televisione

Mike, da mito a Co.Co.Co

Telebestiario di Francesco Specchia

23 Mar 2009 - 11:26

“Alleeegria!”, sticavoli. Provateci voi. Provateci a fare il Co. co. co. a 85 anni, carichi d’onori e galloni, avvolti nella leggenda e citati sia dal Dizionario della Resistenza che da quello della tv; provateci, a ritrovarvi su una strada, senza un contratto che non è stato rinnovato, e senza preavviso. Provateci voi, a far di nome Mike Bongiorno ed essere chiamati da Mediaset soltanto “d’ora in poi come collaboratore a progetto...”, in un momento in cui -maledetta crisi - i progetti non passano manco a morire.

Provateci, e poi diteci quanto c’è da essere allegri. Altro che fiato alle trombe Turchetti e ahi ahi ahi signora Longari. Effetto fiorello Ovvio che, poi, se passa dalle tue parti Fiorello; e ti chiede di presentargli uno spot su Sky, e tu sei lì, spaesato, lo sguardo da Buster Keaton e lo smoking sdrucito estratto da una canzone di Modugno; e tu, invece di sdraiarti ai giardinetti, hai uno sobbalzo d’antica gioventù; bè, ovvio che, a quel punto, a Fiorello dai retta. Alla malora la lealtà aziendale e le regole del mercato incrostate dai liberisti alla Milton Friedman: tutto, qui, s’incanala nell’ordine naturale delle cose. Così ha fatto il vecchio, ineffabile Mike. Ha presentato lo spot dell’amico Fiore su Sky, ed è stato tacciato di tradimento dagli uomini Mediaset (da Maurizio Costanzo in primis su Sorrisi & Canzoni: «...sono saltati i codici della lealtà, dell’onestà e anche dell’amore»).

E allora non ci ha visto più, ha svelato il motivo dell’insano gesto, ha preso i panni sporchi e li ha lavati sui giornali. Brutalmente: Mike, in quanto precario, non è più legato a nessuno e può fare quel cavolo che gli pare. Berlusconi, in pratica, fa un disoccupato in più. Ora: c’è la crisi, l’ottimizzazione aziendale è un atto liturgico e non esistono più i manager di una volta. Sicché, quando da Mediaset si accorgono dello sfogo del nostro non possono far altro che pronunciarsi con un: «...Mike è una parte importante della nostra storia, vincolare un simile personaggio ad un contratto d’esclusiva con una sola azienda sarebbe controproducente per lui stesso...». Peggio el tacòn del buso, la pezza è peggio dello strappo, dicono a Verona. Intendiamoci, i contratti son contratti, quando scadono è legittimo salutare, voltar pagina, e largo ai giovani (tranne, forse, se si chiamano Nicolò e Michelino figli d’arte e di Mike).

Però, diamine, Mike è pur sempre Mike. Michael Nicholas Salvatore Bongiorno è un brandello di Storia Patria, lo spudorato coraggio della normalità. Il candidato perpetuo al senatorato a vita. L’uomo che contribuì a fondare Mediaset e credette nel sogno di Cologno; e che conobbe l’attuale padrone Piersilvio Berlusconi quando aveva i calzoni corti; e che, solo fino a qualche mese fa, venne richiesto dal vecchio padrone, Silvio, di trovare un modo legittimo per ingannare l’immortalità. «Nella prossima telefonata a Mike, gli dirò che potrebbe avere un posto nel consiglio d’amministrazione dell’istituto di medicina predittiva del San Raffaele» affermò Berlusconi sr. «e potrebbe sottoporsi per primo alla cura per arrivare a questa mirabile soglia, ancora nella piena validità delle forze e dello spirito. Potrebbe interessargli molto, visto che tende all’immortalità !».

Potrebbe. cambiamenti Ma, in realtà, il problema è un altro. Mediaset, come il resto della tv e della società civile, sta profondamente cambiando: non esistono più intoccabili. Mike, certo, è ancora considerato un’inossidabile risorsa, «verrà sicuramente reimpiegato», dicono a Mediaset». Ma - bisogna ammetterlo - da qualche anno il suo target di riferimento è in affanno, e nel suo settore -i quiz- oramai giganteggiano altri. Conti, Amadeus, soprattutto Gerry Scotti ne hanno sublimato l’eredità. Al punto che Mike è dovuto ripiegare sui giochi a premi per ragazzi come Genius e Il migliore, sbeffeggiati, tra l’altro, con limpida efferatezza proprio da Fiorello. Eppoi c’è stato l’inciampo della sua conduzione di Miss Italia 2007, deroga di Mediaset a Raiuno. Fu un’edizione triste. Liti da cortile, spot da sagra paesana, fuliggine televisiva.

Va bene che la partner Loretta Goggi fu petulante e anacronistica; ma Mike –dio, Mike, il professionista invincibile- non era più lui. Si sprecò in battute acidule contro Pippo Baudo (sui parrucchini in multiplex, o sulla politica); sciolse il suo leggendario rigore nelle piccole nevrosi legate all’orologio («Dobbiamo chiudere, fate presto a mandare lo spot degli acconciatori», aveva ragione ma c’è modo e modo); mostrò la stizza di uno che ha altro da fare ed è stato incastrato a una cena coi parenti. Fu l’ ultima vera performance. ultima performance Il tempo passa per tutti. E da qualche anno (almeno dai tempi della direzione Scheri a Rete4) il grande Mike non s’abbandona più solo alle gaffe che rasentano il divino o allo sguardo fisso sulla linea d’un immaginario sestante. Va oltre. Si lascia andare a una malinconia pensionistica che non gli si confà. Ergo: in tempi di ristrettezze Mediaset si riserva l’ultima parola. Che, noi speriamo sia quella di preservarci Mike, facendogli riaccendere il sorriso.

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