Coca-Cola, nel 2020 al primo posto in Italia nel settore delle bevande

L'impatto occupazionale - Nel 2020, anno dello scoppio della pandemia, Coca-Cola ha contribuito per lo 0,05% al Pil nazionale, ma è soprattutto a livello occupazionale che il gruppo aziendale ha avuto un ruolo decisivo. Dallo studio emerge che, se la presenza di Coca-Cola venisse meno, oltre ad azzerare l’impatto economico su scala nazionale, ci sarebbero importanti conseguenze a livello occupazionale, soprattututto in quelle Regioni dove sono presenti uffici e stabilimenti delle tre società: la crescita del numero di disoccupati registrerebbe infatti +1,2% in Piemonte, +5,3% in Lombardia, +1,7% in Veneto, +1,8% in Abruzzo, + 0,3% in Campania, +1,2% in Basilicata e +0,3% in Sicilia.

Il peso del Covid - L'intero settore è stato penalizzato dalla pandemia e questo ha avuto evidenti conseguenze anche sull'andamento economico di Coca-Cola. Nello specifico, una contrazione delle risorse destinate alle imprese (122,4 milioni di euro) e allo Stato (circa 37,5 milioni di euro), oltre ad una perdita di 6.100 lavoratori indiretti, esterni e temporanei. Nonostante questo, Coca-Cola ha reinvestito oltre 2,5 milioni di euro nel canale Horeca - ovvero il settore della filiera hotellerie-restaurant-café -, attraverso politiche commerciali, fiscali e attività di comunicazione dedicate.

Per le comunità locali e l'inclusività - Secondo lo studio di SDA Bocconi, sono stati circa 60 i progetti dedicati all'inclusione, alla sostenibilità e all'educazione supportati da Coca-Cola nel biennio 2019-2020, per un totale di 4,4 milioni di euro (di cui 1,4 milioni alla Croce Rossa Italiana e 3,2 milioni di prodotti al personale sanitario impegnato nell'emergenza sanitaria). Sul fronte dell'inclusività, inoltre, Coca-Cola impiega un più alto numero di donne dirigenti (44% a fronte del 17%) e quadri (36% contro 29%), rispetto alla media delle imprese attive in Italia.