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Videogame:Gentiloni blocca Manhunt2

Il ministro: "Eʼ crudele e sadico"

Il ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni ha deciso di intervenire, chiedendo alla società di distribuzione Take 2 di bloccare la diffusione del videogioco Manhunt 2, il cui lancio in Italia era previsto per il 13 luglio.

Il gioco in questione, secondo il ministero, più che violento è ''definibile crudele e sadico, con un'ambientazione squallida ed un continuo, insistente incoraggiamento alla violenza e all'omicidio''.

Gentiloni ha chiesto alla società di distribuzione Take Two di annullare la data prevista per il lancio in Italia e contestualmente ha chiesto all'ISFE, l'organismo associativo europeo che riunisce i produttori di videogiochi, di affrontare il tema a livello europeo. Prima o poi doveva accadere. Da diverso tempo i videogiochi sono entrati nel mirino delle associazioni di genitori, benpensanti e certa stampa che li ha additati di causare stragi nelle scuole, scatenare la furia omicida nei ragazzi, far perdere loro la voglia di uscire e giocare all'aria aperta. Solo negli ultimi 10 mesi prima Bully è stato tacciato di inneggiare al bullismo e alla violenza nelle scuole. Accuse poi decisamente rientrate dopo la pubblicazione del gioco. Poi è stato il turno di Rule of the Rose, accusato di produrre "disturbo" inneggiando al lesbismo tra ragazzine, all'omicidio e all'occultismo.

Ora è il turno di Manhunt, secondo capitolo di una serie decisamente forte. Si tratta di un gioco violento, forse eccessivo, probabilmente inutile come può però esserlo un film dell'orrore splatter o un libro particolarmente gore. La storia narra le vicende di uno scienziato, costretto a fuggire da un manicomio nel quale viene rinchiuso per impedirgli di divulgare le sue scoperte su una nuova droga. La sua fuga, però, sarà costellata di omicidi anche brutali. Contenuti quindi sicuramente adatti a un pubblico di soli adulti. Come peraltro il sistema di autoregolamentazione previsto dall'industria dei videogiochi ha sottolineato, imponendo per questo gioco il bollino di "vietato ai minori".

D'altronde è lo stesso ministero che nella nota con la quale mette al bando Manhunt 2 a ricordare che "già dal 2003 sotto l'egida della Commissione Europea, l'industria videoludica ha scelto di dotarsi di un sistema di autoregolamentazione che comporta l'adesione ad una serie di regole di condotta che vanno dalla classificazione del prodotto alla sua promozione e pubblicità, dalla previsione di una procedura di contestazione ad un impianto di sanzioni per i produttori aderenti". A questo punto, allora, diventa però difficile spiegare la decisione del ministro di voler bloccare preventivamente il gioco. Una censura che non ha precedenti in Italia. Tanto più che sempre Gentiloni ricorda che "pubblico dei videogiocatori ha un'età media sempre più alta in Italia intorno ai 28 anni" nonostante "quasi il 100% dei bambini/ragazzi italiani tra i 4 e i 17 anni utilizzi più o meno frequentemente i videogiochi". E' la prima volta, però che si tenta di bloccare totalmente un videogioco, almeno in Italia. La censura operò in passato, ad esempio per Carmageddon, gioco in cui si facevano "punti" investendo pedoni, poi sostituiti da zombi dal sangue color verde per "edulcorare" il contenuto.

La Take 2 da parte sua si dice "amareggiata" perché "abbiamo ricevuto una classificazione adult only negli Stati Uniti e una messa al bando nel Regno Unito. Stiamo valutando quali saranno i nostri prossimi passi e il videogioco non sarà rilasciato in nessuna parte del mondo fino a che non avremo deciso cosa fare in questi due mercati" che per primi avevano posto limiti ai contenuti del gioco.

Risulta però evidente come i videogiochi, in questo momento, stiano subendo la stessa pressione mediatica e gli stessi meccanismi di censura che operarono nel tempo con la letteratura, col teatro, col cinema, con la musica, con l'arte e con tutte le forme di intrattenimento. Questo in un momento in cui i videogame si stanno evolvendo e diventando di massa: non sono più un divertimento per ragazzi, per bambini. Perché i bambini degli anni Ottanta sono diventati adulti e continuano a videogiocare. E ovviamente cercano in un mercato sempre più florido contenuti più profondi, trame più complesse e perché no, violente. Una scelta che si dovrebbe consentire, magari impedendo in maniera decisa che giochi non adatti a un pubblico giovane finiscano nelle loro mani. Questo piuttosto che impedire la pubblicazione di un titolo violando, in un modo o nell'altro, quel diritto alla libertà d'espressione che sembrava acquisito dalla società Occidentale. La polizia nei cinema pareva uno sbiadito ricordo di fine anni Settanta. Sembra invece ci si debba preparare a una nuova ondata iconoclasta, con un bersaglio semplicemente diverso. D'altronde si odia sempre ciò che è diverso o che non si riesce a comprendere.

Gian Luca Rocco