Tibet e Himalaya

Alla ricerca dello Yeti in Tibet

C'è chi ci crede e chi no... In ogni caso i sentieri di trekking della zona sapranno affascinare chiunque

21 Ott 2011 - 10:49
 © Dal Web

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Sulle vette dell'Himalaya, in Tibet, a cavallo tra Cina, Nepal e Mongolia, esistono percorsi dove molti studiosi o avventurieri giurano di aver visto l'Abominevole, ne hanno ritratto le impronte e descritto l'aspetto. Ecco il percorso che hanno seguito per cercare di avvistarlo: può essere un po' impegnativo, ma anche se non avete il fisico di Messner, potrete interrogare i locali e intanto godervi paesaggi mozzafiato. 

Magico Tibet
Per visitare il “tetto del mondo” - come è chiamata questa regione a quasi 5.000 metri di altitudine - vi serviranno almeno due settimane: si tratta di una tra le mete più affascinanti e metafisiche, che da secoli incanta viaggiatori e pellegrini, e che come pochi altri posti sulla Terra si è mantenuto immutato nel tempo. Le sue splendide vedute sono quelle delle più alte montagne del mondo, terra di favolosi monasteri. Non si può perdere la capitale Lhasa e la valle di Yarlung, fino alle città di Gyantse e Shigatse, nella provincia di Tsang. Viaggiando da Lhasa verso la catena himalayana si toccano i siti principali di questa antica provincia, ubicati lungo la Friendship Highway, la “strada dell'amicizia”. Oltre Sakya, con il suo monastero, si giunge fino al campo base alle pendici settentrionali dell’Everest e quindi si prosegue per il Nepal. Mano a mano che ci si avvicina alla parete nord dell’Everest lo scenario si fa sempre più maestoso, e gli incontri sempre più rari.
Se lo yeti è il vostro obiettivo primario, aguzzate la vista e tenete a mente questi particolari: sarebbe alto tra 1,80 e 2,40 metri, ricoperto di una folta pelliccia bianca, con braccia lunghe fino alle ginocchia e un odore molto forte. Gli abitanti del Tibet ne descrivono addirittura due tipi: lo Dzu-teh, che significa “cosa grossa”, e il Meh-teh, che avrebbe invece la statura media di un uomo.  

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 Trekking, scarponcini e occhi ben aperti
Se, oltre ad amare le storie affascinanti, siete anche amanti del trekking, il Tibet è senza dubbio il posto che fa per voi. Numerosi i sentieri percorribili, con diversi livelli di difficoltà, dal sentiero che conduce al Monte Kailash (considerato sacro sia dagli Indù che dai Buddhisti) ai tour lungo la valle di Kharta o alla pareste est dell'Everest, attraverso la valle del Kangshung.
Proprio durante una scalata dell'Everest nel settembre del 1921, lungo il il sentiero che da Kharta porta a Lhapka-La, il tenente colonnello C. K. Howard-Bury vide con il binocolo una figura scura dalle sembianze umane. Giunto sul posto, a 7mila metri, notò impronte di piedi nudi dalla forma umana. La notizia fece il giro del mondo e così nacque il mito dell'Abominevole Uomo delle Nevi, ma sulla sua esistenza si era già espresso nella prima metà dell'800 R.R. Hodgson, magistrato britannico, che parlò di una creatura pelosa e senza coda, simile a un uomo, avvistata in Nepal.
Molti ufficiali inglesi residenti nella regione himalayana raccontarono di semi-uomini visti in questi luoghi nel corso del XIX secolo. Nel 1407, i resoconti di viaggio di un avventuroso tedesco, Johann Schildberger, parlavano di uno yeti avvistato sulla catena degli Altaj nei confini più occidentali della Mongolia. Sono chiamati i Monti d'Oro, uniscono Mongolia e Russia, arrivando a toccare Kazakistan e Cina. Al loro interno, una vasta area di circa 16mila km² - che comprende anche il meraviglioso lago Teleckoe - è stata dichiarata Patrimonio dell'Umanità dall'Unesco.
La ricerca dell'abominevole uomo delle nevi può spingersi fino al ghiacciaio Zemu, il più imponente dell'Himalaya orientale. La sua parete ghiacciata è punto di transito per le spedizioni che dal villaggio di Lachen hanno come meta il piccolo Green Lake.
Qui, nel 1925, un fotografo della Royal Geographical Society di Londra vide una creatura che non fece in tempo a fotografare, ma di essa scrisse: “indiscutibilmente il profilo della figura era umano. (...) Esaminai le impronte ed erano simili per forma a quella di un uomo, ma lunghe solo 15-17 cm. Contai 50 tracce, ognuna a intervalli regolari di 30- 45 cm”. Un altro storico avvistamento di impronte avvenne sul ghiacciaio Menlung, sempre sull'Himalaya, a 6mila metri. Le foto ritraggono un piede umanoide, con cinque dita, 33 centimetri di lunghezza e 20 di larghezza.

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Vette, monasteri e strane impronte...
Ancora nessun incontro particolare? Non vi resta che una scalata al Dhaulagiri, la Montagna Bianca, con i suoi 8.167 metri di altezza che ne fanno il settimo monte più alto della Terra. Fa anch'esso parte della catena dell'Himalaya, 35 km a est dell'Annapurna, e solo tre anni fa, nel 2008, alcuni scalatori giapponesi hanno rinvenuto orme dello yeti.
Per tutti i “San Tommaso” che hanno bisogno di prove concrete per credere all'esistenza dell'enorme ominide, la soluzione è arrampicarsi fino al Monastero di Tengboche, un percorso di stupefacente bellezza che regala anche la magia di vedere di persona una mano attribuita allo yeti. Un dito fu trafugato e inviato a Londra: dalle analisi emerse che apparteneva a un primate sconosciuto. Nel 1959, nei dintorni, fu rinvenuto anche sterco di yeti, nel quale furono trovati parassiti sconosciuti. 
Non credete a tutto quello che avete letto? Allora, una volta in Nepal, chiedete ai nativi se sanno distinguere un langur (orso) da uno yeh-teh...

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