televisione

Caso spinoso per l'ufficiale Crespi

Nella fiction "Gente di mare"

17 Mar 2005 - 10:46

Lorenzo Crespi ritorna sul set come protagonista in "Gente di mare", nel ruolo di Angelo Sammarco, un ufficiale della Guardia Costiera di servizio a Tropea. "Ho girato fino a quindici metri sotto acqua" racconta Crespi che nella fiction indaga su un caso spinoso: una donna è stata uccisa, e il sospettato numero uno è il tenente di vascello Giacomo Onorato, comandante dell'Ufficio circondariale marittimo di Tropea.

Angelo sa benissimo che il suo ritorno a Tropea non sarà privo di conseguenze: è lì che ha passato la sua infanzia e ha conosciuto l' amicizia crescendo fianco a fianco di Toni e Sofia, i figli di Carmine Amitrano, amico intimo di suo padre.

A Tropea Angelo ha conosciuto l' amore e sempre lì ha perso il padre in circostanze misteriose. Il brillante ufficiale ha paura di tornare a fare i conti con il passato ma il suo "capo" sa che nessuno è così in gamba come lui per affrontare le difficoltà delle indagini. Angelo porta a termine la sua missione e l' indagine si rivela, nel corso delle varie puntate, molto più complessa di quanto non sembrasse all' inizio, tanto da spingerlo a chiedere al suo superiore di prendere il Comando dell'Ufficio circondariale marittimo di Tropea.

Sul set di "Gente di mare", fra gli altri, anche Vanessa Gravina. La regia è di Alfredo Peyretti e Vittorio De Sisti, quella della seconda unità e delle riprese subacquee di Jake Jakobson.

"Gente di mare" è stato scritto da Roberto Jannone, Leonardo Fasoli, Salvatore De Mola, Massimo Bavastro.

Lorenzo Crespi, chi è Angelo Sammarco, il protagonista di "Gente di mare"? 
L' ufficiale della Guardia Costiera Angelo Sammarco non è un super eroe. Lo è nel lavoro ma nella vita ha tutte le sue fragilità, le sue debolezze. Nel bene e nel male. E' un personaggio molto complesso. Sono molto contento di interpretarlo, mi permette una recitazione a tutto tondo. 

Lei è siciliano come si è messo nei panni di un calabrese?
Mia mamma è calabrese di Laureana di Borello. Ho preso il calabrese da lei e ci ho aggiunto il mio siciliano. Ho fatto un mix di accenti mantenendo un po' di cadenza meridionale. Però, io penso che in televisione bisogna parlare in italiano. Devi essere capito da tutti. Detesto quei film in dialetto così incomprensibile da richiedere i sottotitoli.

In "Gente di mare" è circondato da belle donne. Come un bel copione che si rispetti sono previste molte storie d' amore in questa fiction?
Vanessa Gravina, Giada Desideri, Tiziana Lodato sono tre attrici molto belle e brave. Con ognuna di loro, nel corso delle tredici puntate, ci sono diverse e complicate storie. D' amore e non. La prego non mi faccia dire di più.

Il dialetto l'ha facilitata ma anche il suo amore per gli sport le ha permesso di trovarsi a suo agio nelle scene d' azione. Non è così?
Ho praticato molti sport. In "Gente di mare" ci sono parecchie scene d' azione e non ho mai voluto la controfigura. Ho fatto pugilato per parecchi anni. Ho cominciato ad andare sul ring fin dai 12 anni: dai "primi guanti" sono passato alla terza divisione, poi alla seconda e poi alla prima. Ero ad un passo dal professionismo. Avrei voluto fare il pugile ma poi la mia vita è cambiata.

Cosa è successo? 
Mi sono trasferito a Milano, la mattina facevo il cameriere, il pomeriggio mi allenavo sul ring e la sera, approfittando del mio destro e sinistro micidiali, ero stato ingaggiato come buttafuori nelle più glamour discoteche di Milano. Poi una sera ho incontrato delle persone che mi hanno offerto di fare del cinema.

Così ha abbandonato il pugilato e si è messo a recitare. Tutto di un colpo, senza fare neanche un corso di recitazione?
Il pugilato in Italia è morto da più di quindici anni. Se avessi voluto passare al professionismo sarei dovuto andare negli Stati Uniti. Per quel che riguarda la recitazione avevo avuto modo di sperimentarmi fin dai tempi delle scuole elementari dove, ogni anno, ero protagonista di almeno tre recite: in una ero San Giuseppe, in un'altra Gesù e nella terza il diavolo. E poi cantavo. Molto meglio di quanto recito. Nel 1995 ho cominciato a recitare e nel 1996 avevo già fatto sette film. Stefania Sandrelli, con la quale ho lavorato nel film "Ninfa Plebea", quando le chiedevo come avesse fatto a diventare così brava e quali scuole avesse frequentato mi rispondeva così: "La mia è la scuola dei set". Ho fatto quindici film in sette anni. Poi di colpo una violenta interruzione mi ha cambiato la vita.

Cosa è accaduto?
Lavoravo in "Carabinieri" quando accusai un terribile dolore alla schiena. Lì per lì pensai a un vecchio incidente con la motocicletta. Feci una risonanza magnetica e venne fuori che avevo una grave e congenita malformazione alla spina dorsale che, a lungo andare, se non mi fossi operato subito, mi avrebbe portato alla paralisi. Da quel momento è cominciato il mio calvario: un' operazione delicattissima, tre anni di semi paralisi e di immobilità e una interminabile fisioterapia.

E come ne è venuto fuori? 
La fortuna di un attore non è quello che fa ma ciò che trasmette. Nessuno dei colleghi e degli amici, con qualche rara eccezione, mi ha più telefonato, nessuno mi è venuto più a trovare. E, a parte mia madre, quello che mi ha dato la forza di andare avanti è stato l' amore della gente. Il popolo di Internet si è messo in moto: si sono aperti forum e siti su siti dedicati a me. Non mi sono sentito più solo. La mia vita è cambiata: non esco, sono astemio, vado a dormire presto e prego molto. Non sono praticante ma, si può dire, che conosco il Vangelo a memoria. Sarebbe bello recitarlo. E poi con la lavorazione faticosa di "Gente di mare": ogni giorno dalle 9 alle 17,30 per nove mesi di seguito, è umanamente impossibile occuparsi d' altro.