Le foto di Nicki Minaj mentre parla all'Onu contro le discriminazioni religiose
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La popstar ha preso la parola durante un panel delle Nazioni Unite dedicato alle discriminazioni religiose: "Nessun gruppo dovrebbe essere perseguitato per la propria fede". E ringrazia Donald Trump per "aver dato priorità al tema"
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Vestita di nero, con un look sobrio e in netto contrasto con la sua immagine pop, Nicki Minaj ha parlato all'Onu davanti ai rappresentanti internazionali riuniti per un panel dedicato alla persecuzione dei cristiani in Nigeria. Invitata dagli Stati Uniti, la cantante ha denunciato "gli attacchi alle chiese e le famiglie distrutte semplicemente per come pregano". Un intervento conciso ma deciso, che l'ha portata in una dimensione insolita per una star dell'hip-hop: quella del discorso politico-diplomatico. La rapper, che ha più volte parlato pubblicamente della sua fede cristiana, ha spiegato che «difendere la libertà religiosa non è una questione di schieramenti, ma di umanità».
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"In Nigeria, i cristiani vengono presi di mira" ha detto Minaj, ringraziando Donald Trump per "aver dato priorità a questo tema e per la sua leadership". Il presidente americano, da tempo vicino all'artista, l'ha voluta personalmente come relatrice all'evento organizzato dall'ambasciata statunitense presso le Nazioni Unite. Il rappresentante USA che ha introdotto il suo intervento ha spiegato che la scelta di Minaj rispondeva al desiderio di "raggiungere un pubblico che di solito non segue i temi della diplomazia o dei diritti umani".
Nel suo discorso, Nicki Minaj ha insistito sull'importanza di non trasformare la religione in motivo di divisione: "Questo non riguarda il prendere una parte o l'altra - ha detto - ma l'unire l'umanità di fronte all'ingiustizia. È ciò che ho sempre difeso anche nella mia musica". Il suo intervento è arrivato dopo le dichiarazioni di Trump, che aveva evocato possibili azioni militari se le violenze contro i cristiani in Nigeria non si fossero fermate. Dichiarazioni che hanno acceso il dibattito anche tra gli osservatori internazionali: secondo analisti e fonti citate dalla Bbc, la crisi nigeriana non è solo religiosa, ma intreccia questioni etniche, settarie e sociali. Le autorità di Abuja hanno replicato duramente, definendo le accuse una "grossa distorsione della realtà" e ricordando che le vittime dei gruppi jihadisti sono sia cristiane sia musulmane.
Con questo intervento, Minaj si inserisce nel solco di altre celebrità che hanno scelto di usare la propria notorietà per lanciare un messaggio globale: da Emma Watson, che nel 2014 all'ONU parlò di parità di genere, fino ad Angelina Jolie, impegnata da anni come inviata dell'Alto Commissariato per i Rifugiati. La differenza, nel suo caso, è il tono: più diretto, colloquiale, a tratti spiazzante per un contesto istituzionale. Minaj ha alternato dichiarazioni solenni a frasi brevi e spontanee, come quando ha ricordato: "L'ho detto anche sui social: nessuno dovrebbe mai temere di pregare secondo la propria fede". Un linguaggio semplice ma efficace, capace di parlare a un pubblico giovane e abituato più ai palchi musicali che ai palchi diplomatici.