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Giulia Bevilacqua in "Due partite": "Un match generazionale"

Al Teatro Manzoni dal 2 al 19 febbraio la pièce di Cristina Comencini. Tgcom24 ha intervistato una delle quattro protagoniste

Arriva al Teatro Manzoni di Milano, dal 2 al 19 febbraio 'Due partite' di Cristina Comencini. Sul palco, con la regia di Paola Rota, le scene e il disegno luci di Nicolas Bovey, ci sono Giulia Michelini, Paola Minaccioni, Caterina Guzzanti e Giulia Bevilacqua, alle prese con un vero e proprio "match generazionale" come lo definisce la Bevilacqua intervistata da Tgcom24.

"Una partita a carte negli anni Sessanta, nel primo atto, in cui quattro donne, buttano sul tavolo, insieme alle carte, anche pezzi del loro cuore e della loro vita vissuta. E 40 anni dopo, nel secondo atto, le figlie di quelle donne che si ritrovano, per il funerale di una delle madri, a ricordare e a parlare di loro stesse, delle loro paure, ansie, frustrazioni, gioie, come facciamo sempre noi donne, rimettendoci ogni volta in discussione..."... così Giulia Bevilacqua racconta a Tgcom24 lo spettacolo...

Due generazioni di donne a confronto quindi?
Sì, è in corso proprio un match generazionale. E' uno spettacolo che non vuole però dare risposte, bensì fare delle domande e far riflettere gli spettatori, donne e uomini che siano. Mi piacerebbe che non si parlasse di uno spettacolo “al femminile”, perché è discriminante a mio parere. E' vero è scritto da una donna, interpretato da quattro donne e diretto da una donna, ma molto interessante anche per gli uomini...

Anche se di uomini non ce ne sono...
Di uomini si parla nello spettacolo, sempre, e alla fine, in realtà, ne usciamo peggio noi donne che loro, ma noi abbiamo un po' più di ironia. Il messaggio che arriva comunque è che gli uomini sono fondamentali nella nostra vita. Le stesse attrici interpretano sia le donne protagoniste degli anni Sessanta sia le rispettive figlie, quasi a voler insistere sulla continuità che le lega, a prescindere dagli anni passati, dai diversi stili di vita...

Chi vince nel match quindi? Quale generazione ha la meglio e cosa una rimpiange o rinnega dell'altra?
La domanda dello spettacolo è proprio questa, ma non c'è una risposta. Restano tutte caratterizzate dalle stesse nevrosi, dagli stessi complessi, dai stessi desideri e dalle stesse domande. Il mio personaggio Gabriella vive col rimpianto di aver abbandonato la musica e il pianoforte per il marito e i figli e fa ricadere questa frustrazione su di loro. Sara, la figlia, diventa una bravissima e famosa pianista. Ma chi mi dice che lei lo desiderasse davvero? Chissà se quello era il suo sogno... Negli anni Sessanta le madri sacrificavano la loro soddisfazione personale per i mariti e i figli, ma allora non veniva vissuto come una rinuncia... Nello spettacolo, e nella vita... le figlie portano l'eredità delle madri, chi riproponendo lo stesso modello, chi facendo esattamente l'opposto. Nel caso di Sara, la figlia di Gabriella, lei seguirà la passione della madre per il pianoforte e diventerà una grande pianista...

Madri che immaginano il futuro delle loro figlie, figlie che hanno vissuto e interiorizzato le loro madri e si proiettano in loro o ne fuggono, per diventare se stesse, come ha spiegato la regista Paola Rota,...

Ma cosa manca alle figlie di oggi?
Io credo che a noi donne di oggi manchi soprattutto lo spirito di sacrificio che avevano le nostre madri. Ci arrendiamo di fronte ai più piccoli ostacoli e la durata dei rapporti dei nostri genitori ne è la prova. Una volta si superavano i problemi insieme...adesso lo spirito di indipendenza ci ha rese un po' schiave, perché nel nome dell'indipendenza non siamo più capaci di rinunciare. Dobbiamo essere brave in tutto, sempre di più perché la pressione è sempre più alta. Ma dovremmo imparare a dire di no e a sacrificare qualcosa

"Due partite" è un classico ormai, che arriva dal teatro (scritto e portato in scena nel 2006, per la regia della stessa Comencini), è diventato un film nel 2009 ed è tornato a teatro... dove è il suo posto secondo te?
Lo spettacolo è stato scritto per il teatro ed è quello il suo posto. In teatro ha una riuscita incredibile Ha un testo, quello di Cristina Comenicini che lo supporta e un impianto registico, quello di Paola Rota, che è molto efficace perché permette al pubblico di entrare subito nei personaggi...

Ti sei confrontata con le attrici che ti hanno preceduta per entrare nel tuo personaggio?
Mi pesava molto rapportarmi alla Buy che mi ha preceduto nel ruolo che interpreto. Diciamo che abbiamo lavorato insieme, in team, con Paola Rota e con le altre attrici. Abbiamo scavato nell'intimo delle donne, nel primo atto ancora di più perché era molto più difficile immedesimarsi. E' stato molto bello lavorare così e ho imparato moltissimo.

E tu dove stai meglio in televisione (al momento sei tra i protagonisti della nuova fiction Mediaset "Amore pensaci tu" su Canale 5) o in teatro?
Teatro e tv sono entrambe due relazioni d'amore per me, l'una è più viscerale, è passione allo stato puro, c'è un rapporto più diretto col pubblico, entri in scena e sei quel personaggio e te lo porti dentro per tutto il tempo... a volte anche per sempre. La televisione ha ritmi più lenti ma il bello è che si lavora in gruppo e tutti i ruoli sono importanti e ciò che stia facendo rimarrà per sempre ed è esaltante lavorare ad un progetto che poi sai continuerà per sempre.