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"Mars One", cʼè anche uno studente italiano tra i cento colonizzatori di Marte

Il 25enne è stato selezionato per continuare il progetto internazionale che si pone lʼobiettivo di stabilire un insediamento umano permanente sul Pianeta Rosso

pietro aliprandi mars one
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C'è anche un ragazzo italiano, Pietro Aliprandi, tra le cento persone di tutto il mondo selezionate per far parte della squadra che vuole colonizzare Marte entro il 2025. Il progetto "Mars One", promosso da alcuni ricercatori olandesi, intende stabilire un insediamento umano permanente sul Pianeta Rosso. Per i partecipanti, astronauti non professionisti che hanno presentato la loro candidatura e da mesi stanno attraversando un lungo processo di selezione, c'è in palio un biglietto di sola andata per lo Spazio.

"Mars One", cʼè anche uno studente italiano tra i cento colonizzatori di Marte

In corsa ora sono rimasti in cento, che dovranno affrontare nuovi test e un lungo processo di formazione. Cinquanta uomini e altrettante donne, provenienti da tutti i continenti, pronti ad affrontare la fase due del progetto. Tra i 31 europei resta in gioco anche un 25enne italiano, Pietro Aliprandi, studente di medicina a Trieste. "Ho sempre sognato di visitare la luna, i pianeti e le stelle - scrive sulla sua presentazione -. Ispirato dai più famosi film di fantascienza, sin da piccolo ho scritto brevi racconti su viaggi nello Spazio, sognando sempre di essere uno dei protagonisti".

I dubbi del mondo scientifico - La strada, tuttavia, è ancora lunga. Il progetto, lanciato nel 2012 dall'imprenditore olandese Bas Lansdorp e tuttora alla ricerca di fondi, prevede che la prima colonia umana a sbarcare su Marte nel 2025 sia composta da solo quattro persone. E in molti già storcono il naso, soprattutto dopo la bocciatura del progetto da parte degli esperti del Massachusetts Institute of Technology (Mit) di Boston, che denunciano gravi errori di calcolo. La loro simulazione, presentata al congresso astronautico internazionale di Toronto, parla chiaro: i coloni potrebbero morire per asfissia dopo appena 68 giorni.