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Bitcoin ai minimi storici: tutta colpa della Cina

La moneta virtuale ha toccato il fondo: il 15 settembre è arrivata a costare meno di 3 mila dollari, registrando così un crollo del 40% rispetto a inizio settembre.

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Dopo la stretta della Banca Popolare Cinese sugli scambi di monete virtuali, il valore del bitcoin è arrivato a toccare i minimi storici: in pochi giorni è passato da 5mila a meno di 3mila dollari registrando così una perdita del 40%.

Benchè nella serata del 15 settembre abbia leggermente recuperato arrivando a  3.641 dollari, il bitcoin ha comunque chiuso la settimana con una perdita del 14,7%

Il crollo A detta di Brian Kelly, il fondatore di BKCM, una delle principali società di investimento americane, il crollo è avvenuto a causa di una stretta di Pechino sui principali exchange del Paese come Huobi e OKcoin. Tanto che un altro operatore cinese di bitcoin, ViaBTC Cina, ha detto che interromperà gli scambi entro fine mese. 

Secondo il sito di finanza Ycai Global la Cina è intenzionata a chiudere l'intero mercato virtuale entro settembre. Essendo Pechino la principale piazza di criptovalute questa decisone ha portato di conseguenza a un crollo generale del valore del bitcoin.

Il rialzo Nelle ultime ore del 15 settembre la moneta ha però recuperato terreno. Secondo Yurii Dromashko, uno dei maggiori procacciatori di moneta elettronica in Russia, tale rialzo è dovuto a una corsa dei russi all'acquisto di bitcoin. "Mentre i cinesi stanno 'scaricando' la moneta - ha detto Dromashko a Novaya Gazeta - al contrario i russi si affrettano per acquistarla. La richiesta è stata registrata a Mosca, a Irkutsk, ma a mio avviso la stanno acquistando in maniera massiccia anche in altre città della Federazione russa". Parole che lasciano intendere che, alla chiusura del mercati virtuali cinesi, Mosca si sostituirà a Pechino nel monopolio del bitcoin.

Il bitcoin Si tratta di una moneta elettronica creata nel 2009 da un inventore anonimo, noto con lo pseudonimo Satoshi Hakamoto. In sostanza sono soldi che non esistono realmente ma soltanto nei portafogli virtuali dei computer. Per ottenerli bisogna iscriversi su piattaforme specifiche, per spenderli occorre converire la moneta in euro o dollari.

Il successo della moneta è legato al fatto che è possibile effettuare transazioni in anominato in quanto i bitcoin non sono sottoposti al controllo delle Banche centrali. Non a caso nei recenti attacchi cibernetici mondiali, come Wannacry, gli hacker hanno scelto proprio il bitcoin come moneta per farsi pagare il "riscatto".

La diffusione della moneta virtuale ha creato dunque un mercato senza regole e fuori da ogni controllo. Per questa ragione Jamie Dimon, chef executive officer della società finanziaria Jp Morgan, ha definito il bitcoin una truffa e l'ha paragonato a una "bolla" che a quanto pare ora è scoppiata.