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"Lea è salva", il grido dei soccorritori per la cagnetta intrappolata per sei giorni in una grotta nel Palermitano

Le operazioni per estrarre lʼanimale dalla cavità sono state molto complesse per il team del Soccorso Alpino e Speleologico siciliano. Alla fine la gioia per il segugio di 8 anni tornato alla luce

Inseguendo un coniglio nelle campagne di Santa Cristina Gela (Palermo), Lea, segugio di 8 anni, era caduta in una cavità, senza possibilità di uscita.

Lì è rimasta per sei giorni, finché, dopo due ore e mezza di lavoro, uno team di otto persone del Soccorso Alpino e Speleologico siciliano è riuscito a riportarla alla luce. "Lea è salva", gridano di gioia i soccorritori dopo tanta fatica. Commosso anche il proprietario della cagnetta che ha assistito a tutte le operazioni. Video e foto a testimoniare l'impresa.

Giorni carichi di speranza Lea era entrata in uno cunicolo alla fine del quale si sviluppa un sistema di pozzi con altri passaggi molto stretti nel pomeriggio di domenica 17 febbbraio. Il suo padrone ha tentato di raggiungerla ma è riuscito a percorrere solo pochi metri. Nei giorni successivi sono stati fatti altri tentativi, tutti andati a vuoto. Finché è stato allertato il Soccorso Alpino e Speleologico Siciliano, che ha inviato sul posto una squadra di speleologi.

I tecnici della stazione Palermo-Madonie hanno fatto un primo tentativo ma hanno dovuto rinviare l'intervento risolutivo per la necessità di allargare un passaggio troppo stretto. "Messa in sicurezza la cavità ed attrezzata con un sistema di corde fissate alla roccia per mezzo di appositi chiodi , i tecnici del Cnsas - si legge in una nota - si sono addentrati fino a raggiungere il pozzo ma del cane non c'era nessuna traccia.

I momenti clou del salvataggio Quando, però, l'indomani il padrone avrebbe sentito abbaiare Lea in lontananza, le operazioni di salvataggio sono riprese di buona lena anche con l'arrivo di rinforzi dalla Stazione Sicilia Orientale della X Delegazione Sass.

Fino al lieto fine. Il cane è stato individuato, raggiunto e rifocillato. Alla fine due speleologhe le hanno dato subito del cibo poi l'hanno imbracata e riportata lentamente in superficie dove ad attenderla c'erano i proprietari.

Il segugio, rimasto intrappolato per sei giorni, era bagnato e spaventato, ma in buona salute. Si suppone sia sopravvissuto grazie all'acqua che scorre in alcuni tratti della cavità.