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Dalle nutrie agli ambientalisti, le 10 fake news sull'alluvione in Emilia-Romagna smontate dal Wwf

Il dibattito dopo la tragedia è stato "inquinato" da affermazioni false. Per questo l'organizzazione non governativa ha voluto fare chiarezza

La costola italiana del Wwf, l'organizzazione internazionale non governativa per la tutela dell'ambiente, ha smentito alcune fake news circolate dopo l'alluvione in Emilia-Romagna.

"Chi sostiene tesi in contrasto con la scienza e l'evidenza dei fatti", denuncia il Wwf, "si assume una responsabilità enorme rispetto alle prossime tragedie che continueranno a trovare il nostro territorio". Dalle nutrie alla manutenzione dei fiumi, passando per le grandi dighe e al ruolo degli ambientalisti, ecco una lista di false affermazioni che hanno "inquinato" il dibattito pubblico dopo la tragedia.

1) Per prevenire disastri serve dragare i fiumi e scavare in alveo - L'affermazione, spiega il Wwf, è falsa. L'alveo di gran parte dei fiumi italiani si sta abbassando sia per il minor apporto di sedimenti dato da briglie e dighe che ne interrompono la continuità, sia per il massiccio prelievo di inerti nei decenni scorsi. Dragare i fiumi, abbassandone la quota altimetrica, può creare fenomeni franosi a monte mettendo a rischio la stabilità dei ponti a valle.

 

2) Per evitare inondazioni bisogna pulire gli alvei tagliando la vegetazione - Se è corretto togliere tronchi e rami morti dagli alvei, specie in corrispondenza dei ponti, la vegetazione che cresce sulle rive è fondamentale per la stabilità dei fiumi. Garantisce infatti la capacità autodepurativa degli ecosistemi fluviali, rallenta la velocità dell'acqua durante le piene, mantiene l'ombreggiatura e attenua i periodi di siccità.

 

3) Non c'è stata manutenzione dei fiumi - Secondo il Wwf, la manutenzione c'è ma se ne fa troppa e male. Parte delle Regioni italiane, tra cui l'Emilia-Romagna, appaltano a privati la rimozione dei sedimenti o il taglio della vegetazione, con i lavori che si sostengono con il valore del materiale estratto o tagliato. Per l'organizzazione, si interviene "dove e quando conviene ai privati, con interventi grandemente sovradimensionati che distruggono la vegetazione" delle rive.

 

4) Bisogna rettificare i fiumi per evitare le inondazioni - Se viene fatto, si riduce la lunghezza complessiva dei fiumi aumentandone la pendenza e la velocità di deflusso. E così l'energia dei fiumi nei periodi di piena sarà maggiore (e lo saranno anche i danni).

Fotogallery - Mattarella arriva nelle zone alluvionate

 

5) È colpa delle nutrie e di altri animali - Il 94% dei Comuni italiani è a rischio dissesto per frane e alluvioni, e in gran parte di essi nutrie e altri animali fossori non sono presenti. Le tane scavate negli argini di minori dimensioni possono essere un pericolo, ma ci sono soluzioni che vengono già messe in pratica. Come spiega il Wwf, in Emilia-Romagna alcuni argini o muri di contenimento hanno ceduto "per problemi strutturali dovuti a difetti di costruzione o alla mancanza di monitoraggio e manutenzione".

 

6) Bisogna innalzare gli argini lungo tutto il reticolo idrografico - Gli argini artificiali "sono essenziali per proteggere insediamenti urbani e centri storici", ma la loro altezza, come affermato dal segretario dell’Autorità di bacino del Po, "è già al limite e non si possono rialzare ulteriormente". Bisogna invece "ampliare le aree di esondazione, prevedendo dove possibile di spostare gli argini, in modo da ridare spazio ai fiumi".

 

In proposito, negli ultimi anni il consumo di suolo è proseguito "con ritmi impressionanti (due metri quadrati al secondo) soprattutto nelle aree di pianura, lungo le coste e nelle principali aree metropolitane". In Emilia-Romagna, denuncia il Wwf, si registrano "tra i peggiori trend negativi".

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7) Servono grandi dighe per evitare i disastri - La Romagna ha una delle più grandi dighe d'Italia, quella di Ridracoli (in provincia di Forlì-Cesena), ma ciò non ha impedito l'alluvione. Le grandi dighe possono "contenere le piene di un singolo fiume o di un singolo bacino a monte, sempre che nel momento del bisogno non siano già piene", e "limitano il trasporto di sedimenti a mare, aumentando così l’erosione costiera". È invece fondamentale, ribadisce il Wwf, "allargare e ripristinare le aree di esondazione naturale lungo i fiumi".  

 

8) Servono più infrastrutture - Quasi il 10% del territorio italiano è già cementificato, incluse le aree a rischio inondazione. Una situazione che, spiega il Wwf, "è particolarmente grave in Emilia-Romagna". L'impermeabilizzazione del suolo impedisce l'infiltrazione dell'acqua e la ricarica delle falde acquifere, mentre aumenta lo scorrimento superficiale. Le acque piovane "giungeranno al fiume in un intervallo di tempo più ristretto, causando picchi di piena più alti e quindi maggiori rischi di esondazione".

 

9) Il cambiamento climatico non c'entra - Il cambiamento climatico causato dalle emissioni di gas serra da parte delle attività dell'uomo "sta avendo effetti particolarmente intensi sul bacino del Mediterraneo, alterando fortemente i cicli idrologici, allungando i periodi di aridità alternati da brevi periodi di piogge intense".

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10) La colpa è degli ambientalisti che hanno vietato ogni opera - Gli ambientalisti, ricorda il Wwf, "non hanno governato alcuna Regione italiana, né hanno avuto voce in capitolo nelle scelte dei governi nazionali e regionali". I governatori regionali "sono stati investiti del ruolo di Commissario straordinario per il dissesto idrogeologico da parecchi anni e avrebbero potuto muoversi facilmente e spesso in deroga a molti vincoli". Sono invece gli ambientalisti, spiega ancora il Wwf, che "da decenni segnalano il rischio derivante da una cattiva gestione dei corsi d'acqua italiani e dalla distruzione e riduzione delle aree di esondazione".

 

Infine, un'affermazione circolata dopo l'alluvione che risulta vera: servono casse di espansione che possano ospitare parte dell'acqua in eccesso durante le piene e restituirla una volta passate. Ma, puntualizza il Wwf, "è una soluzione meno efficace agli interventi diffusi basati sulla natura, in un'ottica di adattamento al cambiamento climatico".

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