Resident Evil cala il pokerissimo
Resident Evil è uno dei brand più importanti nel mondo dei videogiochi. Il solo nome suscita brividi di paura nei giocatori magari un po' più stagionati, che hanno avuto la fortuna di provare la prima, travolgente e innovativa esperienza di survival horror sulla vecchia Playstation. La serie ha sempre cercato di mantenersi fedele a se stessa. Avendo inventato un genere, non poteva tradire il suo pubblico, spin-off a parte. La svolta, però c'è stata con il quarto episodio, che ha aggiunto alla paura una forte componente action, creando un mix davvero innovativo e molto apprezzato non solo dai fan della serie, ma anche da nuovi giocatori. Senza rinunciare alla sua identità, si è aperto a un pubblico che magari prima si sentiva respinto da alcune peculiarità dei survival horror che per i più possono sembrare dei limiti. Questa è stata la strada maestra sulla quale si inserisce il quinto episodio che, per la prima volta, si confronta con le console di nuova generazione.
Con Resident Evil 5 ritorna uno dei protagonisti storici della serie: Chris Redfield. Questa volta, dopo essersi unito ad una nuova organizzazione, si dirige verso lAfrica, ultimo luogo dove si è ripresentata la minaccia bio-terrorista che sta trasformando persone ed animali in folli creature senza controllo. Farà presto l'incontro con la bella Sheva Alomar, che metterà a disposizione di Chris la sua forza, la sua intelligenza e le sue doti di tiratrice per salvare il mondo dall'ennesima minaccia della defunta (?) Umbrella Corporation.
Non spendiamo che due battute sulle assurde accuse di razzismo sollevate al gioco. Essendo ambientato in Africa, appare evidente che i nemici saranno, per lo più, persone di colore. Allora si potrebbe dire che gli altri giochi sono razzisti verso i bianchi, gli orchi, i nazisti e qualsiasi altro antagonista l'immaginazione dei programmatori proponga. L'ambientazione africana ha due caratteristiche: la prima è di consegnare al giocatore molte ambientazioni all'aperto, con una natura non lussureggiante come ci si aspetterebbe, ma realistica come può esserlo una strada sterrata nel mezzo della savana. L'altra è garantire una varietà non indifferente, con villaggi ricostruiti nei dettagli, fino a cunicoli oscuri.
Ma il cambio di ambientazione coincide anche con una decisa sterzata verso gli sparatutto, in modo ancor più netto del suo predecessore. Le sparatorie saranno all'ordine del giorno, le munizioni copiose, i nemici numerosissimi. Una decisione che, se commercialmente può essere compresa e condivisa per via del grande successo del quarto capitolo, lascia un po' perplessi soprattutto sotto due aspetti: il sistema di controllo e la decisa mancanza di momenti di alta tensione. Intendiamoci: tutto quello che Resident Evil 5 offre è di grandissimo livello. Tecnicamente può tranquillamente essere definito il miglior gioco della nuova generazione. Tutto è curato sotto ogni aspetto, fin nei minimi dettagli: dalla sceneggiatura ai tagli delle inquadrature fino alla mole enorme di materiale bonus. Ma se il gioco diventa uno sparatutto, occorre che anche i controlli siano adeguati al nuovo genere. Qualche piccolo progresso è stato fatto, ma resta il fatto che l'impossibilità di correre e sparare contemporaneamente, la mancanza di un sistema di copertura efficace, la farraginosità dell'inventario sono tre aspetti che andrebbero corretti. E non convince la spiegazione degli sviluppatori che "fa parte della cifra stilistica di Resident Evil". Forse faceva parte del vecchio, quando ogni passo andava ponderato e non si era una sorta di piccolo arsenale ambulante.
Tutto questo spazio alle sparatorie, inoltre, ha decisamente depauperato il gioco di una delle sue caratteristiche: far saltare il giocatore dalla sedia. Tranne rarissimi casi, si avanza facendo strage di tutto quello che si incontra, piccole e grandi creature, senza momenti di vera paura come l'indimenticabile irruzione attraverso la finestra di un doberman zombie nel primo episodio.
Difetti a parte, però, Resident Evil 5 resta un'esperienza davvero notevole. Innanzi tutto è divertente: la possibilità di intraprendere l'avventura con a fianco la notevole, esteticamente, Sheva, rende il gameplay più variegato. La costruzione a livelli chiusi, poi, elimina il fastidioso backtracking che permeava tutta la serie: finalmente si va solo avanti, senza visitare le stesse locazioni decine e decine di volte. Non mancano, poi, situazioni molto eterogenee e i mostri di metà o fine livello hanno una maestosità e un design che li rende tra le migliori creazioni degli ultimi anni. Il multiplayer, poi, aggiunge veramente molto al gioco. In locale diventa molto divertente, ai livelli di Gears of Wars e anche online vale la pena di essere provata almeno la modalità cooperativa.
L'impressione che lascia Resident Evil 5, insomma, è quella di un enorme blockbuster americano. Un film tecnicamente ineccepibile, che vale il costo del biglietto e capace di far trascorrere piacevolmente il tempo speso a guardardarlo. Ma anche un prodotto senza troppa anima, senza quel cuore che batteva forte nel petto ogni volta che uno zombie si lanciava all'inseguimento e magari si era rimasti senza il caricatore. Il passo in avanti verso uno stile più occidentale era forse inevitabile: evidentemente è destino che il retrogusto del successo di pubblico sia amaro per chi ha seguito una serie fin da quando era semiclandestina.
RESIDENT EVIL 5
Genere: sparatutto horror
Piattaforma: Ps3 e Xbox 360
Prezzo: 69 euro