Quest'anno sospese già tre partite
Il campionato 2002/2003 verrà ricordato come quello del ritorno in grande stile della violenza nel mondo del calcio, a tutti i livelli e in tutte le categorie, sia dentro che fuori dagli stadi. Lo dicono le stesse cifre: le partite di calcio con incidenti non di carattere sportivo sono aumentate del 25 per cento, mentre è aumentato del 260 per cento il numero dei feriti. Una stagione che già si era aperta nel segno della tensione, con l'aggressione di alcuni giornalisti nel ritiro di una Lazio che, allora, pareva allo sbando societario.
Tre partite sospese nei campionati di A e B, difficile a memoria torvare un'altra stagione così 'dannata'. Prima di Milano Como, e con Como in A, anche la violenza di Cagliari, in B, e l'aggressione a Emanuele Manitta. Due precedenti già gravissimi scatenati da eventi che non avevano avuto origine da comportamenti violenti di giocatori, ma da semplici eventi sportivi: a Como fu l'assegnazione di tre rigori all'Udinese a scatenare la 'rabbia' degli ultras, a Cagliari Manitta invece non aveva fatto proprio nulla, la partita sembrava scivolare via tranquilla verso la sua fine.
Ma la violenza di quest'anno non si limita ai tre episodi sopracitati: novembre è stato il mese 'horribilis' di questa stagione, con gli incidenti nella tribuna dell'Olimpico durante Roma-Inter, il 'caso Manitta', la bomba carta di parma che ferì a una mano un vigile del fuoco e l'aggressione a Napoli di Francesco Baldini.
A metà dicembre si posiziona Como-Udinese, mentre a gennaio la violenza va a colpite le serie inferiori, quelle dove in teoria la passione dovrebbe prevalere sugli stress della domenica: due giocatori dell'Avellino vengono aggrediti da alcuni tifosi, davanti alla casa di un terzo giocatore esplode una bomba carta. Pochi giorni dopo il giocatore del Piacenza Johnnier Montano viene aggredito al termine dell'allenamento da quattro ultrà emiliani. E ancora Cagliari, Carrara, Napoli, ma dovunque il calcio degli italiani, di alcuni italiani, viene vissuto come domenica di 'scontro', come momento di sfogo delle proprie frustrazioni e depressioni. Calcio attento: il tifo non abita più qui.