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Val di Fiemme: sci di fondo sempre più cool

È in Trentino il paradiso del fondo fra i migliori al mondo, pronto per le Olimpiadi 2026

Val di Fiemme: natura, sci di fondo e ciaspole

La Val di Fiemme, la valle che si trova più o meno a metà strada fra Trento e Bolzano e si allunga verso est, è stata scelta per le Olimpiadi invernali del 2026 perché è una delle aree più belle e meglio attrezzate del mondo per lo sci di fondo: coi suoi 150 km e oltre di piste fra boschi e scenari dolomitici invidiabili, darà grandi soddisfazioni ai nostri viaggiatori amanti degli sci stretti, come anche a tutti i neofiti che si stanno facendo trascinare dalla moda del fondo.

Avendo la base fra Tesero e Lavazè la prima tappa da fare è al Centro del fondo del Lago di Tesero, posizione strategica e piste sempre impeccabili fino a marzo (quest’anno probabilmente anche oltre grazie alla quantità di neve caduta), tanto da averlo fatto scegliere per 3 volte per i campionati del Mondo di sci nordico. I tracciati di questo centro sono impegnativi e ideali per chi abbia già dimestichezza con questo sport, con la fatica fisica che comporta: il primo di 2,5km presenta difficoltà media, con dislivello totale di 80m; il secondo di 3,3km con dislivello di 140m e il terzo di 5km con dislivello di 190m presentano difficoltà elevate. Il nostro viaggiatore può comunque sfruttare il collegamento con la pista della Marcialonga (la più famosa granfondo di sci italiana, con 50 anni di storia, www.marcialonga.it) che garantisce oltre 8 Km di tracciato quasi pianeggiante, sia in direzione Predazzo sia nella direzione opposta, verso Molina di Fiemme o ancora fino a Moena (1200 metri di altitudine). Ma l’esperienza più eccitante è quella di sciare di notte con un’illuminazione perfetta, opportunità consentita una volta a settimana. Bisognerà provare prima o poi anche la pista di ghiaccio che si trova all’interno dello stadio, noleggiando direttamente sul posto i pattini. 

 

Di buon mattino il nostro viaggiatore raggiunge il Centro del Fondo dell’Altipiano di Lavazè, luogo spettacolare sovrastato alla Pala di Santa, quasi 2500metri di altitudine (vetta nota forse più ai discesisti per la sua eccezionale pista nera con una pendenza del 58%) dove, prima di fare altro, dovrà fermarsi ad ammirare tutt’intorno l’impressionante panorama dolomitico sul Catinaccio e sul Latemar. I percorsi di fondo sono molteplici e si snodano ad un’altitudine che parte dai 1800metri e arriva fino a 2100metri fra radure esposte al sole e boschi selvatici e silenziosi. Ci sono indicazioni per orientarsi negli oltre 80 km di tracciati adatti sia agli esperti sia ai principianti: la numero 6 è una bellissima pista, media difficoltà, che porta fino alla Malga Ora e poi ad anello fino alla Malga Varena e di nuovo al Passo Lavazè. Altra pista da fare è la numero 3, seguendo la deviazione per la 4 fino alla Malga Costa per poi rientrare rimanendo sulla 4 o allungando sulla 7. 

 

Se la fatica non ci spaventa si può raggiungere il Passo Oclini (pista 9) oppure il Santuario di Pietralba, a Nova Levante in Val d’Ega (pista 6, poi 8 e 14), ma non necessariamente con gli sci ai piedi: questo altipiano infatti è ricco di sentieri pensati per lo snow walking, la camminata con bastoncini e scarponcini oppure con le ciaspole, attività sportiva che mette in moto il 90% dei muscoli senza fiatone, così da apprezzare il meglio della natura circostante. Un’ora e mezzo è quel che ci vuole per raggiungere il Passo Oclini camminando fra il Corno Nero e il Corno Bianco (meglio verificare prima ddella partenza l’agibilità effettiva del tratto in base alle ultime normative anti-Covid, dato che si entra in territorio alto-atesino)

 

.Al tramonto il viaggiatore dovrà sedersi a contemplare lo spettacolo cromatico dell’Enrosadira che tinge le maestose rocce dolomitiche di sfumature color ocra, rosa, arancione, violetto (www.visitfiemme.it). In questa zona, ai margini del Bletterbach, il canyon patrimonio dell’Umanità Unesco, si può combinare una sosta per rifocillarsi alla IsiHütte: luogo magico a 1.850 metri, nella pace, nella libertà, nell’autenticità, perfetto per farsi viziare con uno strudel appena sfornato o con canederli preparati con passione secondo la ricetta tradizionale (chiamare il 348 8108694 per verificare la disponibilità). 

 

In una cucina di montagna l’esplorazione è sempre difficile, ma non è il caso di El Molin di Les Collectionneurs a Cavalese: lo chef stellato Alessandro Gilmozzi accomoda il nostro viaggiatore nello scenografico ed accogliente mulino del 1600 per servire piatti in cui c’è sperimentazione che attinge al sapore antico, fatta con ingredienti raccolti personalmente nei boschi o presi dai produttori della montagna; ecco il perché dell’uso di muschi, licheni, cortecce, che si amalgamano nelle sue specialità come il cavolo cappuccio, rafano e corteccia, il riso con la cenere, il capriolo con ginepro e camomilla, il coregone con abete e funghi, e il borderline dessert di resine (www.chateauxhotels.it/el-molin-3980)
 

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