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Le agenzie di rating: cosa sono e a che cosa servono?
 

Organizzazioni autonome e indipendenti, le agenzie di rating formulano un giudizio oggettivo sugli enti e sugli Stati sovrani emittenti titoli di debito sul mercato finanziario

"Se l'Italia dovesse fallire a usare i fondi di Next Generation Ue per spingere le prospettive del Pil a medio termine, questo potrebbe esercitare pressioni al ribasso sul rating sovrano dell'Italia”. Lo ha scritto in un report l’agenzia di rating Fitch, aggiungendo che una revisione del giudizio sarebbe “in linea con i criteri di valutazione che abbiamo identificato quando abbiamo confermato l’Italia a BBB-”. Ma cosa significa BBB-? E cos’è esattamente un’agenzia di rating? Si tratta di un’organizzazione privata indipendente che valuta il grado di solidità di una società, uno Stato o un ente territoriale che emette titoli sui mercati allo scopo di finanziarsi.

La parola “rating” significa “valutazione” e sta a indicare la capacità di enti privati o pubblici di adempiere le rispettive obbligazioni finanziarie, dunque ripagare i propri debiti in base alle scadenze prestabilite. Le agenzie di rating offrono un giudizio sintetico e oggettivo per indicare la stabilità finanziaria di un’impresa e danno un punteggio alfanumerico, basandosi su una scala di valori determinata, sul profilo di rischio di credito. Tradotto: sul rischio che il debitore non assolva i suoi obblighi di pagamento e di rimborso del capitale nei confronti del creditore.

Il rating è uno degli elementi che determina il costo del prestito e può essere utile agli investitori per controllare l’affidabilità del proprio investimento. Infatti, dal giudizio delle agenzie di rating si determinano le condizioni di acceso al credito da parte degli enti esaminati. Quest’ultimi possono essere classificati secondo diverse scale di valori che cambiano in base all’agenzia che emette il rating.

 

Tipologie di rating - Esistono quattro tipologie di rating: di credito, di credito internazionale, sul debito delle nazioni e il country ceiling rating. Il rating di credito valuta il debito di un ente; quello di credito internazionale analizza rischi e costi di un investitore che trasferisce titoli espressi in valuta estera nel proprio Paese; il rating sul debito delle nazioni esprime invece l’affidabilità di uno Stato di ripagare i propri debiti mentre il country ceiling rating valuta il rischio di una nazione sulla possibilità di bloccare eventuali uscite di capitali dai propri confini.

 

Per formulare un giudizio su un’impresa, uno Stato o un ente territoriale, l’agenzia di rating deve analizzare le caratteristiche economico-finanziarie dell’ente sotto esame. In altre parole, controllare bilancio e altri parametri quali: redditività, remunerazione del capitale, flussi di cassa, rapporti tra i mezzi propri e il debito da pagare. All’agenzia spetta quindi il compito di confrontare i parametri della società esaminata con quelli di altre società del settore, dunque monitorare l’andamento del mercato e le peculiarità del settore stesso. Al centro degli studi degli analisti ci sono anche: affidabilità, capacità del management dell’azienda, credibilità dei progetti e degli obiettivi prefissati.

Prima di ricevere la valutazione, la società sotto esame fornisce all’agenzia di rating un questionario compilato con tutte le informazioni richieste. Quindi gli analisti dell’agenzia visitano l’impresa per valutarne l’operato e verificare i dati ottenuti in precedenza, monitorano tutti i movimenti di denaro e le attività svolte. Il processo di attribuzione del giudizio dura circa tre mesi, ma cambia a seconda del periodo. Di fatto, il rating viene rivisto periodicamente.

 

A richiedere una valutazione è sempre una società, uno Stato, un ente territoriale emittente dei titoli. Se da un lato per un ente non è obbligatorio sottoporsi al giudizio di un’agenzia di rating, dall’altro la mancanza di una valutazione da parte di una di queste organizzazioni autonome potrebbe penalizzare l’ente stesso e considerarlo più rischioso di quanto realmente sia. Spesso l’agenzia di rating formula due giudizi diversi su differenti periodi. L’obiettivo: giudicare la capacità dell’azienda di adempiere le proprie obbligazioni sul breve e sul lungo termine.

La scala di valutazione - Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch sono le agenzie di rating più note. Oltre alle “tre sorelle”, ci sono numerose società autonome che valutano la solidità finanziaria di enti emittenti titoli come la canadese DBRS e la Modefinance, prima agenzia di rating Fintech in Europa. Standard & Poor’s formula giudizi che vanno da AAA, dunque massimo grado di sicurezza per il capitale e ottima capacità del debitore di estinguere le proprie obbligazioni, a D (in default) ovvero stato di insolvenza da parte del debitore e perdita del capitale dell’investitore. Nello specifico si parla di sicurezza nell’investimento (massima, alta, media e bassa) quando la valutazione va da AAA a BBB, mentre il giudizio è negativo e indica grado di non investimento se l’ente in questione riceve un voto da BB a D.

 

Per l’agenzia Moody’s invece il rating più basso è indicato con la lettera C. In genere, un investimento sicuro, per essere considerato tale, può essere valutato fino alla tripla B. Un’obbligazione è invece definita speculativa quando ottiene un rating inferiore a BBB. Il grado di rischiosità è direttamente proporzionale al tasso di interesse che paga l’obbligazione, quindi più elevato è il rischio del titolo, maggiore è il rendimento per l’investitore.

 

 

L’outlook - Ogni valutazione è accompagnata dall’outlook, o prospettiva futura del rating, che indica la probabile evoluzione del merito di credito nelle successive valutazioni. L’outlook può essere positivo, negativo o stabile.

Le agenzie di rating rivestono un ruolo fondamentale per determinare l’andamento del mercato finanziario globale. Nel 2012 la Fitch tagliò il rating dell’Argentina da B a CC, dunque due gradini sopra il default, giudicando così i bond argentini come speculativi. Una delle conseguenze fu la sfiducia degli investitori nei titoli di Buenos Aires.

 

Ma non sempre le “tre sorelle” hanno valutato correttamente gli Stati sovrani, dimostrando così di non sapere prevedere il fallimento di un Paese. Come riporta il Wall Street Journal, sui 15 default che ci furono dal 1975 al 2011, un anno prima del fallimento, sono 12 i casi in cui Standard & Poor’s e Moody’s emisero un giudizio superiore o pari a B (la stessa Argentina nel 2001 aveva un rating di BB-). Nel 2011, la S&P tagliò il rating della Grecia da BB+ a BB- e il Fondo monetario internazionale pubblicò uno studio in cui accusò le agenzie di rating di aver contribuito all’effetto contagio della crisi dei debiti dell’area Euro.

L’Italia è considerata dalle “tre sorelle” un Paese con un rating medio-basso. Il giudizio di Moody’s è Baa3, quello di S&P BBB mentre la valutazione di Fitch è BBB- e outlook stabile.

 

Articolo a cura di Virginia Nesi

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