Anche la Spagna ha il suo Maracanazo e dice addio al Mondiale: il Cile fa festa
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A Rio i campioni in carica perdono 2-0 e vengono eliminati. Gara decisa dalle reti nel primo tempo di Vargas e Aranguiz
Il primo, clamoroso verdetto di Brasile 2014 arriva dal Maracanà: la Spagna, dopo la debacle al debutto, perde 2-0 col Cile e chiude in anticipo il suo Mondiale. Le Furie Rosse partono piano e al 19' sono già sotto: assist di Aranguiz e gol di Vargas. Al 43' Casillas respinge male una punizione di Sanchez e Aranguiz mette dentro. Nella ripresa i sudamericani sfiorano addirittura il tris e strappano, con l'Olanda, il pass per gli ottavi.
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LA PARTITA
Finisce il regno di Juan Carlos e – probabilmente – quello di Del Bosque. Nelle calende spagnole questo 18 giugno sarà ricordato a lungo. E soprattutto, i reali non ce ne vogliano, sotto il profilo calcistico. La Roja campione di tutto – 2 Europei e 1 Mondiale negli ultimi sei anni – si scioglie al cospetto del Cile, una squadra giovane e rampante, capace di applicare al calcio ragionato e di qualità degli spagnoli, un pizzico di velocità e imprevedibilità ulteriore. La Spagna cade, la scossa è forte. Si avverte a Rio e in tutto il Brasile perché il Mondiale perde un'attesissima protagonista, forse la favorita numero uno. Per tutte le altre si apre un varco in tabellone (usando un gergo tennistico), ma per i tifosi iberici la delusione è grande. Non basta, a caldo, ricordare i trionfi di un'era per cancellarla o spalmarla del tutto. Ci vorrà del tempo. A Del Bosque rimarrà forse il rammarico di non aver tentato in anticipo la carta del ricambio generazionale. In Brasile è giunta una squadra logora fisicamente e mentalmente, incapace di reagire (alla pesantissima sconfitta dell'esordio), di rigenerarsi, di esaltare la sua enorme qualità. Tutti i nodi sono tornati al pettine e, in un girone infernale, le Furie Rosse sono state ammansite, fino all'eliminazione.
La sconfitta per 5-1 di Salvador non rimane così un incidente di percorso. Quel terribile secondo tempo è vivo nella memoria di tutti, compresi i due innesti nell'undici titolare: Javi Martinez (per Piqué) e Pedro (per Xavi). La rinuncia al perno del Barcellona fa un certo scalpore, ma quello che sorprende di più è la difficoltà spagnola nel tenere a bada Vidal e compagni, che approcciano il match furiosamente. Copertura del campo quasi maniacale, scatti, combinazioni rapide, chiusure tempestive. Tolgono alla Spagna modi e tempo di ragionare, si lanciano nella metà campo avversaria e il vantaggio arriva quasi subito: combinazione Sanchez-Vargas, tocco di Aranguiz e gol di Edu, che scarta Casillas e realizza il quindicesimo gol in Nazionale. Xabi Alonso - un disastro - sbaglia un altro gol dopo quello in avvio di partita, Diego Costa prova con dedizione a mandare in crisi i tre del reparto arretrato, ma il Cile tiene in piedi la baracca senza soffrire. Dagli spalti del Maracanà arriva una carica innaturale per gli uomini di Sampaoli, che al 43' raddoppiano: il "fratello scarso" di Casillas respinge una punizione di Sanchez in bocca ad Aranguiz, che di punta insacca il 2-0.
Nella ripresa, fra un cambio e l'altro, Del Bosque prova a rivitalizzare i suoi. In effetti c'è un po' di forcing, almeno per il primo quarto d'ora. Bravo non fa una parata, ma l'occasione migliore capita a Busquets: errore madornale, solo soletto, a due metri dalla riga di porta. Il Cile raccoglie le ultime energie e riparte con coraggio. Da un'accelerazione in quattro contro quattro, Isla ha una ghiotta occasione sul destro, ma arriva male in scivolata a alza troppo la mira. I titoli di coda scorrono: Cazorla prova a dare la scossa, Iniesta si inventa qualche giocata sopraffina, ma la Spagna non passa. Anche l'ingresso di Torres diventa fine a se stesso e nonostante sei minuti di recupero e un paio di prodezze del portiere avversario, la sostanza non cambia. Si è aperta una fase nuova della storia del calcio. La Spagna, al momento, ne rimane fuori. Agli ottavi vanno Cile e Olanda. Con pieno merito.