Dimmi che difetto hai e ti dirò... come sedurre!
Caratteraccio o no, tutti possiamo avere un asso nella manica: la seduzione è un gioco da imparare

La seduzione è un'arte che si impara pian piano. Molto più raffinata del semplice concetto di bellezza, è un gioco in cui tutto vale se opportunamente utilizzato: anche un brutto carattere può avere il suo fascino, così come la timidezza. Ecco come affinare le armi!
No, anzi sì, anzi forse: noi donne, si sa, siamo un po' volubili; i cambiamenti d’umore dell’ultimo minuto spesso irritano gli uomini, ma possono trasformarsi in un’arma di seduzione perché l'imprevedibilità ci aiuta a tenerli sulla corda. Il fatto di non sapere cosa aspettarsi stuzzica i maschietti, che devono seguirci per impedirci di sfuggire.
So tutto io: mettere i puntini sulle “i”, criticando ogni azione od opinione può stressare. Non è né supponenza né pignoleria: in realtà, siamo solo ricche di interessi e dotate di cervello pensante, attributi che seducono. Perché non interpretare questo atteggiamento in chiave sexy? La maestrina seducente che punzecchia l'allievo ha un potenziale erotico molto forte.
Dolcezza sempre: se ci si offende facilmente si può sdrammatizzare adottando due strategie: una è l’ironia e l’altra è la sincerità. Chiarire senza inacidirsi quando lui fa qualcosa che ci fa rimanere male dimostra sicurezza in noi stesse. Dire sinceramente cosa ci ha dato fastidio induce responsabilità e questo agli uomini piace molto, perché risveglia il loro senso di protezione.
Sexy in rosso: la timidezza può essere molto seducente se fatta passare per ingenuità: crea un intrigante senso di mistero che incuriosisce. Essere civettuole è consigliatissimo: arrossire, guardarlo con dolcezza magari sbattendo le ciglia, oppure alternare un silenzio calcolato ad un doppio senso saranno sufficienti per capire che è un gioco di seduzione.
No al principe consorte: agli uomini non piace non sentirsi all'altezza, dunque evitiamo di fare le prime della classe. Mostrarsi cooperative è invece vincente, tanto più che due cervelli lavorano meglio insieme piuttosto che da soli. Se siamo inevitabilmente competitive, l'unica è lanciare delle sfide, ma sempre con ironia e dolcezza, senza umiliare il nostro lui.
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