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E' il giorno di Nanni Moretti e del suo "Tre piani": "Un inno alla vita e alla forza delle donne"

Arriva al cinema l'ultima pellicola del regista  tratto dal grande romanzo dello scrittore israeliano Eshkol Nevo

Guarda il photocall di "Tre piani"

Dopo Cannes, dove la pellicola era in concorso per l'Italia, e il lungo fermo causato dalla pandemia, esce nelle sale italiane il tanto atteso nuovo film di e con Nanni Moretti, "Tre piani". Per il regista si tratta del primo lavoro tratto da un romanzo, quello del grande scrittore israeliano Eshkol Nevo. Una meditazione in forma di racconto sulla paura e la generosità della nostra società e soprattutto un film al femminile, come spiegano due delle attrici protagoniste Margherita Buy e Alba Rohrwacher: "Sono tutte donne imprigionate, ma poi prendono una strada diversa rispetto agli uomini che restano invece come congelati".

 

Al centro della narrazione tre famiglie che vivono nello stesso condominio: ogni appartamento nasconde problemi di coppia e famiglie irrequiete e, nonostante abitino piani diversi del palazzo, le loro vite finiranno inevitabilmente per scontrarsi. Un racconto corale che è in verità un faro puntato sulle solitudini di ciascuno dei personaggi, salutato con calore all'ultimo Festival di Cannes. 

 

Tra i tanti interpreti anche Alessandro Sperduti, Riccardo Scamarcio, Elena Lietti, Chiara Abalsamo, Giulia Coppari, Gea Dall'orto, Adriano Giannini, Alice Adamu, Letizia Arnà, Denise Tantucci, Anna Bonaiuto, Paolo Graziosi, Stefano Dionisi, Tommaso Ragno. 

Tanti i temi che emergono dal film, sicuramente non il tipico film "à la Morettì", anche e soprattutto perchè il regista ha voluto attenersi rigorosamente alla trame del romanzo di Nevo salvo collocare il palazzo di tre piani in cui avviene tutta la storia invece che a Tel Aviv a Roma, zona Prati. 

E se, secondo lo scrittore, le famiglie che vi abitano simboleggiano i tre livelli della personalità secondo Freud: L’Es, gli impulsi, l’Io, la mediazione, e il Super-io, la morale e le regole, Moretti fa sue queste indicazioni mettendo in risalto il concetto di responsabilità e la grande importanza del ruolo delle donna rispetto a quelli maschili.

Al primo vivono Lucio (Riccardo Scamarcio), Sara (Lietti) e la loro bambina di sette anni. Nell'appartamento vicino ci sono Giovanna (Anna Bonaiuto) e Renato (Paolo Graziosi), che spesso fanno da babysitter alla bambina. Una sera, Renato, a cui è stata affidata Francesca, scompare con la bambina e a Lucio nasce il sospetto che a sua figlia sia accaduto qualcosa di terribile. Al secondo piano vive invece Monica (Rohrwacher), alle prese con la maternità mentre suo marito Giorgio (Adriano Giannini) è sempre all'estero per lavoro. Dora (Buy) è invece giudice, come suo marito Vittorio (Moretti). Abitano insieme al figlio di vent'anni, Andrea (Alessandro Sperduti). Una notte il ragazzo, ubriaco, investe e uccide una donna. Chiede così ai genitori di fargli evitare il carcere. Ma Vittorio pensa che suo figlio debba essere giudicato e condannato.

 

"Non c'è stata alcuna sottrazione nel recitare", spiega Alba Rohrwacher: "Piuttosto autenticitaà, un lavoro profondo e sofisticato, di assoluta lucidità". Comunque spiega ancora l'attrice nessuna misoginia in "Tre piani": "Anzi, tutti i personaggi femminili ne escono bene in questo film che è molto più duro verso gli uomini". Conclude poi la Rohrwacher alla 'domanda delle domande', ovvero di cosa parli il film: "Credo parli di quanto sia importante prendersi la responsabilità delle proprie azioni perché queste alla fine ricadono su gli altri".

 

Anche Margherita Buy è totalmente d'accordo che il film sia al femminile: "È vero sono tutte donne imprigionate, ma poi prendono una strada diversa rispetto agli uomini che restano invece come congelati". Di che parla il film? "Parla di tante cose, di ossessioni ma anche certamente di questo palazzo, di tutte le fragilità e ossessioni umane tutte chiuse in un condominio. Spesso tutti noi quando siamo a casa ci chiudiamo la porta alle spalle e questo è sbagliato". E alla fine ad un'ulteriore domanda sulla natura del film, la Buy si lascia un po' andare e fa capire come sia normale difendere il proprio lavoro: "Certo siamo qui a difendere le cose che abbiamo fatto", dice la Buy all'ennesima domanda sullo stile del film a cui dovrebbe rispondere Moretti. "Va considerato", dice prendendo un po' i panni del regista: "che per la prima volta ha messo mano a un romanzo non suo e forse il rigore stilistico di "Tre piani", come la mancanza di ironia, nasce dal suo grande rispetto verso il testo". 

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