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Dargen DʼAmico: "Il mio rap senza parolacce"

Il rapper racconta il nuovo album di inediti "DʼIO" che esce il 3 febbraio

dargen d'amico d'io
ufficio-stampa

A Sanremo ci sarebbe voluto andare, sta trattando per un talent e non ama abusare delle parolacce nei testi delle sue canzoni. Dargen D'Amico è una mosca bianca nel mondo del rap. Il nuovo album di inediti esce il 3 febbraio e durante un incontro con la stampa racconta il percorso che lo ha portato alla nascita di "D'IO", tredici brani in cui canta Milano, critica l'Italia che scopre gli artisti solo quando muoiono e riflette sulla sua generazione.

Dargen DʼAmico: "Il mio rap senza parolacce"

"La paroloccia quando suona bene va messa - racconta - l'ho messa anch'io. Ma credo anche per che sia uno specchietto per le allodole. Il rap richiama stilemi volgari, ed è anche il motivo della sua forza. Ma per fortuna c'è la possibilità di scegliere e io scelgo di non dirle".

Per la prima volta nella sua carriera, a dieci anni dal debutto, quest'anno aveva intenzione di partecipare a Sanremo: "Ma non è stato possibile per questioni logistiche. Il brano è contenuto dentro il cd, anzi ne avevo due di canzoni. C'era molta curiosità da parte mia, l'ho sempre seguito, mi è sempre piaciuto, è innegabile che a rileggere i vari Sanremo ci son delle fotografie dell'Italia. Molti artisti non ci andrebbero solo per una questione di etichetta".

Dargen canta "La mia generazione" anche se non si sente una voce rappresentativa: "Il mio tentativo era quello di capire se ero in grado di scrivere un pezzo del genere, mi son messo alla prova. A nudo. E' difficile scrivere brani che contengano all'interno sensazioni comuni, più che un selfie ho fatto una panoramica, con tante foto". Quindi una dura critica al mondo del rap: "E' una bolla, che ha un fascino molto forte, una volta scoppiata rimarranno artisti capaci, maturi, e ce ne sono molti che hanno cominciato prima della bolla. Credo che comunque il rap sia stato molto utile per la musica italiana, parlare di argomenti che non fossero sempre i soliti ha aiutato gli artisti italiani a rileggersi, a trovare nuove traiettorie e questo bisogna riconoscerlo. Come genere sta antipatico. Le radio hanno sempre fatto fatica a trasmettere le nostre canzoni".

Il suo brano preferito è "Modigliani": "Dipingeva molto ma non era tanto bravo poi è morto ed è diventato bravo. A volte la morte è utile e purtroppo gli artisti morendo non possono sfruttare quel momento (ironizza, ndr). In tempi non sospetti chiudevo i Dj set con "Bella d'Estate di Mango", per me è una canzone bellissima". Ormai molti rapper vanno in tv, tentato da un talent? "Mi hanno proposto di partecipare ad un talent ma non ho ancora preso una decisione. Non guardo la televisione perché non ce l'ho da anni, ma sono affascinato dalle nuove proposte". Il nuovo album è stato anticipato dal singolo "Amo Milano", una sorta di dichiarazione d'amore: "L'idea mi è venuta per il chiacchiericcio che da qualche tempo si fa a proposito della città che ha sempre meriti e demeriti. Sono andato un mese in Islanda ma non sono riuscito a scriverlo, poi quando sono tornato in città l'ho composto in un sottoscala del quartiere Bovisa".