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Al Festival di Sanremo tripudio di emozioni

Eʼ la svolta di Fabio Fazio: più spazio alle note e ai testi, Tgcom24 ha ascoltato tutti i brani

Tgcom24

"E' la festa della musica", parola di Fabio Fazio che ha presentato alla Rai di Milano tutte e 28 le canzoni dei 14 Big. Nel testi si parla d'amore ma anche di politica. In pole position Marco Mengoni, Chiara Galiazzo, Malika e Annalisa che si distinguono per classe e intesità emotiva. Outsider Simona Molinari con Peter Cincotti, Raphael Gualazzi ma il pubblico apprezzerà anche i Modà (presentano due ballad) e il rock dei ritrovati Almamegretta.

Gli Almamegretta sono una delle sorprese del Festival con "Mamma non lo sa" dal forte sapore rock che parla di lavoro e "Onda che vai", scritta da Domenico e Federico Zampaglione, dalle forti atmosfere medioerientali. Annalisa raffinata e sognante con la romantica ballata rock "Non so ballare", un bel brano scritto dal bravo Ermal Meta leader della band La Fame di Camilla (si presentarono tra i Giovani a Sanremo 2010, ndr). "Scintille" di Faini/Galbiati invece è più "fumettosa", ritmata, gioiosa, allegra e parla di conquista.

Emozionante, voce potente che ad un certo punto si apre all'orchestra con gli archi. Chiara convince con "L'esperienza dell'amore" di Domenico e Federico Zampaglione in stato di grazia. Molto meno efficace, invece, sulla più ritmata "Il futuro che sarà" del duo Chiaravalli e Bianconi dei Baustelle. Il consulente della direzione artistica del Festival Mauro Pagani ha confessato però, dopo gli ascolti, che la canzone inizialmente era solo pianoforte e voce "ed era molto bella".

"Fatece largo che passa il corteo se riempino le strade", sembra quasi un testo da "grillino" "A bocca chiusa" di Daniele Silvestri, che abbiamo ascoltato solo pianoforte e voce in versione demo nei prossimi giorni sarà completo l'arrangiamento. Radiofonica e più incisiva, come "Salirò", è "Il bisogno di te".

Elio e le Storie Tese non deludono le aspettative con la travolgente "Dannati forever" in cui fanno una lista di dannati di un moderno girone dantesco su un tripudio di strumenti musicali ("ma sono troppi i peccati mortali che ho collezionato per esempio fatto adulterio, mentito, rubato continuamente pisello toccato"). Ancora ironia sulla canzone perfetta anzi "La canzone mononota" con un ritorno di Elio giudice di "X Factor": "Ma se neanche sei in grado di cantare la canzone monotona ti consiglio di abbandonare il tuo sogno di cantante".

Essenziale, fine, melodica con un crescendo fino al tripudio finale. Chitarra e voce per Malika Ayane nel primo dei due brani dell'ispirato Giuliano Sangiorgi "Niente" a cui segue "E se poi" con un'atmosfera più estiva su chitarre elettriche. L'atteso ritorno di Marco Mengoni con la ballad "L'essenziale" firmato nelle musiche dallo stesso cantante e da Casalino e De Benedittis ma ancora più bella è "Bellissimo" un gioiello firmato da Gianna Nannini e Pacifico. Quest'ultimo brano ci mostra un Mengoni inedito, intimo e che arriva dritto al cuore.

Maria Nazionale con "Quando non parlo" firmato da Enzo Gragnaniello ed "E' colpa mia" di Servillo/Mesolella nulla toglie e aggiunge alla rappresentanza neomelodica napoletana. Un quasi rap efficace per Max Gazzè in "Sotto Casa" che poi si svela più pop in "I tuoi maledettissimi impegni". E' l'unico artista ad aver presentato due brani ritmati e allegri. Un plauso speciale. I Modà spiazzano presentando due ballatone la prima dedicata alla figlia di Kekko, Gioia, "Come l'acqua dentro il mare" e l'altra, più incisiva con venature rock, "Se si potesse non morire". Simona Molinari con Peter Cincotti sono gli outsider del Festival e potrebbero riservare sorprese con "Dr Jekyll Mr Hyde" di Lelio Luttazzi, roboante, allegra e maledettamente radiofonica. Meno diretta "La felicità" firmata da Carlo Avarello con musiche di Molinari/Cincotti/Vultaggio. Marta sui Tubi scivolano via prima con la battistiana "Dispari" che poi si svela in un crescendo rock e poi con "Vorrei".

Poeta con uno stile quasi alla Tenco" per "Mi manchi" che mostra un Simone Cristicchi innamorato e inedito con un climax musicale ascendente. Ironia classica sfoderata in "La prima volta (che sono morto". Infine Raphael Gualazzi propone con forza il suo stile in bilico tra jazz e pop con efficacia presentando "Sai (ci basta un sogno)" e "Senza ritegno" che parla di presa di coscienza politica tra percussioni.

Durante il Festival le due canzoni saranno giudicate dal televoto e dalla Sala Stampa. Una viene eliminata e l'altra va avanti nella gara.