Di Delphine de Viagan

"Le gratitudini" in scena al Franco Parenti: il potere delle parole che sfuggono come i ricordi

Dal 13 al 18 maggio a Milano con la regia di Paolo Triestino

09 Mag 2025 - 11:17
 © Luca D'Agostini

© Luca D'Agostini

E' un viaggio nel cuore dei sentimenti "Le gratitudini", commovente romanzo denso di fascino di Delphine de Vigan, scrittrice francese contemporanea, che prende vita sulle scene al Teatro Franco Parenti di Milano dal 13 al 18 maggio, nell'omonimo spettacolo di cui firma regia e adattamento Paolo Triestino, anche attore accanto a Lucia Vasini, Lorenzo Lavia e Valentina Bartolo.  Uno spettacolo intenso e delicato, che esplora il potere delle parole, di una in particolare, "grazie" e dei ricordi, toccando con incredibile empatia quelle corde intime e profonde dell'animo umano.

© Stefano Scanferla

© Stefano Scanferla

La trama

  La memoria della persecuzione nazista, una vita passata tra i libri, le parole che sfuggono inesorabilmente man mano che l’età avanza, sono questi i pensieri che si accavallano confusamente nella mente di Michka, ex correttrice di bozze, di origini polacche, che le parole, con cui ha convissuto per tutta la vita, opponendole al caos del mondo, le sta perdendo in un vuoto sconosciuto, un turbinio incontrollabile, dove è proprio il caos a regnare e tutto si confonde. Nella residenza per anziani dove è stata "costretta" a ritirarsi per non soccombere agli inevitabili intoppi della vita quotidiana causati da quelle parole diventate "birichine", Michka realizza il suo ultimo desiderio: dire grazie a chi tanti anni prima le salvò la vita. Ad aiutarla ci sono Marie, figlia di una vicina di casa, a cui Michka ha fatto da seconda madre e che adesso le viene in aiuto e le fa visita ogni settimana e Jerome giovane e appassionato ortofonista, che la aiuta a rimettere in ordine le parole. Sono loro che accudiscono e sostengono Michka nel suo ultimo viaggio intrecciando le loro vite in un mirabile incrocio di sentimenti, passioni, rimpianti dove tutto, però, è ancora possibile. Basta volerlo, con caparbietà e decisione e con un sorriso.

Le parole del regista

 Delphine de Vigan ha scritto un romanzo luminoso e toccante, che Paolo Triestino ha saputo tradurre in uno spettacolo altrettanto "illuminante" ed emozionante: "Questo romanzo ha una polverina magica, di quelle quasi inspiegabili, che lo rende capace di toccare talmente tante corde ed è questo che un buon copione teatrale deve fare".

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