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La famiglia al tempo del Covid-19? Un impegno pari a un secondo lavoro

Con scuole chiuse e nonni fuori gioco, il peso di figli e casa è gravato soprattutto sulle donne, anche se i papà italiani si sono comportati meglio dei colleghi statunitensi, inglesi, francesi e tedeschi

Con le scuole chiuse a tempo indeterminato, le tate a riposo e i nonni confinati in casa per proteggerli dal contagio, i genitori sono stati duramente provati dal lockdown. Boston consulting group, società leader nella consulenza strategica, ha provato a quantificare il maggiore imagno dedicato alla famiglia con risultati per un verso attesi, ma comunque d'impatto: figli e casa hanno chiesto un impegno equivalente quasi a un secondo lavoro, con un carico di almeno 28 ore a settimana in più.

L'indagine “Covid-19 impact on working parents” ha censito più di 3mila genitori in cinque Paesi, (Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania e Italia).  Il 60% degli intervistati non ha alcun aiuto esterno nella cura e nell'educazione dei propri figli e un altro 10% ha un aiuto in meno rispetto a prima della pandemia.

 

I genitori ora trascorrono in media 27 ore in più ogni settimana nelle faccende domestiche, nella cura dei bambini e nell'istruzione - quasi quello che richiederebbe un altro lavoro - oltre alle loro responsabilità familiari prima della crisi. Per l'Italia il dato è anche superiore: se prima della crisi i genitori dedicavano 35 ore a settimana per far fare i compiti ai figli e svolgere le attività domestiche a essi legate, adesso questo numero di ore è aumentato di 33 ore, schizzando a 69 ore totali a settimana, contro le 48 registrate nello stesso perioro dai francesi.

 

La nuova e più pesante routine riguarda sia le madri sia i padri, ma le donne continuano a sostenere una quota sproporzionata dell'onere, proprio come hanno fatto prima della crisi. In media, le donne attualmente trascorrono 15 ore in più nel lavoro domestico ogni settimana rispetto agli uomini. 

 

Nel  nostro Paese le mamme lavorano per la famiglia 79 ore a settimana rispetto alle 55 sommate dai papà; una differenza di 24 ore di differenza, quantificabili in tre giorni di lavoro in più. Un riconoscimento deve essere però, fatto ai papà italiani che rispetto ai papà di altri paesi censiti sono stati più collaborativi nei confronti delle compagne, aumentando di 29 ore il proprio contributo alla casa rispetto al periodo pre-crisi.

 

A subire le conseguenze di questa nuova organizzazione familiare è stato il lavoro, anche questo trasferitosi dall'ufficio al salotto domestico: quasi la metà degli intervistati ritiene che le loro prestazioni sul lavoro siano diminuite a causa della gestione di queste responsabilità aggiuntive.

 

E la situazione non accenna a migliorare: a metà maggio, le scuole erano ancora chiuse in 162 paesi in tutto il mondo, colpendo il 70% dei bambini in tutto il mondo. Anche quando le scuole e i campi alla fine riapriranno, pronostica lo studio, è probabile che non lo faranno con le stesse modalità di un trimestre fa e ciò potrebbe effettivamente esacerbare l'onere per i genitori, in quanto si prevede che tornino in ufficio senza alcun sostegno per i loro figli. Il fenomeno potrebbe avere ricadute anche sulle aziende che a questo punto saranno le destinatarie di nuove esigenze da parte dei loro dipendenti con i bambini, 

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