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"Fight Club" compie 20 anni: dal grido di una generazione alla storia del cinema

Il film di David Fincher con Edward Norton e Brad Pitt non fu subito un successo e acquisì col tempo il proprio status di culto

"Fight Club" compie 20 anni: dal grido di una generazione alla storia del cinema - foto 1
Ansa

Dopo il passaggio in anteprima alla 56esima Mostra del Cinema di Venezia, il 29 ottobre 1999 "Fight Club" usciva in sala in Italia.

Al botteghino fu un flop e il passaggio successivo in home video, con il tempo, lo ha fatto diventare un cult. Il film di Fincher con la coppia Edward Norton-Brad Pitt ha segnato il cinema e la cultura anni 90, fotografia di una generazione e del suo grido carico di dolore verso una società distante e disinteressata, e sorta di guida per le anime nell’era del consumismo e dell’economia globalizzata.

Basato sull'omonimo romanzo di Chuck Palahniuk, il film di David Fincher investe lo spettatore con la sua disturbante parabola, i contenuti metatestuali e l'analisi della nostra società.

 

Seguiamo le vicende del protagonista e Narratore Edward Norton (uomo talmente privo di personalità da non meritarsi nemmeno un nome), dalle ossessioni all’angoscia, attraverso il riparo e lo sfogo nei gruppi di mutuo aiuto fino all'arena dove ribellarsi e combattere i propri disagi come una parabola di una realtà insopportabilmente pesante che raggiunge l’apice dell’autodistruzione.

 

Il film riflette sul consumismo e l'alienazione dell’uomo moderno ("La pubblicità ci fa fare lavori che odiamo per comprare cazzate che non ci servono. Non abbiamo uno scopo né un posto") e ci pone la domanda: cosa siamo? Persone che non contano nulla, numeri, consumatori, tendenze. Ieri come oggi. "Fight Club" è anche un racconto sul tema del doppio incarnato da Edward Norton/Brad Pitt: siamo una personalità multipla con perenni insoddisfazioni, sogni annacquati, debolezze pronte a nascondersi nella forza nel nostro doppio. Due estremi complementari che hanno bisogno l’uno dell’altro. Almeno stando a Palahniuk.

 

Lo scrittore scrisse il romanzo ispirandosi a un'esperienza vissuta in prima persona: fu malmenato in campeggio dai vicini (dopo essersi lamentato con loro a causa di alcuni schiamazzi). Quando tornò in ufficio nessuno gli chiese come stesse, nonostante i suoi vistosi lividi e ferite, facendo finta di niente. Questa indifferenza lo colpì profondamente, dando corpo al suo esordio letterario.


Costato 63 milioni di dollari, il film non fu premiato dal botteghino, e anche gli Oscar lo ignorarono (ottenne solo la nomination al Miglior montaggio sonoro). Probabilmente troppo nero, feroce e nichilista per l'Academy. Le successive vendite in home video, con il passare degli anni, lo hanno reso un imprescindibile cult. Anche per le lezioni di vita dell'anarchico Tyler Durden, da "Diventa la migliore versione di te stesso" a "Non sprecare il tuo potenziale". Senza dimenticare "La prima regola del Fight Club: non parlare mai del Fight Club".

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