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A Lecco sboccia FIORE Cucina in libertà

Il ristorante con pizza nato è sull'ex fortino confiscato alla criminalità organizzata e nel 2017 è stato restituito ai cittadini come pubblico esercizio dedicato alla buona cucina e all'inclusione sociale 

FIORE, Cucina in Libertà

Fiore una volta si chiamava Wall Street: situato all’ingresso di Lecco, lungo l’asse Milano-Bormio, il locale era il quartier generale del boss della ‘ndrangheta Coco Trovato.

 

Confiscato nel lontano 1992 in seguito al suo arresto, nel 2006 l’immobile passa al Comune di Lecco che insieme a Libera promuove il progetto di una pizzeria della legalità. Nel 2016, in seguito a un bando, viene affidata la gestione all’associazione temporanea di scopo (Ats), composta dalla cooperativa sociale La Fabbrica di Olinda di Milano, da Arci Lecco e Auser Lecco, ancora oggi incaricati.

 

Grazie agli architetti progettisti Claudio Lopasso e Carlo Carbone il locale (dotato di piacevole dehors) è rinato senza cancellare tracce del passato ma protagonisti di oggi sono i libri, simbolo di cultura, che i cittadini di Lecco sono stati invitati a regalare nel 2017 il giorno dell’inaugurazione, quali mattoni del nuovo Fiore.

 

4 anni dopo l’inaugurazione, Fiore conferma la sua natura di collettività, una squadra formata grazie ai sostenitori del progetto “I sapori e i saperi della legalità e dell’inclusione sociale” studiato ad hoc per far rinascere questa realtà dal passato forte. Tre i livelli su cui si basa: imprenditoriale (un ristorante attento alla materia prima e alla sua lavorazione), sociale (le attività inclusive e di inserimento) e culturale (la promozione della cultura).

 

La squadra è guidata da Giorgio Antoniella, cuoco originario di Terni con lunga militanza all’estero, supportato da Raffaele Mattei che rappresenta il contatto tra Fiore e la Fabbrica di Olinda a Milano.

 

Con loro lavorano in sala Francesca Perra, responsabile di sala, Jacopo Ben Hammar, caposala, Ngane Ndiaye, Gisella Castro e Alma Murri in sala, Haris Saeed, Benito Sulmonte, Riccardo Florio e Fatumata Sagna in cucina: sono undici storie diverse, undici provenienze, undici età confluite in una squadra vivace, solare e in gamba, capaci di suonare all’unisono come in un’orchestra.

 

La cucina risulta invitante e comprensibile, dove per ogni piatto si individuano sempre 3 ingredienti portanti: stagionalità è la prima caratteristica fissa (a ogni cambio menu sono 15/20 gli ingredienti che ruotano), leggerezza la seconda, spesso con un bel gioco dei colori, sempre a sottolineare che il cibo deve essere un nutrimento sano e gustoso.

 

La carta è formata da 16 piatti e 9 tra pizze e focacce, impastate utilizzando farine bio di tipo 1 con lievito madre e a lunga lievitazione, e topping che sono una anteprima dei piatti di cucina.

 

All’interno della carta è sempre presente una portata vegana per ogni tipologia di piatto, in una logica etica ma nello stesso tempo di bontà.

 

Tra i piatti proposti un’estiva “Tartare di gambero” su pan brioche con avocado, mozzarella di Bufala e granita di rucola; “Pansotti di borragine”, “Spaghettone con vongole veraci, stracciatella e n’duja Calabrese” e il saporito “Calamaro in vaso-cottura” accompagnato da una brunoise di verdure saltate.  Senza dimenticare pizze e focacce, ideali da condividere a inizio pasto, che appunto con i loro topping invitano a provare la cucina di Fiore (vedi “Fiori di zucca, zucchino e ricotta” sulla pizza, oppure “Tagliata di tonno fresco, capperi, limone, rucola e marmellata di Cipolle di Tropea” su focaccia).

 

Per quanto riguarda il beverage, birre artigianali e i vini di Libera Terra come Giato Nero d’Avola – Perricone Sicilia DOC Libera Terra 2017 e Giato – Grillo Cataratto Sicilia DOC Superiore Libera Terra 2017, e proposte del territorio come il San Giobbe Pinot nero, Terre Lariane IGT La Costa 2017 e il Brigante, Terre Lariane IGT La Costa 2017.

 

Piantato 4 anni fa su un terreno confiscato alla ndrangheta, possiamo dunque affermare che Fiore – Cucina in libertà, è un seme che oggi sboccia e racconta, al di là della sua storia, una buona cucina.

 

Di Indira Fassioni 

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