BATTAGLIA CONTRO L'INPS

Pensioni spettacolo, Ward e Boldi lanciano l'allarme: “Costretti a restituire l’assegno, rischiamo il lastrico"

Oltre 80 artisti denunciano la decisione della Cassazione che ha ribaltato anni di sentenze favorevoli sulle pensioni Inps. Proposta di legge bloccata in Parlamento.

10 Ott 2025 - 17:41
 © IPA

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Oltre 80 tra lavoratori e artisti del mondo dello spettacolo, tra cui nomi come Luca Ward, Massimo Dapporto, Massimo Boldi, Jerry Calà, Stefania Sandrelli, Simona Izzo e Franco Oppini, hanno inviato una lettera per "denunciare una situazione 'paradossale' che riguarda la pensione che dopo decenni di lavoro ci è stata riconosciuta e che rischia oggi di ridurci in miseria". Dopo anni di sentenze favorevoli da parte dei tribunali italiani in merito alla corretta liquidazione della cosiddetta “Quota B” delle pensioni ex Enpals, scrivono infatti nella lettera riportata dall'agenzia di stampa LaPresse, una pronuncia della Corte di Cassazione datata 29 dicembre 2022 ha ribaltato il quadro giuridico, aprendo la strada alla richiesta di restituzione di quanto percepito. Molti pensionati del comparto si sono visti decurtare l’assegno mensile e, in alcuni casi, obbligati a restituire le somme ricevute in base a sentenze passate, già tassate. Il mondo dello spettacolo chiede ora un intervento normativo urgente: una proposta di legge è stata presentata in Parlamento, ma giace ferma in Commissione Lavoro da mesi.

La denuncia collettiva degli artisti e le richieste all’Inps

 Sono oltre 80 gli artisti, attori e maestranze dello spettacolo che hanno sottoscritto l’appello pubblico inviato alle istituzioni e ai media. Gli artisti fanno riferimento al meccanismo di calcolo del trattamento pensionistico della gestione speciale per lo spettacolo, confluita nell’Inps nel 2011 dopo la soppressione dell’Enpals. Il trattamento si compone di due quote: la Quota A e la Quota B. È quest’ultima ad aver generato contenziosi, poiché, stando alla denuncia, l’ente previdenziale avrebbe liquidato in passato importi inferiori rispetto a quanto previsto dalla normativa vigente. Per anni, numerosi tribunali e corti d’appello hanno dato ragione ai pensionati, costringendo l’Inps a ricalcolare e maggiorare le pensioni.

L’origine del problema: Quota B e sentenze ribaltate

 La svolta è arrivata il 29 dicembre 2022, con la sentenza n. 38018 della Corte di Cassazione. La Suprema Corte ha ribaltato l’orientamento fin lì unanime della giurisprudenza di merito, accogliendo la posizione dell’Inps e stabilendo che le somme percepite dai pensionati in base alle sentenze precedenti sarebbero state “indebitamente versate”. Una decisione che, si legge nell’appello, “ha contraddetto tutti i magistrati intervenuti sino ad allora sulla questione”. A causa di questa nuova interpretazione, molti pensionati si trovano ora nella condizione di dover restituire quanto ricevuto, con l’aggravante di dover versare le imposte su somme che non percepiscono più. "Mentre l’Inps ha immediatamente avviato le procedure di recupero - spiegano -, l’Agenzia delle Entrate ha già applicato la tassazione separata sulle somme incassate negli anni precedenti".

Una proposta di legge ferma in Commissione Lavoro

 In seguito alle prime denunce pubbliche, il 5 aprile 2023 è stata presentata una risoluzione in Parlamento a firma dell’onorevole Federico Mollicone, presidente della Commissione Cultura della Camera. La risoluzione, trasformata in proposta di legge (atto n. 1793) assieme al deputato Walter Rizzetto, mira a correggere il criterio di calcolo della Quota B delle pensioni e a risolvere il conflitto interpretativo sorto in seguito alla sentenza della Cassazione. Il provvedimento è stato incardinato in Commissione Lavoro il 31 luglio 2024 grazie all’intervento dell’onorevole Marta Schifone, ma da allora non si registrano avanzamenti significativi nell’iter parlamentare. Nel frattempo, centinaia di lavoratori del settore si trovano in condizioni economiche precarie, privati di quanto avevano già ottenuto legalmente nei precedenti gradi di giudizio.

“Non è un Paese per vecchi… artisti”: l’appello e il panel del 22 ottobre

 Il tema sarà al centro di un incontro pubblico previsto per il 22 ottobre alle ore 11:00 presso il Teatro Studio Gianni Borgna dell’Auditorium Parco della Musica di Roma. L’evento, organizzato dal Nuovo Imaie, è intitolato “Diritti in scena: previdenza e recuperi Inps agli Artisti Interpreti Esecutori” e vedrà la partecipazione di numerosi protagonisti della protesta. All’incontro interverranno, tra gli altri, il presidente del Nuovo Imaie Andrea Miccichè, l’on. Mollicone, l’avvocata Federica Murineddu, che difende numerosi artisti coinvolti nei contenziosi, e il deputato Matteo Orfini. Sono stati invitati anche il ministro del Lavoro Marina Calderone e il presidente della Commissione Lavoro Walter Rizzetto. L’obiettivo è avanzare proposte concrete per superare il vuoto normativo e fermare le richieste di restituzione.

Ward: “Ci cancellano con una sentenza. Domani toccherà ad altri”

 Tra le voci più forti nella protesta c’è quella di Luca Ward. “Un’ingiustizia perpetrata dalla Cassazione e dall’Inps ai danni delle lavoratrici e dei lavoratori dello spettacolo italiano”, ha dichiarato l’attore. “Sono andati a colpire persone che ormai non lavorano più e che quindi hanno difficoltà ad andare avanti. Devono recuperare ‘quattro spicci’ che ci avevano così gentilmente concesso”. Ward ha poi aggiunto un monito rivolto anche a chi non è direttamente coinvolto nella vicenda: “Attenzione, non tutti sono stati colpiti, e già questa è un’anomalia. Abbiamo bisogno di tutti voi. Oggi è toccato a noi, ma domani sicuramente toccherà anche a voi”. La battaglia legale e politica degli artisti non si ferma: chiedono che si faccia luce su una questione che riguarda il diritto alla previdenza per una categoria storicamente caratterizzata da discontinuità lavorativa.