Boom di spettatori a teatro (+11,6%) e concerti (+14,5%), più visitatori in siti archeologici (+4,4%) ed esposizioni (+5,4%). Aumentano anche le presenze straniere (254 milioni, +8,4%). È la fotografia scattata dal 21° Rapporto annuale di Federculture
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Concerti, musei, teatri: a trainare e consolidare il settore turistico italiano è la cultura. Superando, in molti casi, i livelli pre-pandemici. I dati sulla fruizione di intrattenimenti culturali e ricreativi aggiornati al 2024 mostrano come il biennio nero della pandemia non sia stato solo archiviato, ma anche ampiamente superato. È questa la fotografia scattata dal 21° Rapporto annuale di Federculture 2025, che in questa edizione dedica un focus, appunto, al turismo culturale in Italia.
Boom per teatri e concerti - I dati aggiornati al 2024 evidenziano il trend positivo che ha caratterizzato l'andamento della fruizione di intrattenimento culturale e ricreativo. I fruitori dei teatri crescono dell'11,6% rispetto al 2023 e del 6,6% rispetto al 2019. Ma anche la stagione dei concerti vive un vero e proprio momento di boom segnando un +14,5% sull'ultimo anno e del +20% sul quinquennio. Meno ampia, ma comunque significativa, la crescita del trend di fruizione di musei e mostre (+3,5% rispetto al 2023 e +3,8% rispetto al 2019), e quella dei siti archeologici e monumenti, che vendono aumentare i visitatori del +4,4% sul 2023 e del +10,7% rispetto al 2019. Nel comparto del cinema, invece, nonostante nel 2024 la fruizione sia cresciuta del +11,7% sul 2023, si registra una variazione negativa del -9% rispetto al 2019. Sono le generazioni più giovani (età compresa tra i 6 e i 24 anni) a dimostrarsi più interessate a partecipare alle attività culturali, con livelli di adesioni in media superiori al 10% in media rispetto a quelli della popolazione nel suo complesso.
Musei, 60,8 milioni di visitatori nel 2024 - Nel 2024 i musei statali hanno registrato 60,8 milioni di visitatori, per un valore di introiti lordi pari a 382 milioni di euro. Si tratta di valori mai registrati in precedenza e superiori, non solo rispetto a quelli del 2023 (+5,4% visitatori, + 21,7% introiti), ma anche se confrontati con gli ottimi numeri del 2019 (+11% e +57,6%). Tra i siti statali a far la parte del leone in termini di visitatori e introiti sono i musei autonomi, che nel 2024 hanno accolto 44,7 milioni di visitatori e realizzato 316 milioni di introiti lordi. Nella classifica dei maggiori attrattori colpisce il dato del Colosseo che è storicamente il sito più visitato d'Italia, ma che nel 2024 vede aumentare i propri visitatori del 20% sul 2023 e del 93,4% rispetto al 2019, praticamente un raddoppio.
Offerta culturale unica - La cultura si conferma il principale motore della domanda turistica tanto che nel 2024, i Comuni a vocazione culturale toccano il 63,2% delle presenze, con un'incidenza pari a circa il 57% del totale della componente turistica straniera, che sceglie l'Italia proprio per la ricchezza dei luoghi e l'unicità dell'offerta culturale. L'aumento dei flussi turistici è trainato dalle presenze straniere che, secondo i dati Istat, nel 2024 hanno raggiunto i 254 milioni (+8,4% rispetto al 2023).
Occhio all'overtourism - La crescita delle presenze dall'estero, cui fa eco l'aumento del turismo interno, rende necessaria una programmazione e interventi mirati, per evitare che l'aumento del turismo generi effetti negativi sulle località interessate, a discapito della qualità di vita dei residenti, dell'ambiente e della tutela del patrimonio culturale. Questo fenomeno, noto come overtourism, porta con sé anche la diffusione incontrollata degli affitti brevi turistici, soprattutto nelle città d'arte. Nonostante le criticità che questo comporta per le famiglie residenti, non si può non constatare che la crescita degli affitti temporanei ha avuto un impatto positivo sulla capacità ricettiva italiana, ampliando la domanda e diversificando l'offerta e di conseguenza sostenendo il turismo culturale. Negli ultimi 15 anni gli affitti temporanei hanno generato in media 30mila presenze in più all'anno. Questo è ancora più evidente nelle aree interne meno sviluppate, in cui questo modello rappresenta una concreta opportunità di crescita turistica e sviluppo economico, con un impatto ambientale ridotto grazie alla minimizzazione del consumo di nuovo suolo. Per garantire un turismo culturale sostenibile, capace di valorizzare il patrimonio senza comprometterlo, è però indispensabile adottare strategie integrate e coordinate, regole chiare e condivise e un forte investimento in governance, ricerca e innovazione.
I festival - L'Italia è uno dei Paesi al mondo più ricchi di festival. Sebbene non esista un vero e proprio censimento si contano, almeno 3mila iniziative distribuite in tutto il territorio. I festival di approfondimento culturale godono di buona salute e rispondono a un'istanza che da oltre un ventennio permane tra il pubblico italiano: trovare occasioni di autentico approfondimento in un panorama informativo spesso superficiale, unito a un profondo bisogno di condivisione di esperienze live. I festival determinano importanti ricadute sulle città che li ospitano, in primis per il turismo e la visibilità mediatica delle località, ma anche per le ricadute socio-economiche e occupazionali.
L'effetto proclamazione - Anche la nomina a Capitale italiana della cultura ha un effetto immediato in termini di turismo culturale. Da una parte aumentano gli eventi e le occasioni temporanee di offrire alla cittadinanza e ai turisti spettacoli, eventi e manifestazioni culturali, dall'altra si registrano importanti ricadute sull'economia locale. È molto interessante notare, spiega Federculture, come questo trend di sviluppo inizi a partire da quello che viene definito "Effetto proclamazione". Già in seguito alla designazione si produce spesso un effetto positivo sul turismo. Di norma, nell'anno in cui viene proclamata la Capitale italiana della Cultura, l’aumento di arrivi rispetto all'anno precedente è mediamente del 5%. Considerando l'anno del titolo - invece - l'incremento medio è del +16% in termini di arrivi turistici e del +12% delle presenze. Questo effetto non si esaurisce e ha un'onda più o meno lunga negli anni successivi con un aumento medio degli arrivi nell'ordine del 15% e del 9% nel secondo anno.
Chi sono i professionisti della cultura - Secondo l'Istat, per l'anno 2024 si stimano 843mila occupati in ambito culturale, pari al 3,5% dell'occupazione totale. Questo dato posiziona l'Italia al di sotto della media comunitaria (3,8%) e in linea con i valori di altri Paesi, come Spagna, Ungheria e Polonia (3,6%), che si trovano al ventesimo posto nella classifica generale dei Paesi Ue. Rispetto agli altri Paesi comunitari, l'occupazione culturale in Italia coinvolge meno la fascia d'età più giovane: sul totale degli occupati in ambito culturale la quota dei 15-29enni è pari al 12,8% (contro il 18,1% della media europea). Questa percentuale posiziona il nostro Paese al penultimo posto nella graduatoria Ue. Viceversa, la quota di occupati over50 è pari al 38,6% e colloca l’Italia al primo posto della classifica, vicino a Germania e Bulgaria. Il nostro Paese detiene anche un altro primato: quello per incidenza di lavoratori autonomi. Quasi la metà di coloro che svolgono una professione di ambito culturale ha un'occupazione indipendente (46,3%) contro una media europea al di sotto del 32%.
Federculture: "Bene il taglio dell'Iva sulle opere d'arte" - Andrea Cancellato, residente di Federculture, ha commentato: "L'appuntamento con il Rapporto annuale è sempre occasione per fare il punto sullo stato del settore, rafforzando la consapevolezza che la cultura rappresenta l'identità e la coesione nazionale, l'esercizio della ricerca e del confronto delle conoscenze e dei saperi, la pratica quotidiana dei cittadini, in particolare dei giovani. Un vero e proprio 'welfare culturale' fondamentale per la società e il Paese, che va sostenuto e fatto crescere. Per questo abbiamo negli anni posto all’attenzione dei decisori proposte concrete con spirito costruttivo e collaborativo. Tra queste, nel mese di giugno, è giunta al traguardo una nostra richiesta: il taglio dell’Iva per le opere d'arte da 22 al 5%. Un provvedimento di grandissima rilevanza capace di rivitalizzare un settore della cultura, quello del commercio delle opere d’arte, in fortissima crisi, ma che acquisterà un rilievo assoluto nel momento in cui sarà un'Iva speciale uguale per tutti i prodotti della cultura, utile a favorire la partecipazione culturale di tutti i cittadini.