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Giornata Mondiale dell'acqua, Wwf: "Siamo all'ultima goccia"

L'ultimo report dell’associazione ambientalista sulla crisi climatica e le soluzioni per salvare la risorsa "acqua" nel nostro Paese

In occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua, il WWF fotografa la situazione della crisi idrica negli ultimi anni.

Nel suo report “L’Ultima goccia. Crisi e soluzioni del prosciugamento climatico” indica anche le priorità per risolvere il legame pericoloso e inscindibile tra acqua e clima.

I numeri della crisi idrica - Circa 4 miliardi di persone, più della metà della popolazione mondiale, sperimentano già una grave carenza d'acqua per almeno un mese all'anno. Tra il 1970 e il 2019, il 7% di tutti gli eventi catastrofici nel mondo sono stati legati alla siccità, ma hanno contribuito a ben il 34% delle morti legate ai disastri. Sempre più persone (circa 700 milioni) sperimentano periodi di siccità più lunghi rispetto al 1950. I rischi di siccità aumenteranno nel corso del XXI secolo in molte regioni, incrementando i rischi per l'intera economia. La popolazione globale esposta a siccità estrema ed eccezionale aumenterà dal 3% all'8% nel 21esimo secolo. I fenomeni estremi legati alla crisi climatica provocano anche situazioni improvvise di "eccesso" d’acqua: tra il 1970 e il 2019, il 31% di tutte le perdite economiche hanno a che fare con le inondazioni.

 

Le conseguenze della siccità sull'agricoltura - A livello globale, tra il 1983 e il 2009, circa tre quarti delle aree coltivate globali (454 milioni di ettari) hanno subito perdite di produzione cumulative corrispondenti a 166 miliardi di dollari. L’aumento delle crisi idriche, dovute in parte ai cambiamenti climatici ma soprattutto alla cattiva e caotica gestione delle acque, evidenzia con sempre maggior urgenza la necessità di rivedere le modalità di gestione del patrimonio idrico. Anche in aree storicamente ricche d’acqua come la Pianura padana si assiste a problemi di scarsità d’acqua. In Europa almeno un terzo delle risorse idriche è destinato all'agricoltura. In Italia il settore agricolo assorbe il 60% dell'intera domanda di acqua del Paese, seguito dal settore industriale ed energetico con il 25% e dagli usi civili per il 15%. La scarsità di acqua nasce anche a monte: negli ultimi due decenni, il tasso globale di perdita di massa dei ghiacciai ha superato 0,5 metri di acqua equivalente per anno.

 

 

 

Crisi energetica - Nel settore termoelettrico e idroelettrico si registra una riduzione dal 4 al 5% dei tassi di utilizzo delle installazioni durante gli anni di siccità rispetto ai valori medi a lungo termine dagli anni '80. In Italia, esistono 4.509 impianti idroelettrici, il doppio rispetto agli ultimi anni. Tale aumento considerevole degli impianti è dovuto alla diffusione del cosiddetto mini-idroelettrico, favorito dagli incentivi per la loro installazione. Occorre fare di tutto per far convivere al meglio energia idroelettrica e salute ecologica dei fiumi, cessando di moltiplicare gli impianti in modo insostenibile e assicurando invece il recupero e la buona gestione degli impianti esistenti, con l’armonizzazione delle diverse esigenze dettata e controllata dalle Autorità di Bacino.

 

Le soluzioni - L’obiettivo prioritario è quello di raggiungere emissioni nette di CO2 zero entro il 2050 per rispettare l’Accordo di Parigi sul clima. Oltre a una massiccia e rapida decarbonizzazione, vanno spinti i progetti ispirati alle soluzioni basate sulla natura (Nature Based Solutions, NBS) con la protezione, il ripristino e la gestione sostenibile dei serbatoi naturali di carbonio. Questo favorirebbe, ad esempio, la naturale ricarica delle falde in aree agricole o il drenaggio sostenibile in aree urbane o una diffusa rinaturazione degli ecosistemi d’acqua dolce che consenta anche il ripristino dei servizi ecosistemici e l’adattamento ai cambiamenti climatici. In questo senso il progetto di rinaturazione del Po, nato su proposta del WWF e ANEPLA e adottato dal Ministero della Transizione Ecologica che lo ha inserito nel PNRR, rappresenta il più grande progetto di riqualificazione ambientale e adattamento ai cambiamenti climatici in Italia sul quale sono stati investiti 357 milioni del recovery fund. Un altro fattore essenziale per combattere la crisi idrica indicato dal WWF è la pianificazione a livello di bacino idrografico con il coordinamento di un soggetto unico, l’Autorità di bacino distrettuale, in grado di definire le priorità a scala di bacino. Queste Autorità sono state istituite ma poi marginalizzate con un ruolo subalterno alle Regioni che non garantiscono un’azione omogenea a livello di bacino. Infine, occorre rivedere il sistema di concessioni, riassegnando le quote di derivazione per l’agricoltura, per l’idroelettrico e per tutti gli altri usi civili, industriali e ambientali (deflusso ecologico) in base a un bilancio idrico di bacino che garantisca un utilizzo sostenibile dell’acqua; per questo è anche necessario incentivare modalità virtuoso di risparmio e di miglior efficientamento della gestione dell’acqua.

 

Risparmio d’acqua fai da te - Gli italiani consumano ancora troppa acqua: sono fra i primi in Europa per consumo medio quotidiano. Se pensiamo, infatti, che 50 litri sono il quantitativo minimo vitale giornaliero, certamente potremo ridurre gli attuali circa 230 litri medi al giorno pro capite, facendo più attenzione agli usi e agli sprechi. Le statistiche Istat ci dicono poi che la spesa mensile media delle famiglie italiane è di 14,68 euro per la fornitura di acqua nell’abitazione, e nonostante l'indiscussa qualità della nostra acqua potabile, ammonta ancora a circa 12 euro la spesa mensile per l’acquisto di acqua minerale. 

 

Siccità, il fiume Po in grande sofferenza

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