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Chef Sadler: "I giovani sono una risorsa incredibile perché sono il futuro"

Momento d'oro per lo chef che sposta il suo Ristorante stellato in centro a Milano e firma una nuovissima apertura nel cuore di Monza

Chef Sadler: "I giovani sono una risorsa incredibile perché sono il futuro" - foto 1
Ufficio stampa

L'esperienza che sposa il cambiamento. L'eleganza che incontra la modernità. Sono le chiavi del successo dello chef Claudio Sadler, alle prese con un periodo di grandi novità. A inizio 2023, il suo Ristorante milanese da una stella Michelin si sposterà dalla zona dei Navigli a quella più centrale di Brera, nel cuore della città. Ma non solo: la sua cucina ha ridato vita anche al Circolino, locale di nuovissima apertura a Monza nato dal recupero di un vecchio circolo operaio.    

 

Chef Sadler, partiamo dal suo Ristorante. Come mai questo trasferimento?

Ovviamente io ho sempre lavorato sui Navigli e l'idea di avere una location nel centro di Milano e lavorare in un albergo mi ha conquistato, è una location con un bacino di utenza importante. Vuol dire avvicinarmi anche ai clienti che mi frequentano, al mio pubblico. La location è elegante, discreta, il posto non è grandissimo con 36/40 coperti e poi c’è un completamento dell'offerta della ristorazione: colazione, lunch e dinner. La nostra trattoria continuerà a lavorare sui Navigli, imposteremo la nuova avventura e continueremo a fare le nostre scuole di cucina.

 

Ma c'è un'altra avventura che porta la sua firma, il Circolino a Monza.

Sì sono stato coinvolto in questo progetto che si fa in centro a Monza. Io abito a Sesto e da ragazzo Monza era un centro che frequentavo per andare a mangiare una pizza e passare una serata con gli amici. Quando la famiglia Colombo mi ha chiesto di collaborare ho detto che l’avrei fatto con molto piacere. Abbiamo ristrutturato questo circolo culturale che è andato un po' perdendosi. C'è un bel giardino con un dehor importante, abbiamo recuperato il concetto del bar, c'è il bistrot. Un locale moderno e attuale come tipologia di architettura, confortevole, un’eleganza moderata ma bella. È un luogo che vive tutto il giorno a partire dalla colazione, abbiamo un barista che fa caffetteria interessante, poi abbiamo il bistrot con una cucina brianzola/ispanica, guardiamo alla tradizione ma anche la novità. Il ristorante è gourmet e poi il pomeriggio si può fare pausa the o aperitivo. Il nostro barman è Filippo Sisti, lo chef Lorenzo Sacchi che ha lavorato anche in Spagna con lo stellato Martin Berasategui. È un progetto che era stato pensato prima della pandemia e che finalmente vedrà lustro.

 

Come coniuga queste sue esperienze così diverse? Sono declinazioni di uno stesso stile?

Venezia e Sardegna sono altri due ristoranti a cui faccio consulenza per Baglioni. La cosa importante è avere persone di qualità che lavorano con te e che sono entusiaste di quello che fanno. Il mio lavoro è impostare una filosofia gastronomica, io non voglio tappare le ali a nessuno ma cerco di sviluppare la creatività e la qualità insieme ad altri. Ingrediente fondamentale è la passione. Sono 50 anni che faccio questo mestiere, adesso faccio un po’ un lavoro di organizzazione, ma non mi stanco mai di stare ai fornelli.

 

E quando è nata questa passione così forte?

Quando ero ragazzino, nel periodo dopo le medie. Essendo di Sesto le chances erano poche: mettersi nel mondo dell’industria, ad esempio. Ma io non volevo fermarmi in quella città, mio cugino faceva lo chef ed è stato lui l'ispiratore. Il suo era un mondo nuovo che non conoscevo e mi dava la possibilità di andare in giro per il mondo, di esprimere la mia creatività e fare impresa.

 

A proposito di fare impresa: negli ultimi tempi, nel settore della ristorazione, sono in tanti a lamentare la mancanza di personale. Come la vede?

In questo momento è molto difficile, soprattutto nel servizio di sala. Facciamo tanta fatica a trovare personale qualificato, mentre per la cucina mediamente siamo più fortunati. Sono cambiati tanti aspetti riguardo quella che è la tipologia degli orari e del servizio: adesso si fanno meno ore, c’è un turnover più ampio, ci si è allineati a quello che è il mondo del lavoro fuori dalla ristorazione. La pandemia ha anche dato alla gente la possibilità di voler dire "voglio stare a casa", è una fase di grande cambiamento. Si avrà un assestamento graduale, ne sono convinto. Quando i ragazzi crescono e capiscono il sistema, l’etica, il rispetto del lavoro, dei clienti, maturano, noi cerchiamo di dargli responsabilità. Oggi i giovani sono una risorsa incredibile, bisogna dargli l'opportunità di esprimersi e di dare il loro grande contributo perché sono il futuro.

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