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"La maman et la putain", il film scandalo torna al cinema restaurato dopo 50 anni

Dal 13 marzo nelle sale la versione rimasterizzata in 4k presentata al Festival di Cannes 2022. Guarda la clip esclusiva 

"La maman et la putain", il film scandalo torna al cinema restaurato dopo 50 anni - foto 1
Stefania Collalto

"La maman et la putain", il film scandalo di Jean Eustache, torna al cinema dal 13 marzo.

Restituito al grande pubblico in versione restaurata in 4k al Festival di Cannes del 2022, con la più grande interpretazione di sempre per Jean-Pierre Leaud, attore feticcio dei grandi registi della Nouvelle Vague da Truffaut a Godard e icona del cinema francese, arriva finalmente nelle sale nel suo 50mo anniversario. Nel 1973 infatti, proprio a Cannes, aveva vinto il Grand Prix Speciale della giuria, e da allora è considerato il più grande film francese del dopo 1968. Dopo la morte del regista nel 1981, questo capolavoro è diventato quasi invisibile.


 

Sinossi

  Alexandre è un giovane e pigro disoccupato francese che trascorre le sue giornate sorseggiando caffè a Saint-Germain-des-Prés. Alexandre non ha problemi a farsi mantenere dalla più matura Marie, che ha una piccola boutique, con cui intrattiene una relazione di tipo aperto. Un giorno il giovane incontra un'infermiera, Véronika, giovane e squattrinata come lui. E, nonostante la ragazza sia inizialmente po' interdetta dal comportamento per nulla passionale di Alexandre, i due finiscono per innamorarsi e fare l'amore durante un’assenza di Marie. Fra i tre presto si innesca un pericoloso e complesso rapporto, che oscilla tra la tenerezza, la gelosia e la disperazione.

 

Scandaloso

  Alla sua uscita nel 1973, la pellicola diede scandalo: come nessun altro film prima, questo parlava di amore libero e di un triangolo amoroso con una autenticità abbagliante. Inoltre, trattava il tema dell'aborto, argomento scottante a quel tempo. Il pubblico era oltraggiato da quelli che considerava dialoghi pornografici (“Oh, un Tampax!”, “Oh, mi viene da vomitare!”, “Oh, logorroico!”, “Oh, corpi nudi e donne che parlano della forma di un pene!”). Oggi, questi argomenti sarebbero accolti con un sorriso, ma non vanno liquidati con sufficienza, perché esprimono il desiderio del cineasta di non trascurare niente di ciò che succedeva in una relazione tra uomo e donna nel 1972, al di là della coppia uomo dominante-donna adorante.


"La Maman et la Putain" ha fatto da spartiacque nella storia del cinema internazionale, diventando una pietra miliare assoluta. Il film celebra il formato visivo ed il linguaggio della Nouvelle Vague raccontando al meglio i fermenti della Parigi post-68 e aprendo un dibattito profondo nella società francese, sul ruolo della donna, sugli ideali politici e privati. 

La pellicola, vietata ai minori di 14 anni, è entrata al 53esimo posto della classifica Top 100 dei film più belli di tutti i tempi di Sight and Sound.


Un film senza tempo

Punto di riferimento per cinefili e cineasti in Francia e oltremare e oggetto di culto tra registi e registe del cinema odierno, la lista dei suoi stimatori di ogni generazione è infinita: da Wim Wenders a Michael Haneke, da Jane Campion a Claire Denis, da Jim Jarmusch a Jacques Audiard, da John Waters a Gaspar Noé, da Noah Baumbach a Cédric Klapisch e Guillermo del Toro.

Cinquant'anni  dopo lo scandalo che diede alla sua proiezione al Festival di Cannes nel maggio del 1973 e quarant'anni dopo la morte prematura di Jean Eustache nel novembre del 1981, "La maman et la putain" ha ancora molto da dire.

E nonostante sia stato visto sempre meno dalla sua uscita e non sia mai stato restaurato, ha continuato a essere il simbolo del cinema d’autore e del cinema relazionale.

 

Fotogallery - "La maman et la putain", il film scandalo restaurato in sala: guarda alcuni scatti


 

 

Le caratteristiche del film

  Affascina su tutti i livelli: la sua lunghezza è fuori dal comune (3 ore e 40 minuti); il suo bianco e nero risulta spettrale e, per certi versi, primordiale; le interpretazioni (principalmente di tre attori: Jean-Pierre Léaud, Françoise Lebrun e Bernadette Lafont) sono anticonformiste, nel senso che ripudiano il naturalismo, ma non il sentimentalismo; e il tocco sobrio e leggero del regista ricorda la sicurezza ipnotica dei classici, gli artisti “fondamentali” che Eustache ammirava sopra tutti - Renoir, Lubitsch, Guitry, Pagnol, Mizoguchi, Lang, Dreyer, Murnau.


 

La tecnica di Eustache

 Viste le poche risorse a disposizione, Jean Eustache sviluppò un elenco riprese rigoroso per dedicarsi interamente ai “dialoghi di fuoco”, come li definisce Bernadette Lafont. I dialoghi fungono da archivio per la generazione del maggio sessantottino e quella seguente, inclusa la nostra.

L'esplorazione delle relazioni e della libertà assoluta di amare, le parole febbricitanti pronunciate da personaggi caduti nella morsa dell'amore e la liricità - che da sublime diventa ridicola per poi ritornare a essere sublime - catturano l'intimità orale e scritta di due amanti nel corso di una, due o cento notti come nessun altro film riesce a fare. È per questo che, cinquant’anni dopo, questo film è più attuale che mai. "La maman et la putain" è un film per chi pensa di dover reinventare l’amore.

 

Eustache lo girò a Parigi nell'arco di sette settimane tra il giugno e il luglio del 1972 e chiedendo ai suoi attori di rispettare alla lettera ciò che era scritto nel copione. Per lui non c’erano alternative: prima di rivisitare i suoi ricordi d’infanzia, doveva capire il disordine della sua vita amorosa del tempo e per farlo aveva bisogno di scriverlo, dirigerlo e, quindi, vederlo e ascoltarlo. A colpire lo spettatore è la ruvidità del film - una storia d’amore senza limiti, che solo il cinema, forse, può partorire. Eustache credeva di poter scrivere la sceneggiatura di "La maman et la putain" in una settimana, ma alla fine di suddetta settimana non aveva finito nemmeno la scena iniziale.


E proprio questa idea viene fatta a pezzi. "La maman et la putain" è un film da cui nessuno stereotipo o assunto esce illeso. È questo a rendere il film non solo moderno, ma anche attuale. Rappresenta il crollo delle convinzioni più dure a morire, tra alcol, amore e conversazioni.

Il suo arrivo in sala è solo il primo simbolico passo di un lungo cammino di restauro dell'opera del cineasta, che verrà progressivamente ripresentata al pubblico  durante il 2023, con una nuova analisi critica. Per troppo tempo i film provocatori di Eustache sono stati annoverati tra quelli dei grandi talenti dannati. C’era un bisogno impellente di riproporre le sue pellicole e, con esse, dare di nuovo scandalo, poiché sono ancora controverse, commoventi e vive. Non c’è né madre né puttana. E il film continua a ripetercelo ancora oggi. 

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