Natura selvaggia

Islanda, meraviglia della natura

Una terra alla deriva nel Mar Glaciale Artico

01 Ott 2012 - 09:38
Le Cascate di Seljalandsfoss (photo Bergamin)  © Tgcom24

Le Cascate di Seljalandsfoss (photo Bergamin)  © Tgcom24

Arcobaleni adagiati sopra le cascate, deserti, paesaggi lunari, lagune blu e pozze di acqua calda, verdi altopiani, spiagge di lava nera, vulcani infuocati, ghiacciai che allungano le loro “lingue” sino ai pascoli verdi del Sud, iceberg azzurri che crepitano trafitti dai raggi solari, mandrie di mansueti tölt, i cavallini bianchi e marroni dalla criniera spettinata che pascolano sul velluto muschiato, milioni di lundi ovvero pulcinelle di mare dal becco colorato che planano dalle scogliere battute dal vento. E, ancora fiordi, colline ondulate... E con un po' di fortuna anche le balene così vicine da poterle quasi accarezzare e persino, certe notti, l'aurora boreale che infiamma il cielo.   

Un viaggio in Islanda, l'isola grande tre volte la Sicilia alla deriva a ridosso del Circolo Polare Artico, dimostra che l'etimologia del suo nome – terra del ghiaccio – è quanto mai bugiarda. La scoperta di questo paradiso naturale (si può scegliere la formula “on the road” oppure un viaggio di gruppo, affidandosi in entrambi i casi all'organizzazione dal tour operator Giver Viaggi e Crociere, il più esperto del Grande Nord, www.giverviaggi.com, tel. 010.57561) non può che cominciare da un luogo mitico per ognuno dei 300 mila islandesi, a partire dall'anno 930 quando lo scelsero come sede dell'Alpingi, il più antico Parlamento del mondo. Pingvellir, situato  pochi chilometri a est della capitale Reykjavik, non è un palazzo ma una canyon naturale, che sorge laddove si aprì la frattura tra le zolle tettoniche europea e nord atlantica e  dentro la quale ora “serpenteggia” il fiume Oxarà, formando piccole cascate. Per discutere di leggi, insomma, gli abitanti di questa isola  in cui il vero premier è la natura, scelsero appunto una scenografica roccia basaltica tra laghetti, acquitrini, pianure ove si vede a occhio nudo la spaccatura tra  America e Europa. 
La tappa successiva, forse un po' turistica ma egualmente suggestiva, sono quel gruviera di piccoli crateri sbuffanti di acqua calda e fumanti di vapori conosciuti coi nomi di Geysir e Strokkur: il primo fa un po' il capriccioso, mentre il secondo è... svizzero tanto da eruttare spruzzi puntualmente ogni sei minuti. Nulla di paragonabile, comunque, all'emozione che si prova al cospetto delle vicine cascate di Gullfoss alte 32 metri: l'acqua compie un doppio balzo dentro un canyon formato dalla lava con gli arcobaleni appesi sopra come aquiloni colorati. Proseguendo luno la Ring 1, la strada che gira intorno a tutta l'Islanda, ci si imbatte subito dopo nelle romantiche cascate di Seljalandsfoss dove si può camminare intorno alla laguna verde, seguendo un sentiero che conduce addirittura dietro al getto d'acqua, scaricata a valle dal ghiacciaio dell'Eyjafjallajokull, il vulcano che due anni fa sprigionò una nube di polvere grigia capace di causare la cancellazione di ben 107 mila voli aerei. Tutte le fattorie intorno al suo cono furono interamente ricoperte: ora la sua cenere viene venduta ai turisti dai ragazzini dentro bottiglie di vetro.
© Tgcom24

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Gli iceberg nella laguna di Jokulsarlon (photo Bergamin). 

E' pittoresca anche la vicina cascata di Skogafoss che forma un torrente impetuoso tra i pascoli dove si  fanno le coccole i cavalli islandesi. 
Oltrepassato il promontorio di Dyrholaey, il più meridionale dell'isola, e i faraglioni a forma di troll delle spiagge color pece di Reynisdrangar  e Reynisfjara, dove nidificano le fedelissime pulcinelle di mare (mantengono lo stesso compagno per tutta la vita), ecco profilarsi all'orizzonte due altre meraviglie: i ghiacciai Skaftafellsjokull e Svinafellsjokull che sono praticamente dirimpettai. Al primo si giunge attraverso un sentiero che si addentra nella tundra coperta da muschi e licheni, per poi trovarsi improvvisamente di fronte una vera e propria palizzata di ghiacciaio compatta, quasi una linea di fanteria schierata; sul secondo si può fare una escursione, in totale sicurezza, muniti di ramponi per camminare sopra questa montagna solidificata che empie un gigantesco anfiteatro di roccia nera vulcanica. Si ode il suono della murena che scricchiola sciogliendosi.
Lo scenario è addirittura più impressionante nella Laguna di Jokulsarlon: a bordo di mezzi anfibi ci si immerge in un lago ove centinaia di iceberg, staccatisi dal ghiacciaio Breidamerkurjokull, galleggiano velati da una nebbia sottile. Alcune scene del film “La Morte può attendere”, capitolo della serie infinita di James Bond e “Lara Croft: Tomb Raider” sono state girate proprio tra questi ghiacci che nella spiaggia nera, situata poco oltre la ring 1, poi si sgranano come collane di perle a contatto con le onde. Tutto intorno si innalzano rugose montagne di riolite, sino al Lago di Lón -  un immenso specchio di acqua grigia su cui sono posati migliaia di cigni bianchi - e al faro arancione di Hvaln posto su di una infinita lingua di arena nera. Spettacolare si mostra anche il tratto costiero che da Hofn sale a nord est con un susseguirsi di fiordi annunciati da brughiere, insenature scoscese punteggiate da rari villaggi di case in lamiera colorate, quali Djupivogur, abitato da pescatori e scultori di sirene. Poi, il paesaggio cambia bruscamente ed ecco il deserto del Modrudalur caratterizzato da brulle colline ondulate alte anche cinquecento metri, strade polverose, pietraie fino alla fattoria in torba di Fjallakaffi che con la sua bianca chiesetta in legno pare un miraggio.

Le sorprese che la natura riserva a chi si spinge fino in Islanda non sono, però, ancora terminate. Prima di avventurarsi nei fiordi del nord e in quelli occidentali, nella penisola dello Snaefellsnes e infine concludere il viaggio nella frizzante capitale Reykjavik, la Ring 1 regala un'altra meraviglia, la cascata di Dettifoss, che con i suoi 193 metri cubi di acqua al secondo vanta la maggior porta in tutta Europa, ma soprattutto è impressionante la sua potenza primordiale e la sua collocazione all'interno di un canyon lungo ben trenta chilometri dove ad attendervi vi sarà l'immancabile arcobaleno. 

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