di Unicredit, con lo stop agli acquisti da parte della Bce. Chi ha titoli di Stato in portafoglio quindi si trova in una situazione difficile, "anche perché la Bce non ha spiegato quali strumenti utilizzerà per evitare la frammentazione e limitare lo spread". Meglio, suggerisce Carlo Gentili, amministratore delegato di Nextam Partners, "stare su titoli a breve termine, lontani da decennali e trentennali". 

 

Lo spread torna a correre - Oltre al nodo tassi c'è anche l'incognita spread Btp-Bund, che dopo mesi di stabilità ha rialzato la testa. Con il rendimento decennali al 3,58% il differenziale è cresciuto di 22 punti base arrivando a quota 216: il tasso dei bond è ai massimi da novembre 2018. 

 

Investimenti, bene banche ed energia - Infine, il capitolo investimenti. Qui si prospetta la riscossa dei titoli finanziari, energetici, salute e utility secondo Maria Paola Toschi, global market strategist di Jp Morgan Am, "in un momento in cui i mercati azionari stanno soffrendo dei rischi legati a un rallentamento della crescita". In alcuni casi, spiega, questi titoli sono favoriti "dall'aumento dei prezzi dell'energia e delle materie prime, e da ritorni sotto forma di dividendi". Non promettono bene invece i tecnologici, dice Gentili di Nextam Partners, "soprattutto per le valutazioni molto elevate". E avverte: "Si torna a una fase in cui i tassi negativi non saranno più la normalità, uscendo da un'era in cui i mercati obbligazionari sono stati distorti dalle banche centrali". 

 

 

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