DAL 31 OTTOBRE AL 7 NOVEMBRE

L'"Anfitrione" di Filippo Dini sul palco del Manzoni: "Psicoanalisi e politica (italiana) per attualizzare il capolavoro di Plauto..."

In scena dal 31 ottobre al 7 novembre con Antonio Catania, Gigio Alberti e Barbora Bobulova:

30 Ott 2019 - 12:00
 © Ufficio stampa

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Sul palco del Teatro Manzoni di Milano, dal 31 ottobre al 7 novembre, arriva l'"Anfitrione" firmato da Filippo Dini. "Abbiamo voluto iscrivere questo classico di Plauto nell'oggi", spiega il regista, che ha raccolto un cast d'eccezione tra cui spiccano Antonio Catania, Gigio Alberti e Barbora Bobulova: "Con la speranza di divertire ma anche di incidere nella coscienza per farci ritrovare forse, un dialogo con il nostro doppio...".

E proprio alla teoria psicoanalitica del doppio si riallaccia questa riscrittura del capolavoro di Plauto datato 206 a.C. "La storia di Anfitrione ha appassionato tutte le epoche e sono innumerevoli le versioni e le messe in scena che si sono susseguite fino ad oggi. Figli della psicoanalisi noi abbiamo voluto intendere Giove, il Dio, riconoscendogli un ruolo ben specifico quello del doppio, la parte oscura, nascosta e profonda dell'uomo...", racconta Dini.

Sergio Pierattini ha così riscritto una nuova pagina di questa torbida storia, dove si consuma il più ambiguo dei tradimenti, quello inconsapevole di una moglie, che si concede tra le braccia di una divinità, la quale assume le sembianze umane del marito per passare una notte con lei.

Tragicommedia la definisce Plauto ed è infatti tra tragedia e comicità, verità e inganno che si compiono le vicende di Anfitrione, dilettante populista dei giorni nostri, un uomo politico senza qualità, che ha vinto le elezioni nell'incredulità di tutti ed è lo sciatto marito di Alcmena, bella "First Lady" di cui si invaghisce Giove.
"In ognuno di noi c'è un secondo noi stessi che troviamo ai margini del quotidiano, confinato in una zona buia e nascosta e al quale permettiamo di venire allo scoperto e di esprimersi", racconta il regista rivelando come la metamorfosi di Giove, che diventa Anfitrione per una notte e trascorre una notte senza precedenti con la bella Alcmena, possa essere intesa come l'espressione del doppio, dell'"altro" Anfitrione. 

l'"Anfitrione" di Plauto riscritto in chiave moderna tra populismo politico e psicoanalisi

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Il paesaggio in cui inizia la commedia è quello di un esterno di notte, una notte prolungata all'infinito appositamente da Giove per attuare l'inganno senza essere riconosciuto. L'ambientazione è un cortile fuori dalla casa, un luogo-non-luogo, metafora di quell'inconscio, che dimora in ognuno di noi: "C'è sempre qualcosa di sinistro e di torbido che aleggia nell'aria, perchè l'argomento è sinistro e torbido, una sorta di incubo del quale però c'è bisogno di riderne... ed ecco il perchè della commedia".

"Anfitrione" diventa quindi una storia che entra nell'intimo e nel personale quotidiano  di ognuno di noi: "Appartiene all'archetipo del nostro vivere comune dalla notte dei tempi, ed è una riflessione sul nostro essere mortali sul rapporto con noi stessi, con le nostre paure e in definitiva con il nostro doppio".
 

Alcmena è una donna di oggi e Anfitrione è un uomo di oggi, una coppia contemporanea della quale viene messa in luce la problematica di coppia priva di soluzioni. Tra loro si è spenta la passione e l'interesse e solo nella notte in cui Giove si trasforma in Anfitrione i due rivivono gioie e piaceri che pensavano aver perso definitivamente. "Confido che ci si possa riappropriare di questa storia per fare del bene, per incidere sul nostro quotidiano per influenzarlo prendendo coscienza  che c'è un'altra possibilità dentro di noi, un altro noi, e tentare così un incontro, una convivenza serena. La possibilità di comprendere è la presa di coscienza di un altro sé" aggiunge Dini, che sottolinea anche come psicoanalisi e politica vadano a braccetto: "Ci sono molti riferimenti alla nostra situazione politica: "In politica più che in qualsiasi altro settore si poteva trovare un personaggio simile a questo Anfitrione, uomo di bassa levatura, ingenuo e di cui nessuno si può capacitare che abbia potuto prendere il potere, il perfetto tipo ambizioso che emerge da una battaglia vittorioso, ma è senza meriti. E'un ottimo modo per attualizzare e rendere moderno il testo di Plauto..."

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