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Facchetti, il saluto dei "cugini"

Milan: "Simbolo di epoca irripetibile"

04 Set 2006 - 13:42

Appena avuta la notizia della scomparsa di Facchetti, molte sono state le testimonianze d'affetto. Fra i primi i cugini del Milan. "Facchetti era e resterà per sempre uno dei simboli più autentici del patrimonio di una Milano calcistica irripetibile e indimenticabile. Una bandiera in campo e fuori. Tutti i tifosi e le persone che vivono e lavorano nel Milan rivolgono sentite condoglianze ai congiunti e a tutti gli amici".

Appena diramata la triste notizia della scomparsa di Giacinto Facchetti, innumerevoli sono state le testimonianze di cordoglio nei confronti della famiglia e degli amici del presidente dell'Inter. Amici, "avversari" sportivi si sono subito impegnati a far sentire la loro vicinanza, a cominciare dai cugini rossoneri che, tramite un comunicato ufficiale, hanno voluto esprimere la loro vicinanza alla famiglia Facchetti, ricordando i meriti di un uomo che nella sua lunga carriera si è sempre distinto per signorilità e onestà. "Giacinto Facchetti era e resterà per sempre uno dei simboli più veri e autentici del patrimonio di una Milano calcistica irripetibile e indimenticabile. Sportivo vero, appassionato di calcio nel senso più partecipe del termine, ha fatto del comportamento e dello stile una bandiera sia in campo che fuori. Tutti gli sportivi milanesi e gli sportivi di tutta Italia erano in ansia per lui ormai da mesi. Oggi, la notizia. Tutti i tifosi del Milan, e tutte le persone che vivono e lavorano nel Milan, l'hanno accolta costernati. Per questo rivolgono vere e sentite condoglianze ai congiunti di Giacinto Facchetti e a tutti i suoi amici, i suoi collaboratori che hanno lavorato e condiviso emozioni con lui in tanti anni dedicati all'Inter".

Poi è stata una continua girandola di commenti, di tristi prese di posizione, a partire dall'altro sotrico "avversario", la Juventus. "La Juventus apprende con infinita tristezza la notizia della scomparsa di Giacinto Facchetti e si unisce al dolore della sua famiglia, dell'Inter e dei suoi tifosi e di tutti gli sportivi italiani per la perdita di un simbolo e di una bandiera del calcio mondiale". Commossa nel dolore anche la Figc: "La notizia della scomparsa di Facchetti ha destato profonda commozione tra i giocatori azzurri, in raduno a Coverciano, e in Federazione". "Un dolore straziante, una perdita immensa sotto l'aspetto umano quanto sportivo. Ci impegneremo ancora di più per ricostruire tutti insieme un calcio così come piaceva a lui" il commento di Antonio Matarrese, presidente della Lega calcio.

Poi è la volta degli amici, a cominciare dal compagno di Nazionale Dino Zoff: "Una persona straordinaria. Con lui ho passato tanti anni in Nazionale. Avevamo un ottimo rapporto che è continuato negli anni. Un ragazzo straordinario. Una grave perdita, la perdita di un amico". Tocca quindi a quella che, dopo Facchetti, può essere definita l'altra bandiera nerazzurra, Giuseppe Bergomi: "Non era solo la bandiera dell'Inter, era un bandiera di tutto il calcio italiano. Sono stato in contatto con lui fino all'ultimo, ha provato anche a portarmi all'Inter. Tutti hanno sempre riconosciuto le sue qualità anche a livello internazionale, me ne sono reso conto durante gli ultimi Mondiali. Giacinto ha scoperto di essere malato dopo un intervento al menisco. Mi sono sempre informato sulle sue condizioni, ho parlato spesso con Riccardo Ferri che giocava con lui a tennis. Nelle ultime settimane la situazione era peggiorata terribilmente... Quando scompare qualcuno, si dice sempre che è morta una persona splendida. In questo caso, è veramente così". Infine, la parola ad un rivale storico, quel Gianni Rivera avversario in mille battaglie: "Non ho parole. Giacinto per me era un amico un ex compagno di nazionale, ma era un padre ed un uomo esemplare. Ancor più che sul piano sportivo, Giacinto, era un uomo sportivo he lavorava sempre in punta di piedi senza mai cercare la polemica. Sono queste piccole cose che fanno capire quanto gli uomini valgono e sono importanti. Anche in Nazionale, quando si giocava insieme ha sempre dato il massimo senza spavalderia. Un uomo vero un dirigente che il calcio italiano avrebbe potuto rivalutare ancora di più".

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