Dal 27 settembre al 9 novembre 2025 a Parma e altre città la prima rassegna italiana di cultura in Death Education
© Thomas Rabsch
Arriva al traguardo della 19esima edizione il festival Il Rumore del Lutto, in programma dal 27 settembre al 9 novembre a Parma e in altre città tra cui Torino, Genova, Firenze, Prato, Reggio Emilia e Los Angeles. Progetto culturale nato a Parma nel 2007, da un'idea di Maria Angela Gelati e Marco Pipitone, il primo festival di cultura in Death Education ha l'ambizione di individuare un nuovo spazio, destinato al dialogo e alla riflessione sulla vita e sulla morte, attraverso il colloquio interdisciplinare e trasversale tra differenti ambiti. L'edizione del 2025 è dedicata a un tema che accompagna da sempre la vita di ciascuno: l'Invisibile.
La musica, parte fondante del festival, torna con artisti capaci di evocare "dimensioni altre": da Blixa Bargeld e Teho Teardo (18 ottobre) a Gavin Friday, fondatore dei Virgin Prunes (19 ottobre), da Gianni Maroccolo e Hugo Race (2 novembre) a Federico Albanese, fino a Morgan, protagonista di un concerto-dialogo il 25 ottobre, e a Beatrice Antolini (26 ottobre). Il primo digital detox death café con gli Ash Code, le atmosfere di Nero Kane e i set sperimentali si intrecciano con performance teatrali, installazioni site-specific e letture poetiche, componendo una partitura che interroga la percezione del limite.
Accanto agli appuntamenti scientifici e formativi (convegni, lectio magistralis, tavole rotonde e workshop) il festival conserva la capacità di sorprendere con esperienze immersive: dal "Concerto al Buio" di Teho Teardo, da vivere distesi su un tappetino (31 ottobre), all'incontro con l'arte invisibile di Lucio Fontana, dal ritiro spirituale con Guidalberto Bormolini e gli amici di Tutto è Vita alle collaborazioni con altri festival, passando per "passeggiate gentili" nei cimiteri. Conclusione domenica 9 novembre all'Auditorium Paganini di Parma con una lectio magistralis di Massimo Recalcati. Il festival rinnova poi la sua vocazione educativa con laboratori di death education, incontri e percorsi creativi rivolti a tutte le fasce di età: studenti, insegnanti, operatori della cura e a tutte le "cittadine e i cittadini". Come spiegano i promotori, "parlare di trasformazioni, di lutto e di perdita, di ciò che non si vede ma ci abita, significa educare a vivere".