Per ogni dove fruttifica il melograno, che d’Annunzio elegge a emblema del suo sentimento del vivere e che, nel Frutteto, trova la sua apoteosi scultorea nell’opulenta Canefora di Napoleone Martinuzzi. Né manca, inquadrato in un’indimenticabile cornice naturale, un grande Anfiteatro all’aperto, oggi sede di una prestigiosa stagione teatrale estiva. Ma l’uomo del Vittoriale è anche l’eroe intrepido della Grande Guerra, l’interprete della più vera identità italiana uscita dalla prova del conflitto vittorioso. Non a caso nell’ala della Prioria detta Schifamondo è sorto nel 2000 il Museo della Guerra, il cui allestimento valorizza il prezioso patrimonio storico legato all’esperienza militare del poeta. Ma anche nel verde dei parchi prendono posto le memorie epiche e cruente della Storia, dai massi discesi dai monti delle grandi battaglie al Motoscafo MAS della celebre, temeraria Beffa di Buccari. E il visitatore dei Giardini Privati può ancora sostare stupito dinanzi all’invenzione scenografica che, in un folto boschetto di magnolie, avvicenda ai tronchi arborei i fusti di 17 colonne, simbolo di altrettante gesta gloriose. Qui, nel bosco sacro chiamato l’Arengo, d’Annunzio celebrava con i compagni più fedeli i riti commemorativi o iniziatici dell’esperienza di guerra. E dall’Arengo l’occhio è irresistibilmente sospinto verso l’apparizione più sbalorditiva, la prua metallica di una nave da guerra, la Puglia, incastonata nella collina. Ma il Vittoriale non è solo giardini e rimandi simbolici, il parco infatti custodisce anche famose opere d'arte frutto dell'ingegno di grandi artisti come Mimmo Paladino, Ugo Riva, Ettore Greco, Arnaldo Pomodoro. Opere straordinarie a cui si è aggiunta, durante le celebrazioni del 23 settembre, “Perché non son io coi miei pastori?” di Giordano Bruno Guerri. Infine, nell'angolo dei Giardini Privati, che il poeta aveva destinato a cimitero per i suoi amatissimi cani, è stata inaugurata una stele con una poesia che il Vate dedicò proprio a loro.