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Ospite a "Popular" Gaetano Ria, storico tecnico del suono di Lucio Battisti

In occasione della pubblicazione del cofanetto "Masters volume 2 Battisti come non lo hai mai ascoltato"

In occasione della pubblicazione del cofanetto "Masters volume 2 Battisti come non lo hai mai ascoltato", di Lucio Battisti, Gaetano Ria, leggendario tecnico del suono del cantante, ha incontrato la stampa del settore a Milano, nella sede del Sony Music.

Insieme a Gaetano Ria anche Alberto Radius e Mario Lavezzi storici collaboratori di Battisti e figure poliedriche della scena musicale italiana, non solo cantanti ed autori ma anche musicisti e produttori.

Ospite a "Popular" Gaetano Ria, storico tecnico del suono di Lucio Battisti - foto 1
lapresse

Il cofanetto contiene 48 brani estratti direttamente dai nastri analogici originali, restaurati e rimasterizzati a 24 bit /192 KHZ, ritenuta la migliore definizione possibile al momento. Gaetano Ria nostro ospite questa settimana a "Popular" parla così dell'esperienza in studio con Lucio Battisti.


Mogol non entrava mai in studio a lavorare insieme a Battisti, ricorda Ria; almeno nel periodo della "Numero 1". Lucio lavorava per conto suo con i musicisti. Lucio Battisti cantava in un finto inglese inserendo alcune parole italiane che in un certo qual modo "chiedeva" di inserire a Mogol. Giulio dopo avere ascoltato i nastri, basandosi sulla melodia scriveva i testi, tenendo conto degli input di Battisti su alcune parole.


Finita la parte cantata del progetto Mogol arrivava in studio per l'ascolto.  In "Umanamente Uomo....il Sogno", Lucio mi chiese di realizzare lui il missaggio, sempre sotto la mia supervisione, Mogol ascoltandolo non gradì e Battisti gettò il nastro dell'album nel cestino. A quel punto Battisti mi chiese di occuparmi del missaggio, non so dire se poi negli anni Mogol gradì o meno il lavoro, che poi uscì nei negozi. Indipendentemente dalle frizioni tra i due, l'unione tra Lucio e Mogol secondo me è indissolubile, hanno formato un binomio storico che è arrivato fino a giorni nostri.

Come è cambiato in questi anni il modo di registrare la musica...
Oggi l'abitudine rispetto a quando lavoravamo noi è quella di "gonfiare" la musica sui bassi, per renderla più fruibile nei lettori moderni.
 Il mio consiglio è quello di ascoltare la versione in vinile del cofanetto, perché è quella più fedele alla realtà e al modo di registrare e mixare di quel periodo, dal momento che noi lavoravamo nella prospettiva del trasferimento su vinile.
 Il suono del disco "classico" è più bello, appagante e "caldo".
Inoltre il disco in vinile dava la possibilità all'ascoltatore di sedersi nella massima comodità non solo per ascoltare la musica, ma anche per leggere le note di copertina.

Quale musica amava ascoltare battisti?
Lui negli anni '70 impazziva per gruppi come i Talking Heads, amava in particolare il modo inusuale di cantare di David Byrne o "Shock The Monkey"  di Peter Gabriel.
 Telefonai ad un ingegnere a Londra che mi parlò de Fairlight una tastiera allora molto evoluta, in grado di immagazzinare e riprodurre i suoni, che fu utilizzata nel disco dall'ex cantante dei  Genesis.
 Lucio lo scoprì fu il primo in Italia ad averlo, poi per due settimane non uscì di casa perché voleva imparare ad utilizzarlo in maniera corretta.

Quanto conta l'abilità del tecnico del suono nel realizzare un disco?
In ogni album la qualità del tecnico del suono, sta nell'amalgamare al meglio il tutto, posso dire che nel mio caso il cantante è centrale; nei miei lavori voglio che la voce "arrivi" all'ascoltatore nella maniera migliore.
In "Battisti come non lo hai mai ascoltato" è stato anche inserito un booklet con le interviste a musicisti e produttori che hanno lavorato con lui, dallo stesso Lavezzi a Renzo Arbore, Franz Di Cioccio, Alberto Radius, Phil Palmer, Alessandro Colombini, Mara Maionchi e lo stesso Gaetano Ria.
 

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