televisione

Veni, Vidi, Vinci (di Matrix)

Telebestiario di Francesco Specchia

27 Feb 2009 - 20:42

Veni, vidi, Vinci. Vinci nel senso di Alessio. Cioè, qui si parla del ragazzone dalla mascella quadra e dall’occhio ceruleo che parrebbe uscito da un film americano e che invece sostituisce, da pochi giorni, Chicco Mentana alla conduzione di Matrix. Dell’esordio intimidito di Vinci in giacca chiara e cravatta celeste, del suo eloquio toscano impastato dall’uso quotidiano dell’inglese (Vinci è stato per anni corrispondente del sud Europa per la Cnn, mica cavoli), della puntata d’esordio col ministro Carfagna che lo cazziava brutalmente, del suo distacco dagli eventi e anche un po’ dagli ascolti (Vespa al primo scontro ha vinto sullo share 30 a 10, ma aveva ospite il Paolobonolissimo di Sanremo…); ecco, di tutto ciò, non discuteremo.

Né entreremo nel merito delle accuse di “sovietizzazione” di Mediaset che Mentana va propalando in ogni trasmissione che lo ospita da quando non ha più la sua. Non lo faremo un po’ perché –checchè ne dica Santoro che ha fatto di Chicco un partigiano della resistenza antiberlusconiana anzitempo- sono beghe da cortile tra editori e giornalisti; avvenne, per dire, la stessa cosa tra Dan Rather e la Cbs e se la videro fra editore e conduttore senza sentire il bisogno d’informare l’opinione pubblica.

Non sfruculieremo i fatti anche perché, siamo carichi di dubbi. Per dire. Se fosse vero che a Cologno Monzese regna un Soviet supremo che manipola l’informazione attraverso l’uso improprio di Emilio Fede, non capiamo perché l’ottimo Mentana che in quel Soviet ci ha sguazzato da vent’anni (da pluridirettore e anchorman di punta) se ne sia accorto solo adesso. Se ben ricordiamo, tra l’altro, l’unico screzio tecnico che avemmo su queste colonne col direttore Paolo Liguori fu proprio su Mentana, che era tutto tranne che un perseguitato. Non faremo neppure un accenno agli ultimi ascolti di Matrix, alle sovrapposizioni con la Gialappa e con Chiambretti, alle puntate coi comici e col cinepanettone ; tanto più non parleremo di politica. No.

Parleremo di Alessio Vinci, giustappunto. Vinci è Jas Gawronski da giovane. Stessa educazione (la prima cosa che ha fatto è ringraziare Mentana), stesso aplomb, identico approccio internazionale col pubblico e le notizie : saluta con “Goodnight , see you soon”, Buonanotte arrivederci a presto che ricorda il Good Night and Good Luck di Ed Murrow. Speriamo che Vinci mantenga tutto questo, privilegiando la cronaca, senza infilarsi nel cul de sac dei soliti ospiti logorroici (sempre gli stessi), delle stesse polemiche, delle medesime compagnie di giro politico che affollano i talk di seconda-terza serata.

Vero che il ragazzo è un neofita e condurre è cosa differente rispetto al mero servizio televisivo. Ma è anche vero che Matrix può contare sull’esperienza del vicedirettore Alessandro Banfi in grado di aggiustare tutto in corsa; e che pure Mentana, all’esordio di Matrix, mai aveva presidiato un programma, anzi per i primi mesi quasi beccheggiava davanti alla telecamera come fosse stato sulla prua d’un piroscafo. La scelta di Vinci, poi, strategicamente, è stata astutissima. Fuori Mentana, si poteva alimentare la polemica con l’omologazione avanzante nel Biscione, con “Mediaset fa fuori il dissenso”, con “si ascolta solo la voce del padrone” e via tambureggiando; e un’eventuale sostituzione di Chicco con Belpietro o Mulè o Brachino –solidi aziendalistii- poteva, in questo senso, peggiorare le cose.

Pescare da fuori azienda e arruolare un professionista stimato che viene dalla stampa estera, uno ancora intonso dalle beghe di potere tutte interne a Mediaset, ha messo ogni polemica a tacere. Vinci ha iniziato discretamente, né bene né male. Si tratta, ora, di fare ascolti.

Francesco Specchia

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