"Modena Park? E' stata una seduta psicoanalitica, uno spartiacque: c'è un prima e c'è un dopo" dice il rocker di Zocca prima della partenza del tour negli stadi
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Vasco Rossi ha fatto le prove del suo "Vasco Non Stop Live" al Rockisland di Rimini, prima di cominciare i concerti negli stadi (da Torino, passando per Roma) per tutto il mese di giugno. "Non mi considero un Dio, nemmeno un Messia ma una rockstar" dice il cantante di Zocca. Che parla anche del proprio futuro, del rock, della situazione nel nostro Paese, di "Albachiara", della trap, di Sanremo e di Claudio Baglioni. Con una menzione speciale per Caparezza: "E' un genio".
SENZA FERMARSI - Il vecchio leone non ha per nulla voglia di andare in letargo, anche dopo l'abbuffata da record del "Modena Park" dell'estate scorsa, evento da 225mila persone entrato di diritto nella storia della musica. "Qualcuno pensava che potessi smettere, fermarmi e sedermi sugli allori, ma se lo avessi fatto non sarei stato io. Non ci penso a fermarmi, anche perché stare sul palco mi tiene in riga. Procediamo ad libitum".
NUOVI STIMOLI - Vasco Rossi, terminate le prove del suo "Vasco Non Stop Live" prima della data zero di Lignano Sabbiadoro e il via ufficiale a Torino l'1 e 2 giugno (poi Padova il 6 e 7, Roma l'11 e 12, Bari il 16 e 17, Messina il 21, altri stadi - Milano compresa - sono stati già opzionati per il 2019), si racconta, partendo dalla sbornia collettiva di un anno fa che sembra avergli dato nuovi stimoli ed energia. "Stanno arrivando nuove canzoni. Prima della prossima estate ce ne sarà una di carattere femminile filosofico. Modena Park, oltre ad essere stato una seduta psicoanalitica che mi ha riappacificato con me stesso e con la mia storia, è stato uno spartiacque: c'è un prima e c'è un dopo Modena. Quello è stato un evento unico, ma non ci penso nemmeno a rifarlo. Magari per i 50 anni di carriera se saremo ancora qui".
ROCKSTAR - Non un Dio, nemmeno un Messia, ma una rockstar sì. "Mi ci autodefinii io negli Anni 80 per differenziarmi dai cantautori. Anche io sono un cantautore, ma usavo il gruppo come strumento al posto della chitarra acustica e il rock come linguaggio comunicativo, più adatto a provocare le coscienze. Che è quello che deve fare un artista". La sua prima provocazione, ricorda Vasco, è stata Albachiara: "Parlare di masturbazione femminile negli Anni 70 non era scontato", ma il vanto è "non aver mai smesso, sono un provocautore".
LA TRAP, BAGLIONI E SANREMO - A 66 anni, non ha paura di dire "il rock italiano sono io", ma apprezza la nuova scena musicale, dove a farla da padrona è la trap. "La ascolto, ma faccio parte di un'altra epoca. I rapper sono i nuovi cantautori. Scrivono testi provocatori, belli, potenti. E Caparezza su tutti è un genio. In giro vedo molti più talenti adesso di una volta". Anche Sanremo lo ha colpito, con Fabrizio Moro e Ermal Meta su tutti e Ultimo. "Moro scrive molto bene e anche se a me i duetti non piacciono, loro erano convinti e convincenti". A convincerlo poco, invece, è stato Claudio Baglioni: "Poteva evitare di farsi cantare le canzoni da tutti i superospiti. Poi si parla di conflitto d'interesse! Mi invitano sempre, ma di sicuro io non le canto le canzoni di Baglioni".
CONFUSIONE ITALIA - Anche per questo dopo aver fatto dei "Live Kom" un marchio di fabbrica negli anni scorsi, ha deciso di cambiare rotta e di ripartire dal "Vasco Non stop Live". "Sì, come il Neverending Tour di Dylan, con le dovute differenze ovviamente e senza puntare al Nobel". E la prima novità rispetto al passato, oltre a una spinta sempre più decisa verso il metal ("il rock si è evoluto nel metal. E' una strada che mi viene naturale, anche per rinnovare i pezzi vecchi e non annoiarmi"), sarà l'apertura dei live con 'Cosa succede in città'. Fotografia attuale di un Paese che fatica a trovare la sua strada. "E' stato istintivo sceglierla, e ora capisco anche il perché. Canto 'guarda lì, guarda là, che confusione': oggi la confusione si è moltiplicata in modo esponenziale. 'Non c'è più religione', non ci sono più valori. E poi 'conta si, il denaro', soprattutto quando non ne hai. In fondo nelle mie canzoni c'è già scritto tutto, è a spiegare che faccio più casino".
UN UOMO IMPERFETTO - Vasco, però, si smarca dall'immagine di messia, di divinità che il suo pubblico in qualche modo gli attribuisce. "Non c'è più il basso, non c'è più l'alto, diceva Nietzsche. Sono saltati i valori di base: io non sono un profeta, io sono quello che scrive le canzoni, ma non sono le mie canzoni. Loro possono essere perfette, l'uomo è sempre un uomo. Dunque imperfetto. Sono una sorta di strumento, non nelle mani di Dio, come si sarebbe detto una volta, ma dell'ispirazione. La musica e le canzoni sono una forma di comunicazione potente: confortano, consolano, commuovono e danno una bella carica per affrontare la vita che non è una canzone".