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Google e Facebook dicono stop alle "bufale"

In seguito alle polemiche per lʼelezione americana, in cui i due colossi sono stati "accusati" di aver favorito la salita al potere di Trump, il social network e il motore di ricerca corrono ai ripari

In seguito alle polemiche sulle notizie "bufala" che, diffuse su Internet, avrebbero avvantaggiato Donald Trump nella corsa alla Casa Bianca, Facebook e Google decidono di darci un taglio.

I due colossi hanno infatti deciso di togliere la pubblicità e i relativi guadagni ai siti che diffondono notizie false.

Google la prima a prendere misure - Il più noto motore di ricerca ha deciso di correre ai ripari dopo una notizia falsa, diffusasi nei giorni scorsi, sulla vittoria del tycoon alle elezioni americane. Se si digitavano le parole 'conteggio finale delle elezioni 2016', uno tra i link suggeriti sosteneva una profonda inesattezza, ossia riteneva che Trump avesse vinto anche il voto popolare - in cui in realtà Hillary Clinton ha superato lo sfidante.

"Abbiamo chiaramente fatto un errore ma lavoriamo continuamente per migliorare il nostro algoritmo" - ha spiegato un portavoce di Google. La stessa società ha dunque deciso di vietare ai siti che diffondono false notizie di usare il proprio servizio pubblicitario online.

Anche Facebook contro le bufale - A poche ore di distanza è arrivata una identica presa di posizione di Facebook. Il social network ha infatti aggiornato la policy relativa al proprio sistema di pubblicità impedendone l'uso e i relativi introiti ai siti ritenuti "fuorvianti, illegali e ingannevoli". La creatura di Zuckerberg è stata peraltro ritenuta una dei responsabili della vittoria di Trump: grazie alla diffusione di notizie false a danno di Clinton, avrebbe favorito la salita al potere del tycoon.

"In accordo con le policy di Audience Network, non integriamo o mostriamo pubblicità nelle app e nei siti che pubblicano contenuti illegali, ingannevoli o fallaci, incluse le notizie false. Sebbene fosse sottinteso, abbiamo aggiornato la policy per chiarire in modo esplicito che questo vale anche per le notizie false. Il nostro team continuerà ad esaminare attentamente tutti i potenziali editori e a monitorare tutti quelli già esistenti per garantirne la conformità" - ha dichiarato un portavoce della società di Zuckerberg.

Celebre è stata infatti la diffusione su Facebook di un link che rimandava al presunto sostegno di papa Francesco al candidato repubblicano. In tal proposito, lo stesso Zuckerberg è intervenuto, definendo le sopradette accuse "folli". Ma le polemiche non finiscono qui: Gizmodo, una testata web, ha sostenuto che il social network avrebbe già gli strumenti per cancellare le "bufale", ma non li avrebbe usati nel timore di attrarre critiche dai conservatori.

In riferimento all'importanza di Internet nella campagna elettorale americana, gli imprenditori della Silicon Valley, nel frattempo, hanno scritto una lettera aperta al neo-presidente per chiedere una riforma dell'immigrazione che consenta a più laureati e lavoratori qualificati di stare nel Paese. Il settore web, spiegano, è infatti fondamentale per l'economia statunitense. Nella missiva viene anche chiesto a Trump di sostenere la crittografia per proteggere privacy e sicurezza degli utenti e degli Stati Uniti.