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Venezia 79, Hugh Jackman: "Sono un padre fragile al cinema come nella vita"

L'attore è il protagonista del film "The Son" di Florian Zeller in concorso alla Mostra del Cinema

Hugh Jackman sbarca a Venezia 79 con il film in concorso "The Son" di Florian Zeller.

La vita dei figli non corre alla stessa velocità dei genitori, il loro mondo, come il loro tempo, è diverso, spesso inconoscibile, specie quando c'è di mezzo il disagio mentale. "Il film mi ha cambiato come attore e come papà", spiega il divo 53enne.

 

Hugh Jackman, red carpet del film "The Son" a Venezia 79

 

Questa la storia: due anni dopo il doloroso divorzio dei genitori, il diciassettenne Nicholas (Zen McGrath) non può più vivere con sua madre Kate (Laura Dern). È in piena crisi esistenziale ed è felice solo quando si rifugia nei ricordi da bambino. Il ragazzo decide così di trasferirsi dal padre Peter (Hugh Jackman), che ha appena avuto un figlio dalla sua nuova compagna Beth (Vanessa Kirby). Peter prova a occuparsi di Nicholas, forse per la prima volta, ma la distanza tra lui e il ragazzo è difficile da colmare.

 

"Sì in questo film come nella vita sono un padre fragile - racconta Hugh Jackman - La vulnerabilità appartiene a uomini e donne. Solo che ai ragazzi gli si chiede a un certo punto di diventare uomini mentre per le donne non c'è nessun passaggio. Zeller, tra l'altro, ci ha chiesto proprio questo: mostrare la nostra vulnerabilità. Comunque questo film mi ha cambiato come attore, ma anche come papà rispetto ai mie figli di 17 e 22 anni".

 

Hugh Jackman sottolinea una battuta molto importante in The Son: "Non sempre l'amore è sufficiente". "Tutte le persone che fanno parte di questo film amano tantissimo - prosegue l'attore - ma nonostante questo si avverte che hanno bisogno comunque di amici, di un villaggio, si avverte insomma quanto siano isolate specie quando c'è di mezzo la malattia mentale. Il fatto è che siamo tutti nella stessa barca".

 

Ma dove è andato a finire Hugh Jackman tutto muscoli? "Wolverine è un archetipo tradizionale della mascolinità, ma di questo personaggio mi interessava di più il modo di pensare. Certo, sono fortunato perché interpretando Peter ho potuto finalmente essere più vicino a me stesso ed è stato Florian Zeller che mi ha dato questa opportunità. E di questo gli sono incredibilmente grato".

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