Il decreto è stato pubblicato e la misura è operativa: più risorse per la riqualificazione energetica degli edifici pubblici e privati, ma restano escluse le installazioni di fotovoltaico e sistemi di accumulo residenziali
Cambia in meglio Scegliere una caldaia più efficiente è una spesa iniziale che farà poi risparmiare sulla bolletta, così come scegliere di sostituire gli scaldabagni elettrici con la caldaia a gas. Leggi l'articolo © Getty
Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, il Conto Termico 3.0 diventa pienamente operativo e porta con sé un pacchetto di novità che ridisegna il panorama degli incentivi per l'efficienza energetica e la produzione termica da fonti rinnovabili in Italia. Il decreto, approvato in Conferenza Unificata e firmato dal Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica, aggiorna il meccanismo avviato con il DM 16 febbraio 2016, introducendo modifiche sostanziali nella platea dei beneficiari, nei limiti di spesa e nelle tipologie di interventi ammessi. Il provvedimento mette a disposizione complessivamente 900 milioni di euro l'anno, suddivisi tra Pubbliche Amministrazioni e soggetti privati, con percentuali di copertura che arrivano fino al 100% per alcune categorie di edifici pubblici e che si attestano in media al 65% per i privati.
Tra le novità, spicca l'ingresso degli enti del Terzo Settore e degli edifici non residenziali, un ampliamento che apre la strada a interventi anche in ambito commerciale e produttivo. Allo stesso tempo, la misura conferma un orientamento selettivo: restano esclusi dal perimetro degli incentivi il fotovoltaico stand-alone e i sistemi di accumulo residenziali non collegati a interventi termici, mentre trovano spazio tecnologie come pompe di calore, solare termico, biomasse certificate e interventi sull'involucro edilizio. La logica è quella di concentrare le risorse su soluzioni integrate e sulla riduzione dei consumi termici, ritenuti strategici per la transizione energetica.
Il Conto Termico 3.0 amplia la platea dei beneficiari e chiarisce le tipologie di interventi incentivabili. Oltre alle Pubbliche Amministrazioni, già comprese nei precedenti meccanismi, ora possono accedere anche i privati, le imprese, gli enti del Terzo Settore e i soggetti che operano su edifici non residenziali, come uffici, esercizi commerciali e strutture produttive. Questa apertura rappresenta un passaggio rilevante perché permette di intervenire in settori che consumano grandi quantità di energia e che finora erano stati parzialmente esclusi. Alcune categorie ottengono condizioni particolarmente vantaggiose: scuole, ospedali e edifici pubblici nei Comuni con meno di 15.000 abitanti possono beneficiare di una copertura fino al 100% delle spese ammissibili, una misura pensata per sostenere le realtà locali e alleggerire i bilanci delle amministrazioni minori.
Sul fronte degli interventi, il decreto distingue due grandi aree. La prima riguarda l'efficienza energetica: qui rientrano l'isolamento delle superfici opache (cappotti termici), la sostituzione di infissi e schermature solari, l'installazione di sistemi ibridi per la climatizzazione, la sostituzione degli scaldacqua con pompe di calore, e gli allacciamenti a reti di teleriscaldamento. Si tratta di lavori di carattere edilizio e impiantistico che incidono direttamente sui consumi e che consentono di ridurre in modo strutturale la spesa energetica. La seconda area riguarda la produzione di energia termica da fonti rinnovabili: qui rientrano impianti solari termici, pompe di calore dedicate all'uso termico e generatori a biomassa certificati. Anche in questo caso, la logica è quella di sostenere impianti relativamente piccoli ma diffusi, capaci di ridurre le emissioni e il ricorso a combustibili fossili.
Il plafond del Conto Termico 3.0 è fissato a 900 milioni di euro all'anno, con una ripartizione tra 400 milioni destinati alle Pubbliche Amministrazioni e 500 milioni ai soggetti privati. Il meccanismo garantisce contributi fino al 65% delle spese ammissibili, ma in alcuni casi - come scuole, ospedali e piccoli Comuni - la copertura raggiunge il 100%. Per le imprese è previsto un tetto di 150 milioni annui, dedicati agli interventi sugli edifici aziendali, a conferma della volontà di supportare anche il settore produttivo.
Sul piano operativo, gli incentivi vengono corrisposti dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE). Se il contributo spettante è pari o inferiore a 5.000 euro, il pagamento avviene in un'unica soluzione. Per importi superiori, invece, è prevista l'erogazione in rate annuali costanti, che possono andare da due a cinque anni a seconda della tipologia di impianto e della potenza installata. Questa distinzione garantisce liquidità immediata per i piccoli interventi e un flusso costante per i progetti più consistenti. Tra le spese ammissibili rientrano non solo materiali e componenti tecnici - come pompe di calore, collettori solari, infissi e schermature - ma anche le prestazioni professionali legate a progettazione e diagnosi energetiche. In questo modo il decreto riconosce il valore della filiera tecnica e incoraggia la qualità degli interventi.
Uno degli aspetti più discussi riguarda la posizione del Conto Termico 3.0 sul fotovoltaico e sui sistemi di accumulo. Il decreto non prevede incentivi per il fotovoltaico installato in maniera autonoma, né per lo storage residenziale stand-alone. Questi interventi sono esclusi dal perimetro della misura, con una scelta precisa: concentrare le risorse sugli impianti termici e sugli interventi di riqualificazione energetica. Tuttavia, il fotovoltaico può entrare in gioco in maniera indiretta, se abbinato a interventi di sostituzione dell'impianto termico con pompe di calore. In questo caso, il pacchetto integrato può beneficiare di incentivi, ma non in quanto impianto elettrico a sé stante.
La decisione ha suscitato reazioni contrastanti nel settore. Da un lato, operatori e associazioni sottolineano che il PNRR e altri strumenti comunitari già offrono sostegno al fotovoltaico; dall'altro, chi auspicava un'estensione del Conto Termico a questa tecnologia denuncia un'occasione mancata, soprattutto in un momento di forte crescita del mercato delle rinnovabili elettriche. Resta comunque il fatto che la ratio della misura è quella di privilegiare gli interventi che riducono i consumi termici e migliorano la performance energetica complessiva degli edifici, settori ancora caratterizzati da forti inefficienze.
L'accesso agli incentivi avviene attraverso il PortaleTermico del GSE, la piattaforma digitale dedicata. I soggetti interessati devono presentare domanda entro 60 giorni dalla conclusione dei lavori, allegando la documentazione tecnica e amministrativa richiesta. Tra le spese ammissibili rientrano i costi per materiali, impianti, componenti accessori e manodopera, ma anche gli onorari professionali per progettisti, tecnici e certificatori energetici. Per quanto riguarda le modalità di erogazione, come detto, sotto i 5.000 euro si ottiene un pagamento immediato, mentre sopra questa soglia il contributo viene ripartito in più anni. Questo criterio rende la misura accessibile anche ai piccoli proprietari che intendono realizzare interventi limitati, come la sostituzione di infissi o l'installazione di uno scaldacqua a pompa di calore.
Per comprendere meglio l'impatto del Conto Termico 3.0, è utile analizzare esempi concreti.
Esempio 1: abitazione privata con pompa di calore
Un proprietario di casa decide di sostituire una caldaia a gas con una pompa di calore elettrica da 12 kW, per un costo complessivo di 14.000 euro. Applicando l'incentivo medio del 65%, il contributo spettante è di 9.100 euro. Il costo netto per il cittadino scende così a 4.900 euro, con un rientro dell'investimento molto rapido. Se la cifra spettante fosse inferiore a 5.000 euro, il pagamento arriverebbe in un'unica soluzione; in questo caso, invece, il contributo sarà erogato in più rate annuali.
Esempio 2: edificio commerciale con cappotto e infissi
Un negozio di 200 metri quadri decide di intervenire sull'involucro con cappotto termico e sostituzione degli infissi, per una spesa di 80.000 euro. Per questa tipologia di intervento, l'incentivo riconosciuto è stimato al 40%, pari a 32.000 euro. Il contributo viene corrisposto in più anni, ma rappresenta un abbattimento significativo del costo complessivo e consente all'esercente di ridurre drasticamente la bolletta energetica.
Esempio 3: scuola comunale in un centro sotto i 15.000 abitanti
Un piccolo Comune con 12.000 residenti decide di riqualificare una scuola primaria, sostituendo la vecchia caldaia con una pompa di calore e installando un impianto solare termico per la produzione di acqua calda. L'intervento ha un costo complessivo di 120.000 euro. Grazie al Conto Termico 3.0, in questo caso la spesa è coperta al 100%, senza alcun onere residuo per l’amministrazione. Questo consente al Comune di modernizzare gli impianti senza gravare sul bilancio locale, liberando risorse per altri servizi alla cittadinanza e riducendo al tempo stesso l'impatto ambientale.
Un primo commento ufficiale arriva da Giacomo Cantarella, presidente di Assoesco, l’associazione che rappresenta gli operatori specializzati in efficienza energetica e generazione distribuita. Cantarella sottolinea: "Accogliamo con favore la pubblicazione del decreto Conto Termico 3.0. In particolare, rispetto a quanto già previsto dal Conto Termico 2.0, è rilevante l'estensione agli edifici del terziario e l’innalzamento dei massimali di spesa per ciascun intervento. Positiva anche la copertura fino al 100% della spesa per i piccoli comuni, che rappresenta un segnale concreto di attenzione ai territori. È importante ricordare che il Conto Termico è pienamente compatibile con il modello contrattuale proposto dalle ESCo, l'Energy Performance Contract. Tuttavia, esprimiamo cauta preoccupazione per il plafond complessivo della misura: le novità introdotte potrebbero portare a una rapida saturazione delle risorse stanziate già nei primi mesi del 2026, con il rischio di un funzionamento a singhiozzo che penalizzerebbe la programmazione degli interventi".