Giovedì 30 novembre va in onda in prima serata su Canale 5 la seconda puntata dello show comico. Tgcom24 ha incontrato uno dei protagonisti
di Massimo Longoni© Ufficio stampa
Dopo il successo del debutto "Zelig" torna giovedì 20 novembre in prima serata per la seconda puntata. Tra i protagonisti di questo appuntamento, che vedrà Andrea Pucci ospite speciale, Max Angioni, Dado, Antonio Ornano, Marta e Gianluca, Maurizio Lastrico, Eddy Mirabella, Corinna Grandi, Federica Ferrero, Simone Barbato e tanti altri. Tra i più attesi ci sarà Vincenzo Albano, che anche quest'anno ha ripreso il ruolo di social media manager della trasmissione già rivestito nella passata stagione.
"Zelig" per te è un po' tornare in famiglia, dal momento che tra laboratorio comico e spettacolo sono 10 anni che fa parte della tua vita...
Sì, anche se lo show all'Arcimboldi più che un ritorno in famiglia mi ricorda la gita di famiglia. La casa vera e propria è il locale in viale Monza, poi abbiamo queste trasferte di prestigio per fare gli spettacoli.
Cosa hai trovato in questi anni in questa casa?
Posso dire di aver trovato degli amici più che dei colleghi. Quando ci sono queste serate a "Zelig" e ci troviamo per organizzare il lavoro e fare le prove, ho la fortuna di poter dire che mi vedo con gli amici. Fra autori, comici, colleghi nuovi e colleghi di maggiore esperienza, è sempre un bel contrasto. Trovo veramente la serenità e l'identità perché lì noi ci sentiamo noi stessi, sentiamo di poter appartenere a un posto delegato allo spettacolo. E questa è la realtà tipica dei comici di "Zelig" che hanno una loro base, che è appunto il locale. In passato, o anche per altre tradizioni, questo non succede. I comici di "Colorado" per esempio non hanno la "casa", i comici di "Made in Sud" forse leggermente di più ma non hanno comunque la tradizione di "Zelig".
Già l'anno scorso in questa ripresa speciale all'Arcimboldi, tu ti sei occupato della parte social che ricordava il programma, in maniera assolutamente divertente. Da dove è arrivata l'ispirazione?
Questo ruolo di social media manager che mi sono ricavato viene dalla mia esperienza, che ho fatto io a precedenti, di fare il social media manager. Quest'anno ho cercato di dare comunque delle novità. Che sono sicuramente quelle dei nomi, delle persone, degli pseudo follower che ci seguono perché in realtà io cerco di scrivere, di riportare appunto quello che è il "sentiment", come dicono quelli bravi, dell'ambiente verso l'azione, quindi i tweet sono abbastanza plausibili. E le risposte piuttosto bizzarre.
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Le tue esperienze piuttosto recenti vanno anche fuori dal recinto del cabaret e della comicità tipo "Zelig". Hai partecipato a "Doc" e "Imma Tataranni", insomma fiction di grande successo.
Sono il frutto di una fiducia che mi hanno dato che ho saputo ripagare, credo bene. Diciamo che poi il ruolo del cabarettista in genere è un ruolo molto adattivo, nel senso che di tradizione chi fa cabaret in realtà è una persona molto duttile e molto sensibile. Senza voler fare accostamenti arditi, negli Anni 80 c'era una bellissima tradizione di cabarettisti, che ancora non si chiamavano stand up comedian, e grazie alla loro sensibilità sono diventati anche bravissimi registi e attori a tutto tondo. Per me quelli sono i modelli molto fluidi. Questo è un termine che ci piace tanto usare, ecco io lo userei anche a livello artistico.
Nella prima puntata avete avuto ospiti speciali Teo Teocoli e i Pampers. Cos'hanno portato in più?
Hanno ampliato la palette dei colori. Con i Pampers portando uno sketch che mancava forse alla trasmissione. Poi io con loro ho avuto modo di lavorare anche a "Colorado" ed è bello vederli in altre realtà perché non ci deve non ci deve essere una divisa, una casacca: facciamo parte tutti dello stesso mondo dello spettacolo, è bello questo interscambio culturale. Teo in realtà è padrone di casa. Ho avuto la fortuna di incrociarlo anche un paio di anni fa e ho avuto la fortuna di parlarci dietro le quinte di questa prima puntata, è la cosa bella che si ricordava di me. Per me è stato un orgoglio. Non mi sono risparmiato qualche domanda su quella Milano che l'ha aiutato a diventare quello che è. E lui non si è risparmiato negli aneddoti. Una persona stupenda, una persona stupenda davvero.
E la Milano nella quale è nato Teocoli era sicuramente una Milano diversa.
Ha formato un grande gruppo di attori comici che si è fatto le ossa e poi sono tutti diventati famosi, importanti.
Oggi com'è Milano invece da questo punto di vista? Hai parlato della "famiglia" dello Zelig ma fuori da lì che tipo di situazione vedi?
Beh diciamo che qualche gruppo c'è, oggi come allora, ma comunque ci sono anche tanti slanci individualistici, ci mancherebbe altro. Questo lavoro è fatto di tanti egocentrici che poi magari ogni tanto vanno anche d'accordo. Diciamo che se oggi ognuno di noi tende a piantare nel suo orticello il meglio e a ottimizzare i contenuti per i social, all'epoca che il mondo era diverso la gente si segnava le battute per avere una testimonianza ed evitare che gli altri potessero copiarle. Quindi diciamo che non è molto cambiata la cosa. A livello di gruppi di lavoro forse ce n'è di più oggi, c'è più frammentazione.